Tribunale

Chiesta la multa per il film che criticava la ex Giunta

Due gli imputati per Colpo di grazia, opera riconducibile al Foa Boccaccio

Chiesta la multa per il film che criticava la ex Giunta
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Chiesta la condanna al pagamento di una multa pari a 600 euro per diffamazione, a seguito dell’uscita del film a puntate Colpo di Grazia, uscito sul web nel febbraio 2021. Opera che puntava il dito contro le politiche urbanistiche della precedente giunta comunale di Monza. Ma quello che forse preoccupa di più i due imputati, sono le richieste economiche avanzate dalle due parti civili, l’ex sindaco di centrodestra Dario Allevi e l’ex assessore leghista alla sicurezza Federico Arena, che chiedono un maxi risarcimento pari ad «almeno 100mila euro» (con una provvisionale pari a 30mila euro) il primo, e «almeno 70mila euro» il secondo.

Chiesta la multa per il film che criticava la ex Giunta

Due, quindi, gli imputati: non si tratta degli autori, rimasti ignoti, anche se la produzione era riconducibile all’ambiente del Boccaccio, ma dei due tecnici che materialmente lo hanno diffuso in rete, attraverso un sito dedicato.
I due ex esponenti della Giunta, assistiti dagli avvocati Attilio Villa e Carlo Cappuccio, giustificano la richiesta di indennizzo con il «particolare allarme sociale» creato dalla produzione che, secondo le tesi legali, aveva il «chiaro intento di «screditare» il loro ruolo istituzionale, attraverso un mezzo considerato «insidioso» per la facilità della sua diffusione. Si chiede dunque l’indennizzo per danni patrimoniali, morali e d’immagine che i due avrebbero subito.
Giovedì 26 giugno la discussione del processo (sentenza attesa il 10 luglio). «Non era un'opera di fantasia, i luoghi e le persone erano identificabili anche per la diffusione a livello locale e la lesione dell'onore è avvenuta anche attraverso la diffusione attraverso le locandine e i social - ha detto l'avvocato Villa - Anche la satira deve avere un limite per evitare di arrecare pregiudizio. Nessuno ha ad esempio anticipato che alla fine del film si diceva che quello che era stato raccontato era stato tutto un sogno».

La difesa chiede l'assoluzione

La difesa degli imputati chiede invece l'assoluzione. «L'hanno capito tutti che era una presa in giro, sin dalla locandina - ha sostenuto l'avvocato Mauro Straini, in aula insieme al collega Eugenio Losco - Il film è stato un equivoco male interpretato, voleva solo dissacrare. Era solo satira politica».
Il film stava a metà tra la fiction e il «mockumentary», espressione anglosassone per definire il falso documentario.
Tra i personaggi (che non apparivano mai in viso), c’erano il sindaco con la tessera del vecchio Msi, chiaro riferimento ad Allevi, o l’assessora «Martina» in tacchi e pelliccia, e il suo collega «Chicco» con fazzoletto ‘lumbard’ nel taschino, evidenti parodie di Sassoli e Arena.

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