Dall’ospedale alla Medicina territoriale. Ha lasciato il suo lavoro di anestesista, portato avanti negli ultimi anni al nosocomio di Vimercate per diventare medico di base a Lesmo e curare e accudire i suoi pazienti.
Una scelta di vita, e non potrebbe essere altrimenti per la 40enne Francesca Verga. Il camice bianco, viso sorridente e contagioso e tanta voglia di mettersi in gioco, da lunedì scorso ha preso possesso del suo ambulatorio di via IV Novembre e ora continuerà a seguire la maggior parte dei pazienti che fino a qualche mese fa erano della dottoressa Anna Ronchi . Quest’ultima, ricordiamo, ha raggiunto la pensione lo scorso primo agosto.
Dall’ospedale alla medicina di base
“Ho iniziato la mia attività di medico di famiglia lunedì scorso e attualmente ho circa un migliaio di pazienti. In pratica quelli che la legge mi consente di seguire – ha raccontato la dottoressa in esclusiva al nostro Giornale – Vista la carenza di colleghi ero disponibile ad avere numeri più alti ma, purtroppo, la legge è tassativa da questo punto di vista. Questo significa, in soldoni, che si sono ancora quasi 3mila lesmesi che non hanno un medico di base. Ho cercato di capire se c’era la possibilità di ottenere deroghe giusto per venire incontro ai tanti pazienti senza medico ma non è stato proprio possibile”.
Terapista del dolore e anestesista
Verga, sposata e con una figlia, ha svolto attività di anestesista e terapista del dolore per 15 anni con un brillante curriculum che l’ha portata ad ottenere due specializzazioni (anestesista e cure primarie) e tre master (due in terapia del dolore cronico e uno in ozonoterapia).
“Prima ho lavorato al San Raffaele, poi al San Gerardo e ultimamente a Vimercate – ha continuato Verga – Alla soglia dei 40 anni ho deciso di dare una svolta professionale alla mia carriera. Sentivo l’esigenza di cambiare e ce l’ho fatta. E poi avevo voglia di dedicarmi in pianta stabile ai pazienti e di creare rapporti umani duraturi, mettiamola così. Io nasco come anestesista e mi porterò sempre nel cuore questa attività anche se, purtroppo, devo ammettere che è sempre stata poco considerata e valorizzata. E pensare che, invece, valiamo al pari di un chirurgo perche quest’ultimo, senza anestesista, non può operare, per esempio. Purtroppo non abbiamo un gran rapporto umano con i pazienti. Interveniamo nell’emergenza e poco prima di un intervento. Insomma in momenti che tendenzialmente non vengono ricordati come gioiosi dai pazienti. Però mi ha sempre affascinato gestire l’emergenza e poi, successivamente, l’attività di terapista del dolore. Certamente ha influito molto anche la gestione famigliare. Ora ho orari più stabili mentre prima, comunque, dovevo giostrarmi con i turni”.
La 40enne ha anche tracciato un bilancio di questi primi giorni.
“Sono stati intensi e faticosi – ha continuato la dottoressa – Tutti si vogliono presentare con la propria storia e cartella clinica. Ma sapevo che sarebbe stato cosi. Però sono felice di essermi buttata in questo nuovo lavoro che sono sicura che mi farà crescere tanto dal punto di vista umano e professionale. Quello che mi mancherà è l’insegnamento che portavo avanti con i specializzandi”.
Come mai così pochi medici?
Verga ha anche voluto affrontare i motivi che oggi spingono i giovani a non volere più buttarsi nella carriera medica.
“Per come la vedo io, purtroppo, nel giro di cinque anni, cioè dallo scoppio della pandemia ad oggi, siamo passati dall’essere acclamati come eroi a quasi esser visti come quelli che provocano i problemi di salute per via dei vaccini – ha concluso la dottoressa – Per questo oggi nessuno vuole più fare il medico. Non immaginate quante volte, in ospedale, parlando con i parenti dei pazienti, venivamo quasi minacciati con frasi del tipo: “dottoressa se fa questo o quello io la denuncio”. E allora mi chiedo: perchè oggi un giovane dovrebbe essere incoraggiato ad intraprendere un percorso di studi di almeno 11 anni per poi non vedere valorizzato il suo lavoro? Senza contare che lo stipendio non è commisurato alla grossa responsabilità che si ha quando si ha a che fare con la salute delle persone”.