Il terreno non si vende, il bar deve sloggiare
Il Comune archivia l’iter per la cessione dell’area di via don Mazzolari su cui insiste il «Numero 1» che dovrà così chiudere

Nuovo colpo di scena per l'intricata vicenda che riguarda il terreno di proprietà del Comune di Besana su cui insiste da due decadi il bar edicola «Numero 1». L'iter di vendita dell'area di via Don Mazzolari, nella frazione di Valle Guidino, è stato archiviato ad inizio maggio e villa Borella ha dato lo sfratto al locale.
I passaggi
Una convenzione per la realizzazione di un’edicola prefabbricata a uso bar e tabaccheria sul terreno comunale «congegnata male» nel 2003 secondo il sindaco Emanuele Pozzoli e quindi non più da rinnovare ulteriormente per precisa volontà della Giunta. La conseguente decisione, lo scorso autunno, di vendere l’area con un procedimento chiuso il 13 gennaio, poi riaperto e richiuso lunedì 10 febbraio. Salvo poi finire definitivamente nel cassetto ad inizio maggio, con le due proposte di acquisto arrivate sui tavoli del Municipio - ambedue pedissequamente rispettose del prezzo stabilito da villa Borella tramite perizia (31mila euro) - rimandate ai mittenti e l’ordine a Erich Motto, titolare del bar edicola «Numero 1» che da due decadi insiste sull’appezzamento (sua una delle due offerte), di fare le valigie entro novanta giorni, portando via con sé chiosco, marciapiede e posteggi per restituire al Comune ciò che è di sua proprietà così come si presentava originariamente, una distesa d’erba a destinazione residenziale che tornerà sul mercato una volta liberata. Quando non si sa. Molto più dei tre mesi a disposizione si può facilmente ipotizzare perché Motto - sentito dal nostro settimanale nei giorni scorsi, impegnato al momento in Sardegna per l’avvio della stagione estiva di altre sue attività - non ha alcuna intenzione di gettare la spugna e ha già dato mandato ai suoi legali per opporsi allo sfratto.
«Rognosa» davvero la questione legata all’area di Valle Guidino, anche perché di mezzo ci sono soldi - pubblici e privati - e pure posti di lavoro (oltre al gestore, i dipendenti del «Numero 1»). L’ultimo colpo di scena è emerso settimana l’altra in Consiglio comunale, con l’interpellanza sul tema presentata dalla dem Giovanna Tettamanzi in rappresentanza della coalizione di centrosinistra che sin dall’inizio aveva sollevato forti dubbi sull’iter di alienazione intrapreso.
Novanta giorni per chiudere
E’ stato il primo cittadino a illustrare quanto deciso, anche sulla base del parere fornito dall’avvocato Umberto Grella a cui il Comune si era affidato ad aprile. Sostanzialmente Pozzoli ha spiegato le ragioni che hanno portato all’archiviazione del procedimento. Facoltà quest’ultima concessa all’Amministrazione dall’avviso di vendita.
«Il sondaggio di mercato ha sortito scarso interesse - ha detto in Aula - Le due offerte arrivate proponevano un prezzo d’acquisto modesto, non in linea con le aspettative (che confidavano in rilanci maggiori dell’importo periziato, ndr)».
La speranza è quindi quella di una lista più numerosa di papabili acquirenti e di un introito più corposo per le casse comunali una volta rimosso il chiosco. Operazione imposta a Motto antro i prossimi novanta giorni, come stabiliva la convenzione del 2003. Un epilogo «frutto della determinazione con cui la coalizione di centrosinistra ha difeso gli interessi dei besanesi», hanno tenuto a sottolineare Pd, «Besana per Tutti» e «Besana4future». La prova concreta che «l’Amministrazione ha agito con trasparenza, perseguendo l’interesse della città e non di un solo cittadino come invece pervicacemente insinuato dall’opposizione» secondo il sindaco.