«Se sono qui a raccontarlo è davvero un miracolo…». Se l’è vista brutta Emilio Libero Corbetta, classe 1959, da più di quarant’anni appassionato canoista, risucchiato sabato l’altro nei pressi della diga di Olginate e «risputato» dall’altra parte dopo essere finito sotto le chiuse.
Risucchiato dalla diga in kayak: «Mi sono salvato per miracolo»
Partito da Abbadia Lariana a bordo del suo kayak, Corbetta ha raggiunto Lecco e poi, dopo avere superato i tre ponti, ha deciso di dirigersi verso le chiuse di Olginate. Un tragitto che aveva percorso decine di volte nei tanti anni di «pagaiate» sui laghi del Lecchese.
«A cinque-dieci metri dalle boe di sbarramento solitamente giro il kayak e ritorno. Questa volta, non so se perché ero sopra pensiero, sono arrivato fino a toccarle – ci ha raccontato in settimana – Una volta lì, ho provato a passare sopra il cavo di ferro che regge le boe, senza riuscirci. Il cavo è passato sopra la canoa che si è rovesciata e sono finito in acqua. D’istinto ho provato a tenere la pagaia con la mano sinistra e a reggere il kayak con la destra per portarlo verso riva. Quando ho capito che non riuscivo, ho lasciato andare tutto… Trascinato dalla corrente, sono finito contro uno dei pilastri della diga mentre provavo a uscire a nuoto. Alcune persone da sopra mi hanno lanciato un salvagente, mi sono aggrappato ed ero al sicuro in attesa mi buttassero una corda per tirarmi fuori. Poi d’istinto, spingendo con i piedi contro il pilastro, mi sono però buttato in avanti per almeno tre metri. Sono riuscito a fare tre bracciate lasciando il salvagente, ma sono finito inghiottito sotto le chiuse. Sballottato per qualche secondo, non so come, ho alzato la testa, ho visto luce, ho alzato le braccia e mi sono trovato ributtato miracolosamente fuori…».

Chi ha assistito alla scena e non lo ha più visto era certo dell’inevitabile. Ma il 66enne di Carate, dopo interminabili secondi, è rispuntato come un tappo di sughero dall’altra parte dello sbarramento. Sebbene senza fiato e stremato dalla fatica, spinto dalla forza della disperazione, è riuscito poi ad avvicinarsi a nuoto a riva dove è stato aiutato ad uscire.
I soccorsi
Lo hanno soccorso i Vigili del fuoco di una squadra nautica del Comando provinciale di Lecco, i soccorritori dell’eliambulanza di Como i cui piloti sono atterrati su un fazzoletto di sponda, e i volontari del soccorso di Calolzio. Il canoista caratese è stato trasferito d’urgenza in ospedale al Manzoni Lecco, non solo incredibilmente vivo, ma nemmeno in condizioni gravissime.
«Ho rimediato diverse fratture alle costole e tumefazioni ad una gamba e ad un piede – ci ha spiegato il 66enne caratese – Sono rimasto più di tre ore in ospedale, ma poi ho preferito non attendere le dimissioni visto che nonostante i traumi rimediati riuscivo a reggermi in piedi e a camminare…». Un’esperienza da dimenticare per l’esperto canoista, che ha iniziato a pagaiare quando era ancora un giovanotto: «Sono dispiaciuto, davvero non so spiegarmi come sia successo. Conosco il lago, alle chiuse di Olginate ci sarò arrivato almeno un’ottantina di volte… Mi è andata bene, se sono qui a raccontarlo è un miracolo…».