Ha solo 17 anni (è nato il 5 febbraio 2008), ma parla già come un veterano. Iacopo Canneti, casa a Cesano, studi in Finanza e Marketing a Seregno, è uno dei talenti più promettenti del settore giovanile del Como. Terzino di ruolo e capitano, Iacopo è un esempio di dedizione, passione e spirito di squadra.
Capitano Iacopo Canneti si racconta: «Il calcio per me è tutto»
La sua avventura con il pallone inizia a soli quattro anni, quando entra a far parte del Cabiate Calcio. Un’esperienza breve ma decisiva: è lì che incontra l’allenatore Mattia Proserpio, figura fondamentale del suo percorso. Proprio grazie a lui, a soli cinque anni, approda al Como, squadra che diventerà la sua seconda famiglia e dove milita tuttora.
«Giocare a calcio è la cosa più bella del mondo. In campo scompaiono tutti i pensieri: esistono solo il pallone, la concentrazione e la disciplina. Il calcio per me è tutto, non saprei vivere senza. Giocando a calcio ho provato delle sensazioni che in tutta la mia vita non ho mai provato tra vittorie, delusioni e soprattutto sconfitte, perché è grazie a queste che cresci e impari a non commettere gli stessi errori», racconta il 17enne. Nel suo ruolo di terzino – che negli ultimi anni lo vede sempre più proiettato anche in fase offensiva – Iacopo non si ispira a un calciatore in particolare, ma ammette di avere due grandi riferimenti: Paolo Maldini, leggenda del Milan, e Dani Carvajal, terzino del Real Madrid.
Il Como per lui non è solo una maglia: è un simbolo, un luogo di crescita personale e sportiva. Da anni porta la fascia da capitano con orgoglio e senso di responsabilità. «Essere capitano è un onore. Nulla è dovuto, tutto si conquista con l’impegno. Penso prima alla squadra che a me stesso, aiuto i miei compagni in ogni allenamento, anche se a volte alzo un po’ la voce… ma sempre per il loro bene».
Tra i momenti più intensi della sua carriera, ricorda con amarezza la semifinale persa in Under 15 contro l’Empoli, definendola «il momento peggiore»: «Avevamo dato tutto quell’anno per provare ad arrivare in finale». Ma la delusione non ha mai avuto la meglio sulla sua voglia di crescere. Anzi, due settimane prima, nella stessa stagione, aveva vissuto il suo momento più emozionante, segnando uno dei gol decisivi nella storica rimonta contro il Milan ai quarti di finale.
“Lavoro ogni giorno per migliorare”
Fuori dal campo, il giovane difensore coltiva rapporti forti con tutti i compagni di squadra e si fa rispettare non per autorità, ma per dedizione. «Non mi sento superiore a nessuno, ma do tutto per i miei compagni e loro lo sanno – spiega – In campo non sto mai zitto: consiglio, correggo e, se serve, parlo con il mister. La mia forza è la testa: con umiltà, lavoro ogni giorno per migliorare. Senza la testa, non si arriva da nessuna parte».
Il suo viaggio nel calcio è accompagnato da una famiglia sempre presente. Mamma e fratelli lo seguono ovunque, condividendo gioie e delusioni, senza mai fargli mancare il sostegno. «Li ringrazierò per tutta la vita. Sono con me in ogni scelta, non si perdono una partita, in ogni parte d’Italia. Anche nei momenti peggiori, sono sempre lì, accanto a me, pronti a sostenermi».