La chiesa Sant’Antonino festeggia cento anni. Molto partecipata la Messa presieduta dall’arcivescovo Mario Delpini
Cento anni dalla consacrazione della chiesa
Cent’anni fa la chiesa parrocchiale di Sant’Antonino a Nova Milanese raggiungeva lo splendore odierno con il termine dei lavori di ampliamento iniziati nel 1921 e la realizzazione degli affreschi del pittore Luigi Morgari, che oggi danno all’edificio un’aria solenne e leggera allo stesso tempo.
La celebrazione
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Sabato, per celebrare al meglio il ricordo della nuova consacrazione dell’allora vescovo di Lodi monsignor Ludovico Antomelli, l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini ha presieduto la Messa. Sul sagrato è stato accolto dai rappresentanti dell’Amministrazione comunale con il sindaco Fabrizio Pagani:
«Questa chiesa occupa un posto speciale nell’affetto dei novesi per la loro città. Questo edificio è stato amato e frequentato negli ultimi cento anni, questa celebrazione è fortemente sentita».
Il “capolavoro di Nova”
All’inizio della celebrazione solenne, a cui hanno partecipato fra gli altri anche don Lino Marchesi, 91 anni, e Silvio Vismara, il nipote del parroco don Carlo Mezzera che volle l’ampliamento della chiesa, il parroco don Luigi Caimi si è rivolto così ai fedeli:
«Questo è il capolavoro di Nova. Noi abbiamo un legame particolare con questa chiesa e con l’Arcivescovo. Quando si costruisce una chiesa si pensa al passato, alla tradizione, ma anche al presente e al futuro, alle nuove generazioni. Ognuno ha un posto importante nella nostra chiesa».
Le parole dell’arcivescovo
Innumerevoli le realtà cittadine presenti: Avis, Aido, Alpini, Cascina Triestina, Croce Rossa e molte altre, a loro e a tutti i novesi l’Arcivescovo Delpini si è rivolto nella sua omelia:
«Le chiese sono il segno della presenza del Signore e anche se a volte rischiano di diventare solo dei monumenti, sono la casa in cui ci si può sentire una comunità e da cui si esce per dire che Dio ci ama, perché non sono le mura che trasmettono il messaggio di Gesù ma i cristiani. Oggi sono qui per rendere grazie a questa storia: voi siete il segno dell’amore di Dio, qui si raduna una comunità che tiene viva la speranza della città».