Decisione

Monza dedicherà uno spazio ad Enzo Tortora

C'è un legame con la città perché era monzese l'avvocato che lo difese, Della Valle che su quella vicenda scrisse anche un libro

Monza dedicherà uno spazio ad Enzo Tortora
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Monza avrà uno spazio pubblico dedicato ad Enzo Tortora. L'ha deciso lunedì sera il Consiglio comunale che ha votato la mozione presentata da Andrea Arbizzoni di Fratelli d'Italia.

Una via per Enzo Tortora

Una via monzese o un Parco, insomma uno spazio sarà dedicato a Enzo Tortora, giornalista e conduttore, scomparso nel 1988 poco dopo aver riacquistato la libertà dopo essere stato vittima di un caso di mala giustizia (fu ingiustamente carcerato nel 1983) che è rimasto una ferita nella storia italiana.

La richiesta è arrivata dal capogruppo di Fratelli d’Italia Andrea Arbizzoni: «Parliamo di un esempio di giustizia e correttezza e oltretutto Tortora ha un legame con la nostra città perché il suo difensore fu l’avvocato monzese Raffaele della Valle che proprio di recente ha scritto un bellissimo libro sulla vicenda», ha detto Arbizzoni.

Considerato il papà della televisione italiana, la sua storia sconvolse l'Italia. «Fu per lui una lenta agonia, per tre anni aspettò l'assoluzione. Fu dileggiato, dimenticato e nessuno forse ha mai chiesto scusa per questo gravissimo errore giudiziario», ha spiegato Arbizzoni. Che ha chiesto anche di organizzare eventi nelle scuole per raccontare una storia che si lega a temi di dignità umana e giustizia civile.

La mozione ha ricevuto la massima condivisione dell'Aula da parte delle diverse parti politiche che l'hanno approvata all'unanimità. Anche l'assessore alla Sicurezza Ambrogio Moccia ne ha ribadito l'importanza.

Una via Enzo Tortora c'è già anche a Lissone, che ne decise l'intitolazione molti anni fa.

Il legame con Monza

Fu monzese l'avvocato di Tortora e un libro scritto qualche tempo fa dal difensore Raffaele della Valle ricorda quella vicenda. «Quando l'Italia perse la faccia – L’orrore giudiziario che travolse Enzo Tortora»  è il volume che ha scritto colui che si occupò di difendere Tortora ricordando la lunga trafila processuale che ha portato l’ex conduttore televisivo prima all’arresto per accuse infondate di implicazione con la Camorra, poi all’assoluzione sia in Appello che in Cassazione, nel corso di cinque anni di vero e proprio calvario giudiziario e mediatico.
Anche il consigliere comunale di Forza Italia Massimiliano Longo ha ricordato di avere incontrato Tortora a Monza e di essere andato incontro  per salutarlo. «Ricordo che ero bambino e l'avevo visto alla Tv. Gli andai incontro, mi disse: "Che bel regalo mi hai fatto oggi. Pensavo che non interessavo più a nessuno". Aveva le lacrime agli occhi».

Il caso Tortora

Bisogna avere ben chiaro, soprattutto per i più giovani, che Enzo Tortora è stato uno dei più grandi presentatori televisivi Rai da fine anni ‘50 fino agli anni ‘80, a quando l’imputazione di cui è stato vittima gli ha rovinato la vita. «Portobello» è il titolo del suo programma che forse più di tutti è rimasto alla storia, un fresco varietà popolare condotto con grande signorilità. Tortora era un uomo raffinato, colto, amante della letteratura e dal linguaggio forbito, molto apprezzato soprattutto per il suo aplomb.

Eppure quando il 17 giugno 1983 viene arrestato con le imputazioni di associazione camorristica e traffico di droga - a causa di 13 false testimonianze tra pregiudicati e camorristi che si sono presi gioco della magistratura - che gli costano 7 mesi di carcere, sono pochissimi quelli a sostenerlo. Inizia per lui una sorta di incubo surreale, da romanzo kafkiano, in cui si trova l'opinione pubblica contro, e di dosso l'umiliazione di dover passare anni della sua vita dietro le sbarre. Nel gennaio 1984 viene liberato, ma il 17 settembre 1985 i due pubblici ministeri del processo ottengono in primo grado la sua condanna a dieci anni di carcere, con l'imputazione di appartenenza alla «Nuova Camorra organizzata» di Raffaele Cutolo e di aver avuto un ruolo di primo piano nel traffico di droga gestito dall'organizzazione criminale. La sua innocenza viene dimostrata e riconosciuta il 15 settembre 1986, quando, grazie all'egregio lavoro del collegio difensivo composto da Della Valle, dall’altro avvocato in suo supporto Antonio Coppola, e dal professor Alberto Dall’Ora, viene assolto dalla Corte d'appello di Napoli, con sentenza confermata dalla Corte di cassazione nel 1987. È rimasta alla storia l'arringa di difesa che l'avvocato Della Valle pronunciò l'1 settembre 1986 nel processo di Appello, della durata di ben 7 ore, nelle quali il penalista smontò punto per punto le accuse dell'impalcatura costruita contro il presentatore televisivo.

 

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