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Dopo vent'anni di battaglie, il Comune si riprende Villa Banfi

L'Amministrazione ha deciso di risolvere la convenzione in essere (dal 2006) con una società che avrebbe dovuto riqualificare la storica magione del centro

Dopo vent'anni di battaglie, il Comune si riprende Villa Banfi
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Se non è storia, poco ci manca. Dopo vent’anni di battaglie e vicissitudini, tra lavori (mai terminati) e riqualificazioni (mai fatte), il Comune di Carnate si riprende, finalmente, Villa Banfi.

Il Comune si riprende Villa Banfi

La data da cerchiare con il rosso è quella del 7 agosto. Perché a seguito di un’ordinanza di sgombero e di riconsegna delle chiavi della celebre magione, simbolo del paese, l’Amministrazione del sindaco Rosella Maggiolini ha di fatto rescisso la convenzione che legava il Comune di Carnate alla "EdilVirbi", l’impresa edile che avrebbe dovuto portare a compimento la riqualificazione della villa. Il condizionale, purtroppo, resta d’obbligo in questo caso. Come del resto si è sprecato in questi ultimi vent’anni. Perché la storia di Villa Banfi è, nei fatti, un (lungo) racconto di occasioni perse e promesse sfumate. Così, a distanza di due decenni dal primo lancio di dadi, il Comune ora torna indietro, al botteghino. Sperando di incassare.

Una storia tormentata

Ma facciamo un passo indietro. La vicenda è ormai nota e ha concretamente segnato gli ultimi 20 anni della vita politica (e non solo) di Carnate. Nel 2006 l’allora Esecutivo del sindaco Valentino Taglialegne (centrosinistra) consegna le chiavi di Villa Banfi all’azienda edile chiedendo una totale riqualificazione della storica magione come contropartita di un Piano Integrato di Intervento che avrebbe dovuto portare alla realizzazione di una serie di abitazioni in via Marconi. Il cantiere parte, le prime case vengono edificate e anche alcune aree di Villa Banfi finiscono regolarmente sotto i ferri. Così come, a onor del vero, vengono realizzate anche alcune opere accessorie, come la riqualificazione di alcune vie del paese. L’accordo ha una durata decennale, ma già quasi subito qualcosa nel meccanismo si inceppa.
La crisi economica cominciata nel 2008 arriva come un fulmine a ciel sereno e il mercato immobiliare è quello che paga il prezzo più alto. Così, i lavori proseguono a singhiozzo su ogni fronte. La scadenza si avvicina, ma per effetto del cosiddetto "Decreto del fare", promosso dal Governo di Enrico Letta nel 2013, la società ottiene una proroga automatica di tre anni sul termine, che dunque viene portato al 2019. Poi ancora, in virtù di altri prolungamenti concessi in seguito all’emergenza Covid, al 2023. E poi ancora tre anni più in là per via di alcune nuove dilazioni garantite dalle Leggi statali in seguito agli effetti della guerra in Ucraina e al rincaro delle materie prime.

L’ordinanza di riconsegna

Insomma, dal 2006 siamo passati al 2026. Eppure Villa Banfi non è cambiata poi di molto. E l’ex sede del Municipio, che nella visione delle Amministrazioni che si sono succedute nel tempo sarebbe dovuta tornare a essere la casa dei cittadini, è rimasta una mera ipotesi. Aggravata, peraltro, da vent’anni di abbandono e degrado. Da qui la decisione dell’Esecutivo del sindaco Maggiolini di entrare a gamba tesa, chiedendo la risoluzione della convenzione con la "Edilvirbi", la riconsegna delle chiavi di Villa Banfi, lo sgombero immediato dell’area e, non da ultimo, l’escussione della fidejussione milionaria.

Lo stato attuale

Le verifiche, effettuate un paio di anni fa, dicono che a oggi sarebbero stati edificati (a scopo residenziale) 18mila metri cubi in via Marconi, con altri 22.800 (a scopo polifunzionale) che ancora mancherebbero all’appello. Nel tempo le opzioni per questa cubatura non sono mancate. E se inizialmente si era pensato di realizzare una struttura ricettiva (prima un hotel e poi una Casa di riposo), l’ultima intenzione del privato pare fosse quella di tornare al residenziale. Per quanto riguarda le opere a scomputo la società ha già provveduto alla riqualificazione delle vie Bazzini, Barassi, 4 Novembre e Piemonte; alla parziale (minima) ristrutturazione e restauro sia del Parco che della Villa Banfi e all’adeguamento tecnologico e funzionale di un edificio scolastico, nonché della sede provvisoria municipale e di altri edifici pubblici. Non sono invece state eseguite le ulteriori opere previste in convenzione, ovvero il completamento della ristrutturazione della magione (ala sud e corpo centrale), il completamento di via Marconi e alcuni importanti interventi nel giardino della Villa, anch’esso caduto in totale disgrazia.

Tra soddisfazione e preoccupazione

E torniamo quindi al fatidico 7 agosto scorso, data in cui la società ha acconsentito a riconsegnare le chiavi della Villa. Così, dopo vent’anni quasi esatti, il Comune è tornato ad essere proprietaria del prestigioso immobile. E, ora, del proprio destino:

"Come da ordinanza, la proprietà ha riconsegnato le chiavi di Villa Banfi e sottoscritto il verbale: nelle prossime settimane i tecnici si occuperanno di effettuare i sopralluoghi necessari a verificare lo stato dell’arte per capire con precisione quanto è stato fatto e quanto, invece, rimane da fare - fanno sapere dall’Amministrazione - Dal canto nostro sicuramente non possiamo che essere sollevati nell’essere rientrati, a tutti gli effetti, in possesso di Villa Banfi, simbolo di Carnate per eccellenza; d’altra parte però non possiamo che esprimere preoccupazione per le condizioni in cui ci è stata riconsegnata, segno inequivocabile del fatto che la convenzione non ha funzionato. Ora ci aspetta un altro tipo di percorso, sicuramente molto impegnativo, per arrivare davvero alla riqualificazione della Villa e del Parco, che dovranno andare di pari passo. Non sarà affatto semplice, ne siamo consapevoli, ma siamo comunque fiduciosi, nella certezza che ogni azione messa in campo, specialmente in questo delicato momento, è sempre stata volta alla tutela del Comune e della cittadinanza".

Gli scenari futuri

Ora, come detto, per la Giunta Maggiolini si profilano due sfide non certo di poco conto. Perché se da una parte bisognerà addivenire a un accordo per la riscossione della fidejussione (si parla di circa 2.5 milioni di euro) con l’impresa che quasi certamente invocherà le vie legali, dall’altra resta aperto il capitolo più importante: la riqualificazione della stessa Villa Banfi, che a questo punto ricomincia completamente da zero. Per certi versi una beffa per il Comune, ma anche un’occasione. Da non sprecare. Con un foglio pressoché bianco sul tavolo, ma soprattutto una discreta libertà di azione, compito dell’Amministrazione sarà ora quella di mettere a terra un progetto per riportare in vita la magione e trovare poi la strada migliore per attuarlo. Soluzione che, visto l’imponente sforzo economico necessario, dovrà obbligatoriamente passare da una nuova convenzione con un altro soggetto privato. Un passaggio che questa volta dovrà avvenire con maggior accortezza. Tutte riflessioni che l’Esecutivo dovrà giocoforza affrontare nel breve periodo, con l’obiettivo di avviare (almeno) il percorso entro la fine del mandato.

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