Bancarotta fraudolenta, indagati i titolari della Vitali Spa
Il colosso dell'edilizia di Cisano Bergamasco, è noto anche sul territorio del Vimercatese ed in particolare nei Comuni di Caponago e Vimercate

E' una vera e propria bufera quella che si è abbattuta sulla Vitali Spa di Cisano Bergamasco, nota azienda conosciuta anche sul territorio del Vimercatese ed in particolare nei Comuni di Caponago e Vimercate. Cristian e Massimo Vitali, titolari del colosso dell'edilizia e della lavorazione strade, sono finiti nel mirino della Guardia di Finanza: pesanti le accuse nei loro confronti.
Vitali Spa, nei guai i due fratelli titolari
Come riportato dal portale PrimaMerate.it, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bergamo, nella mattinata di ieri, martedì 29 luglio 2025, hanno dato esecuzioni a un decreto di sequestro preventivo di tipo impeditivo, emesso dal gip del Tribunale di Bergamo, delle quote societarie possedute dai due fratelli Vitali in altrettante società operanti nel real estate development.
Il provvedimento è volto a evitare che le quote, dal complessivo valore di circa 50 milioni di euro, possano essere indebitamente utilizzate per compiere ulteriori reati inerenti il Codice della crisi d'impresa.
Le indagini delle fiamme gialle hanno accertato il compimento di un’operazione di scissione societaria, volta ad allontanare dalla società in crisi gli asset di valore. In questo modo, la maggior parte dell’attivo, pari a 31 milioni di euro, veniva trasferito a una società neo costituita (in gergo, una good company), lasciando la società in crisi (bad company) - nel frattempo intestata a un prestanome di 88 anni – in una precaria situazione finanziaria, tale da causarne la liquidazione giudiziale.
Con la società fallita si pagavano ristoranti e vacanze
Sono inoltre emerse condotte distrattive, con l'utilizzo - da parte dell’amministratore della fallita - del denaro della società per pagare ristoranti, strutture balneari, vacanze, ovvero prestazioni professionali di un dottore commercialista per scopi estranei all’oggetto sociale.
Inoltre, una delle dinamiche oggetto di contestazione riguarda la cessione, da parte di una Spa riconducibile all'ambito familiare dei Vitali, alla società in crisi, di azioni ordinarie di intermediari finanziari. L’operazione - per la quale l’acquirente non aveva in realtà alcun interesse economicamente rilevante - è stata parzialmente pagata mediante l’accollo di circa 22 milioni di euro di debiti che la cedente aveva verso banche.
In queste ore in fase di nomina, da parte del Gip bergamasco, un amministratore giudiziario per la gestione delle quote sottoposte a vincolo cautelare.
Il legame col Vimercatese
Come detto, l'azienda è nota anche sul territorio del Vimercatese ed in particolare nei Comuni di Caponago e Vimercate. Nel primo caso per la "Cava di prestito" e la "Ateg 36", due aree utilizzate dalla società per la realizzazione della quarta corsia dell'autostrada A4 e poi per la Teem. Queste due cave sono state anche al centro di polemiche e contenziosi giudiziari con il Comune di Caponago.
Nel secondo caso invece a Vimercate la famiglia Vitali è collegata con l'area ex Bames di Velasca, acquisita attraverso una società del gruppo. Un'area comprata dai Vitali dal gruppo Unicredit che aveva a sua volta ottenuto la zona dopo il fallimento della Bames, della famiglia Bartolini. In questa zona l'obiettivo è quello di realizzare un imponente data center e per questo il gruppo Vitali ha già avviato e in gran parte completato l'abbattimento dei vecchi capannoni . L'area in questione è molto conosciuta in tutto il territorio perchè in passato aveva ospitato le sedi di IBM e Celestica.