AGGIORNAMENTO DELLE 13.30: La commissione giuridica del Parlamento europe ha respinto la richiesta di revoca dell’immunità all’eurodeputata di Alleanza Verdi e Sinistra, Ilaria Salis.
Confermata l’immunità da eurodeputata per Ilaria Salis
I contrari sono stati 13 e i favorevoli 12. La parola definitiva passa ora alla Plenaria che si riunirà e voterà ai primi di ottobre.
Giorno cruciale oggi, martedì 23 settembre 2023, per Ilaria Salis, europarlamentare di Monza che era stata incarcerata in Ungheria con l’accusa di avere aggredito tre militanti neonazisti e le cui condizioni di detenzione avevano indignato.
Salis era uscita dal carcere in seguito alla sue elezione al Parlamento Europeo (era stata riportata a casa in auto dal padre), ma la sua vicenda giudiziaria continua.
Bruxelles discute sull’immunita dell’eurodeputata Ilaria Salis
A Bruxelles si affronterà la questione della sua immunità e lei stessa, in settimana, ha voluto lanciare un appello:
«Cari amici, compagne, sostenitori – si legge – Il 23 settembre (oggi, ndr), a Bruxelles, la Commissione Affari giuridici del Parlamento europeo – dopo una lunga procedura segnata dalle continue pressioni dell’estrema destra – discuterà la richiesta del regime di Orbán di revocare la mia immunità. Immunità che ho ottenuto grazie alla straordinaria mobilitazione popolare e al vostro voto, e che mi ha permesso di uscire da quel maledetto pozzo ungherese fatto di soprusi e umiliazioni, di tornare una donna libera e di poter lottare insieme a voi. Immunità, senza la quale, rischierei di finirci di nuovo, in quel maledetto pozzo».
Cosa rischia
La Commissione esprimerà il suo parere e poi, il 7 ottobre a Strasburgo, sarà la Plenaria a decidere con un voto a maggioranza semplice. «In quell’aula si giocherà il mio destino. La partita è aperta. Spero vivamente che il Parlamento scelga di non piegarsi all’autoritarismo e ai nuovi nazionalismi aggressivi alla Orbàn, e che sappia stare dalla parte della democrazia e dello stato di diritto – che, pur con tutte le imperfezioni da correggere e gli odiosi doppi standard da abbattere, resta comunque preferibile all’assolutismo che l’estrema destra vorrebbe imporci». Ma qual è la posta in gioco per l’europarlamentare monzese? In primis, si legge nella nota diffusa, «un procedimento privo di garanzie democratiche, fortemente condizionato dalle pressioni del governo ungherese e utilizzato come strumento di propaganda». Ma anche «l’impossibilità di esercitare pienamente il mandato parlamentare per cui è stata eletta, così come la prospettiva di subire nuovamente trattamenti disumani e degradanti il rischio di dover scontare fino a 24 anni di carcere duro e possibili vessazioni collegate al suo ruolo istituzionale di eurodeputata».