I militanti del Foa a processo chiedono la messa alla prova
Lo sgombero dall’area dismessa di via Timavo risale al 2023. Devono rispondere di occupazione e furto di corrente

Chiedono la messa alla prova i tre militanti della Foa Boccaccio finiti sotto processo con accuse di occupazione e furto di corrente elettrica. Istituto che permetterebbe loro di estinguere il reato, in caso di esito positivo di un percorso fatto di lavori socialmente utili.
I militanti del Foa a processo
Sulla richiesta avanzata dagli imputati, assistiti dall’avvocato Mauro Straini, il tribunale di Monza si pronuncerà a luglio. Ad annunciare l’inizio del processo, partito venerdì scorso davanti al tribunale in composizione monocratica sono stati gli stessi attivisti sui social network.
Lo sgombero dell’ex rimessaggio di autobus di Timavo 12 risale al 2023. Era intervenuta la Questura.
Il «pretesto», in un certo senso, lo aveva dato il cambiamento climatico, gli eventi atmosferici di quel periodo, tra vento e bufere avevano fatto scattare l’azione delle istituzioni, giustificate con il «pericolo di crollo», la presenza di amianto, e la tutela dell’incolumità degli occupanti. In quel modo si era posto fine a una convivenza molto difficile fra Boccaccio (attualmente ancora senza una ‘casa’, dopo altre occupazioni seguite da sgomberi immediati) e residenti della zona, esasperati dal viavai e dai rumori nelle serate di festa organizzate all’interno.
«In questo quadro si aggiunge un'assurda richiesta di risarcimento civile da parte della proprietà, per una presunta perdita di valore nella compravendita dell'area (poi regolarmente andata in porto), di 100.000 euro», scrivono gli antagonisti.
Chiedono la messa alla prova
«Rifiutiamo categoricamente la volontà di ricondurre alle condotte di quattro singoli compagni la responsabilità di un percorso collettivo che da sempre vive della partecipazione diretta di centinaia di persone, tutte ugualmente ‘colpevoli’ e fianco a fianco nel costruire un'alternativa concreta».
Negli ultimi 18 mesi, aggiungono, «abbiamo vissuto la cifra record di 6 sgomberi (via Timavo, via Val D'Ossola, via Verità, via Salvo D'Acquisto, via Boccaccio, via Podgora), con tanto di aperture indagine e nuove denunce, mentre in generale in città il dibattito è schiacciato su posizioni reazionarie, complice la presenza in giunta dell'Assessore alla Sicurezza Ambrogio Moccia, fan delle zone rosse, della videosorveglianza, della retorica contro ‘maranza’ e ‘baby gang’, del ‘Regolamento di polizia urbana’ che da anni ci vieta di bere una birra su una panchina ai giardinetti»