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In prima linea a raccontare gli orrori di Gaza: la testimonianza di Wael Al-Dahdouh

Il giornalista palestinese è stato premiato per l'impegno dimostrato nel documentare i bombardamenti nella striscia di Gaza

In prima linea a raccontare gli orrori di Gaza: la testimonianza di Wael Al-Dahdouh
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"Desio per la Palestina, uniti contro il genocidio": la drammatica situazione in Medioriente e la guerra al centro di una serata promossa da Desio Bene Comune ospitata allo Spazio Stendhal a Desio. Tra gli ospiti che hanno portato un contributo anche il giornalista Wael Al-Dahdouh, diventato simbolo della resistenza del popolo palestinese, che ha raccontato gli orrori di Gaza. Ha perso parte della famiglia sotto le bombe, raccontando l'attacco in diretta tv, ma con determinazione sta portando avanti la difficile missione di essere giornalista. 

"Uniti contro il genocidio", incontro in Sala Stendhal

Durante la serata hanno preso la parola la candidata sindaca Iaia Piumatti, Bruno Marton, senatore del Movimento 5 Stelle, Stefania Ascari, deputata del Movimento 5 Stelle e Mohammad Saleh, membro dell'associazione Giovani Palestinesi d'Italia, che hanno portato le loro testimonianze. A moderare gli interventi Davide Tripiedi, già deputato del M5S.

Le parole di Wael Al-Dahdouh

Il momento centrale della serata è stato l'intervento di Wael Al-Dahdouh: classe 1970, lavora come giornalista dal 1998, e dal 7 ottobre si è occupato di documentare i continui bombardamenti in Palestina da parte delle forze israeliane. Da tempo rappresenta un simbolo: dopo che gli attacchi hanno ucciso numerosi membri della sua famiglia, tra cui la moglie e tre dei suoi figli, ha deciso di non fermare il suo lavoro di giornalista.

"Oggi voglio condividere con voi la notte in cui stavo documentando alcuni bombardamenti, e senza accorgermene mi sono ritrovato a raccontare in diretta della bomba che aveva appena ucciso la mia famiglia - ha raccontato Al-Dahdouh - Sono episodi che nessun essere umano vorrebbe vivere. Quando ho capito quello che mi era successo, ho realizzato che avrei dovuto prendere una decisione importante rispetto al mio lavoro. Mi sono chiesto come, da giornalista, sarei potuto andare avanti con una parte della mia vita, della mia famiglia, completamente cancellata".

"Ho voluto continuare a fare il mio lavoro"

Già dal giorno successivo alla uccisione dei suoi famigliari, avvenuta nel campo per rifugiati Nuseirat nel centro della Striscia di Gaza, Al-Dahdouh ha continuato a documentare quello che stava accadendo, rimanendo in prima linea.

"I miei colleghi mi hanno dato del pazzo, ma io ritengo che Israele voglia mettere noi giornalisti in situazioni impossibili da affrontare, così che noi smettiamo di raccontare la verità. Ho voluto continuare a fare quello che ho sempre fatto perché è il minimo per tutte le persone che non ci sono più e per coloro che continuano a soffrire la guerra e la fame".

Sono 220 i giornalisti uccisi

Come evidenziato da  Wael Al-Dahdouh, sono circa 22o i giornalisti uccisi dalle forze israeliane dal 2023, che si aggiungono  agli oltre 50mila morti e 10mila dispersi in Palestina dall'inizio del conflitto.

"La mia professione è diventata difficilissima a Gaza, non si sono mai visti numeri del genere in precedenza. Se oggi sono ancora tra voi è un miracolo, ma continuo a svolgere il mio lavoro, anche se in modi diversi rispetto a prima. Spero che ascoltandomi sarete tutti convinti che noi non abbiamo fatto niente per meritare tutto questo dolore".

Al-Dahdouh è stato evacuato da Gaza nel gennaio del 2024 per ricevere cure mediche dopo essere stato ferito in un attacco aereo israeliano nel dicembre del 2023.

"In tutto questo ho la consapevolezza che esiste qualcosa di bello: sapere che fuori dalla Palestina esiste chi ci supporta. Questo ci fortifica, sappiamo che non siamo soli e che tutto il nostro lavoro non si perde nel nulla".

Consegnati dei riconoscimenti

Alla fine del suo intervento i presenti hanno riservato ad Al-Dahdouh un lungo applauso, seguito dalla consegna di alcuni riconoscimenti. La candidata sindaca Piumatti ha consegnato una targa con la scritta "Per il coraggio, l'impegno e la dedizione nella difesa della libertà di stampa, della giustizia e della verità. Per essere un simbolo di resistenza e resilienza del popolo palestinese". Come ultimo gesto, Francesco Del Gaudio, candidato al Consiglio comunale, ha consegnato un taccuino e una penna, un invito a non smettere mai di raccontare.

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