Ciao Belay, ora corri libero come il vento
Giovane promessa dell'atletica leggera, Belay Jacomelli si è spento a soli 25 anni dopo una lunga battaglia

Libero e leggero, come solo un figlio del vento sa essere. Si è spento a soli 25 anni Belay Jacomelli, campione di atletica leggera di Villasanta, di cui ha rappresentato a livello giovanile una delle più interessanti sensazioni a livello nazionale e non solo. Fino a qualche anno fa, quando un avversario cinico e silenzioso aveva deciso di sfidarlo.
Addio al giovane campione Belay Jacomelli
Non una novità per Belay, abituato a correre e gareggiare. Ma soprattutto a vincere. Del resto non aveva fatto altro se non trionfare da quando, poco più che bambino, aveva indossato per la prima volta i colori della "U.s Bormiese". Proprio qui, nelle valli della provincia di Sondrio, aveva iniziato una seconda vita nel luglio del 2010. Ad accoglierlo insieme all’inseparabile sorella Yemisirach, papà Claudio e mamma Ersilia, insegnante in una scuola di Bormio:
"Una città più a misura di ragazzi rispetto a Milano, per quello ci siamo trasferiti qui - dicono i genitori - Da subito si era appassionato all’atletica, così lo abbiamo iscritto nella società".
Una carriera in rapida ascesa
Mai decisione si sarebbe rilevata più azzeccata. Da subito Belay dimostra che la corsa gli calza come un guanto. E, di gara in gara, comincia a infilare una serie di prestazioni straordinarie. La specialità della casa è la corsa in montagna, ma in generale su tutte lunghe distanze il ragazzo è un vero prodigio. Fioccano le medaglie, sia a livello locale e regionale, che soprattutto italiano. E infatti anche la Nazionale punta gli occhi su di lui, corridore dal fisico asciutto e longilineo, che sul mezzofondo trova pochi rivali.
"Il suo sogno era quello di diventare un atleta anche a livello professionistico e voleva cimentarsi sulle distanze ancora più lunghe come la maratona - raccontano i genitori - Amava la montagna e gli animali, per cui inizialmente si stava interessando per entrare del corpo della Forestale. Una volta terminati gli studi aveva però deciso di accettare una nuova sfida iscrivendosi in una società di Milano con la quale provare a inseguire il suo sogno".
La lunga battaglia
La carriera di Belay, però, è costretta a subire quasi una battuta d’arresto. Nel 2019, a soli 20 anni, il destino beffardo mette sui suoi passi un ostacolo di quelli che paiono insormontabili. Seguono terapie e cure, così come un delicato intervento che però va a buon fine. E Belay, seppur a fatica, torna alla corsa. E con essa torna alla vita. L’intenzione è quella di riprendere anche con l’attività agonistica. Glielo dice il cuore, prima di tutti, ma il suo corpo patisce gli effetti di una ricaduta.
"Tutte le volte che si rimetteva, tornava ad allacciarsi le scarpette - dicono mamma e papà, che nel frattempo prendono casa a Villasanta per consentire Belay di proseguire tutte le migliori cure del caso - Anche lui però si accorgeva di non riuscire più a correre come prima, accusava sempre di più la fatica. Un paio di anni fa, dopo una corsa nel Parco di Monza, era tornato a casa dicendo di avere grosse difficoltà nella respirazione. Eravamo andati a fare un controllo, ma l’esito era stato molto simile a una sentenza".
Leggero come il vento
Già. L’avversario che lo aveva sfidato qualche anno prima era tornato sulla pista. Belay ha lottato, come suo solito, ma alla fine questa volta ha dovuto arrendersi. Ma questa gara il giovane villasantese non l’ha corsa da solo. Accanto a lui, oltre ai genitori e alla sorella, tantissimi amici che in lui hanno sempre visto un ragazzo dolce e gentile, allegro e solare, ma altrettanto timido e umile. Che alle parole ha sempre preferito i fatti, lasciando che fossero le sue gambe a parlare per lui.
"Noi magari eravamo un po’ esagitati come tifosi - ricorda la mamma - Lui però era sempre molto composto, quasi imbarazzato. Aveva uno stile unico, nella vita e nello sport. Quando lo vedevi correre, in mezzo a tutti gli altri, lo riconoscevi subito: era elegante e sinuoso, una gazzella, sembrava quasi corresse senza toccare terra talmente era leggero".
Oggi l'ultimo saluto
Tra chi non ha mai fatto mancare il proprio affetto nel momento più difficile, anche la campionessa Nadia Battocletti, medaglia d'argento alle ultime Olimpiadi dei 10mila metri, che con Belay ha condiviso un lungo tratto di strada a livello sportivo. Nella cameretta del ragazzo, tra costruzioni, quadri e statuette di legno che richiamano il suo mai sopito rapporto con la sua terra d’origine, anche i cappellini della Nazionale e un pettorale da gara di Parigi 2024. Su di esso una dedica: "Al mio amico Belay".
"Nadia è sempre stata gentilissima, si conoscevano da tanti anni ormai - aggiungo i genitori, commossi - Si sentivano spesso e anche recentemente l’aveva chiamato. Hanno ricordato le esperienze condivise con la Nazionale da ragazzini e alla fine Nadia gli ha detto quanto fosse orgogliosa di lui. E’ stato un momento bellissimo per Belay, ma anche per tutti noi".
Un ultimo ed emozionante giro di pista per il giovane che poi, venerdì, ha concluso la sua gara terrena. Ma, conoscendolo, c’è da giurare che anche lassù abbia già ripreso a correre. Leggero, imprendibile e ora finalmente libero. Come solo il vento sa essere.
Oggi, lunedì 19 maggio, saranno celebrati i funerali nella chiesa parrocchia di Valdisotto, in provincia di Sondrio.