Uno scherzo «da prete», direbbe qualcuno. Eppure quella che all’inizio sembrava essere solamente una goliardata frutto del campanilismo, si è presto trasformata in una vera e propria conquista di carattere identitario.
Quando la Tangenziale Est portava fino a Usmate… ma non a Velate
Già, perché forse non tutti sanno che se oggi la Tangenziale Est porta fino a Velate, il merito è di un gruppo di ragazzi dell’oratorio, che ormai più di trent’anni fa diedero vita a una singolare protesta contro i cartelli stradali posizionati lungo la neonata bretella. Questo perché, in origine, i segnali indicavano solamente la dicitura «Usmate»: un affronto quasi intollerabile per gli abitanti di Velate, che quindi si inventarono una soluzione molto particolare per rimettere le cose al giusto posto.
La storia, nascosta nelle pieghe del tempo e nei racconti di chi quell’incredibile episodio l’aveva vissuto, è emersa solo oggi. A portarla in auge non solo il testo del tormentone estivo «Usmaci Velaci» che ha messo la Tangenziale Est sulla bocca di tutti, ma anche in seguito a un atto di indirizzo del Consiglio comunale. Lo scorso luglio, infatti, il Parlamentino ha approvato un accordo tra il Comune e la società «Serravalle» (proprietaria della Tangenziale Est) per la cessione di alcuni tronchi stradali, ma anche sottopassi e ciclabili, tornati definitivamente a far parte del demanio pubblico. Un’intesa che chiude un cerchio aperto tre decenni fa, quando venne realizzata la Tangenziale. E la tanto contestata segnaletica.
La contestazione
Uno scherzo da prete, dicevamo, perché la teatrale contestazione venne messa sì in piedi da alcuni giovani dell’oratorio di Velate, ma venne comunque «benedetta» dal coadiutore del tempo, don Giuseppe Riva. Che a distanza di oltre trent’anni ha accettato di raccontare cosa successe realmente in quelle settimane, riportando alla luce una «leggenda» che oggi appartiene più che mai alla storia dell’eterna lotta tra Usmate e Velate.
«Nell’aprile del 1993 la Tangenziale aprì i battenti, ma tutti ci accorgemmo fin da subito che i cartelli indicavano solo la scritta “Usmate” e non anche “Velate” – racconta il prete, oggi residente a Castello Brianza – I “miei” ragazzi non la presero affatto bene, tanto più che una delle uscite della bretella (la Usmate Velate Sud) porta proprio a Velate. A qualcuno venne dunque l’idea di mettere le cose a posto e mi raccontarono del loro piano. So solo che fecero realizzare dei cartelli e delle scritte adesive, che poi, una notte, “qualcuno” andò a posizionare sui cartelli».
Un’impresa non semplice, insomma, che però riuscì con successo: «Fu molto divertente, ma tutt’altro che sicuro: le macchine erano meno rispetto a oggi, ma usare delle scale in mezzo a una strada, di notte, richiedeva una buona dose di rischio».
GUARDA LA GALLERY (2 foto)


Il gesto di quei buontemponi è infatti passato alla storia. Non solo perché la protesta fece parecchio rumore, sia a Usmate che a Velate ovviamente, ma anche perché a distanza di 32 anni (quasi) esatti alcuni di quei cartelli creati ad hoc sono ancora lì, a sfidare le intemperie, il traffico e le… inesattezze geografiche. Non solo, perché con il passare del tempo anche la «Serravalle» ha rimediato al proprio «errore» aggiornando la segnaletica che via via è stata sostituita. Quella che, logicamente, non era già stata sistemata dai giovanotti velatesi.
Il fatto ebbe risalto anche sulla cronaca locale, con anche il nostro Giornale che sull’edizione del 7 maggio 1993 riportò non solo l’accaduto, ma anche anche la rivendicazione, pervenuta nottetempo tramite una lettera, firmata da «alcuni velatesi». Che peraltro sono sempre rimasti anonimi.
«Certo che so chi è stato, ma è un segreto che porterò per sempre con me – ammette don Giuseppe facendosi scappare una risata – E’ giusto che non si sappia, che qualcosa di questa bella storia di paese rimanga ancora avvolto nel mistero. E poi, come recita il vecchio adagio, si dice il peccato, ma non il peccatore…».