Tribunale

Caso corruzione, sentenze rinviate al prossimo autunno

La Gup Silvia Pansini ha deciso di convocare per settembre il consulente per chiedere alcuni punti a chiarimento sulle questioni urbanistiche

Caso corruzione, sentenze rinviate al prossimo autunno
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In molti attendevano una decisione estiva, ma per il caso Usmate Velate la pronuncia del giudice su richieste di rinvio a giudizio e riti alternativi slitta almeno all’autunno.

Caso corruzione, sentenze rinviate

La Gup Silvia Pansini, infatti, all’udienza di settimana scorsa, ha deciso di convocare il consulente del pubblico ministero per chiedere alcuni punti a chiarimento sulle questioni urbanistiche attorno alle quali ruota il processo. Questo supplemento istruttorio è previsto a fine settembre, mentre una successiva udienza è stata fissata ai primi di novembre. In quella data il tribunale potrebbe pronunciarsi sulle richieste di condanna a carico degli imputati che hanno scelto l’abbreviato, sui patteggiamenti e sui possibili rinvii a giudizio per coloro che hanno scelto di discutere l’udienza preliminare ed eventualmente affrontare il giudizio ordinario.

Le richieste dell'accusa

Nei confronti di Antonio Colombo, l’ex funzionario dell’Ufficio ambiente e territorio al centro del processo, e che ha scelto il rito abbreviato con altri tre imputati, il pubblico ministero Carlo Cinque, rappresentante dell’accusa, ha chiesto nel corso del procedimento la condanna a 8 anni di reclusione. Rispettivamente 4 anni e mezzo, 2 anni e 9 mesi e 1 anno e mezzo di reclusione sono stati chiesti invece per gli imprenditori Galdino Magni, Antonella Cantù e Donato Magni. Diversa la scelta processuale da altri imputati coinvolti, a partire dal costruttore  Alberto Riva, che ha scelto di discutere l’udienza preliminare e per il quale potrebbe appunto essere pronunciato il rinvio a giudizi in autunno.

Il nodo "Verde Manara"

Riva è il costruttore al centro della vicenda "Verde Manara", il residence in costruzione bloccato dall’inchiesta per un’ipotesi di lottizzazione abusiva, che ha visto molte famiglie indebitarsi in attesa di entrare nelle loro nuove abitazioni. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Riva ha acquistato il fondo da Galdino Magni (altro immobiliarista coinvolto nell’indagine) per 660mila euro. Ha abbattuto la villa esistente, e lì ha costruito tre palazzine (quasi ultimate) per un totale di 24 appartamenti. Ma per la Procura, sull’area, Riva non avrebbe potuto imporre tutte quelle volumetrie. Ci sarebbe riuscito grazie all’intervento di Colombo, l’ormai ex funzionario pubblico, dietro la promessa di un compenso di 20mila euro.

Il "pizzino"

A questo proposito, i finanzieri trovano un appunto di carta. Una sorta di contabilità non ufficiale, dove si riporta la voce "Ant. 20Mila". E’ su quelle tre lettere ("Ant.") che si sono concentrati gli investigatori, perché non significherebbero "anticipo", ma "Antonio", il nome di Colombo. Contro l’ex funzionario, così come tutti contro gli imputati, l’Amministrazione comunale si è costituita parte civile.

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