Scuola

L’Arcivescovo inaugura il nuovo liceo a Carate: “Di fronte alle sfide, vivete da inquieti”

Il Vescovo di Milano, Mario Delpini ha benedetto la sede dell'istituto superiore Don Carlo Gnocchi davanti a centinaia di allievi: "Studiate anche per chi non ha la fortuna di poterlo fare..."

L’Arcivescovo inaugura il nuovo liceo a Carate: “Di fronte alle sfide, vivete da inquieti”

Ha citato Tucidide, nell’elogio di Atene, per invitare ad affrontare sfide ed emergenze «non da pigri, ma da inquieti». Ma ha invitato anche gli studenti ad «essere grati» per una nuova scuola che «deve insegnare, soprattutto, a pensare e diventare uomini liberi». Quasi una lectio magistralis quella che l’Arcivescovo di Milano, Mario Delpini ha regalato ai docenti e alle centinaia di studenti del liceo «Don Gnocchi» di Carate Brianza, in occasione dell’inaugurazione e della benedizione della nuova «casa» in via Tommaso Grossi che da settembre ospita la scuola superiore aperta in città nel 1988.

Il Vescovo di Milano è stato salutato venerdì da un’autentica ovazione all’ingresso nell’atrio dell’istituto – accolto da Piero Galbiati, presidente del Cda del Don Gnocchi e dal coordinatore dei prèsidi, Diego Mansi – dove si è accomodato per ascoltare poi le domande di inquietudine e di ricerca interiore che gli hanno rivolto uno studente dell’alberghiero e una studentessa del quarto anno del classico.

L’intervento di Delpini, ospite al liceo Carate Brianza

«Il compito di un insegnante e di un professore più che di consegnare una conoscenza è quello di insegnare a volare, a spiccare il volo – ha detto Delpini – A noi educatori viene chiesto di trasmettere la gioia di diventare adulti. Quelli che sono scontenti, quelli che si lamentano in continuazione delle nuove generazioni, come fanno a far nascere il desiderio di crescere? La fatica ad accettare i cambiamenti, a scuola e nella vita, hanno bisogno di educatori che suscitino l’ambizione e il desiderio di volare… Lo studio e la scuola sono un addestramento alla vita – ha aggiunto ancora – C’è un rischio in tutto questo: di ritrovarsi dentro un sistema che mortifichi la libertà, la fantasia, la creatività, la speranza. E, allora, la scuola, prima che insegnare un mestiere o una professione, deve insegnarci a pensare».

«E’ un aspetto irrinunciabile – ha continuato Delpini – Ragazzi, imparate a imparare, a discernere, a valutare, a criticare e anche a sognare…», unici antidoti in un mondo in rapido cambiamento.
Prima della benedizione, l’Arcivescovo ha poi esortato gli studenti del «Don Gnocchi» («Studiate anche per chi non ha la fortuna di poterlo fare») invitandoli «alla gratitudine» «verso chi vi ha consegnato una scuola così bella e accogliente»

Parole che hanno anticipato il taglio del nastro, insieme al sindaco di Carate Brianza, Luca Veggian e al presidente della Banca di credito cooperativo di Carate e Treviglio Ruggero Redaelli, ospiti della mattinata di inaugurazione insieme a tanti primi cittadini, politici del territorio e a tanti volti della grande famiglia dell’istituto «Don Gnocchi» che, trentotto anni fa, prese vita grazie all’iniziativa di un piccolo gruppo di genitori e imprenditori desiderosi di dar forma a un’opera educativa iniziata con una manciata di studenti e che, oggi, conta (tra liceo e alberghiero) oltre 700 allievi.

L’intervento del preside

«Una scuola nata fin dall’origine con l’intento di crescere uomini liberi – ha ricordato ancora il professor Mansi nel suo appassionato discorso di saluto – Una scuola che insegni ai giovani a scoprire il mondo; a scoprire, attraverso l’incontro con le varie discipline, l’altezza e la profondità della propria persona, ad appassionarsi alla realtà, a sé e alla propria umanità, ad essere aperti alla vita e ad essere al mondo con intelligenza e responsabilità… Un cammino, un dialogo personale e comunitario perché educare è affare di tutti ed educare i giovani è compito cruciale che questa scuola, durante la sua storia, ha fatto proprio e continua a fare oggi…».