Ha un disturbo delirante della personalità, ma comunque mantiene un margine di determinazione delle proprie azioni. Così la nuova perizia disposta dai giudici di Corte d’Assise si pronuncia su Giuseppe Caputo, il 62enne che lo scorso ottobre ha ucciso la cognata 63enne Giovanna Chinnici, intervenuta per difendere dai fendenti la figlia Greta che stava salendo le scale della casa divisa tra tre nuclei della stessa famiglia in via Magellano a Nova Milanese, ed è stata aggredita dallo zio.
Uccise la cognata Giovanna Chinnici, secondo la nuova perizia è seminfermo di mente
Dunque la sua è una seminfermità e non una totale incapacità di intendere e volere come aveva concluso la consulenza della procura. Alla luce di queste nuove conclusioni, la pm Sara Mantovani ha chiesto la condanna a 20 anni di reclusione, e 10 anni di residenza psichiatrica per l’esecuzione della misura di sicurezza sulla pericolosità sociale. La nuova perizia è stata chiesta dai familiari della vittima, attraverso i loro legali, e ha definito l’imputato soltanto parzialmente incapace di intendere e di volere: affetto da disturbo delirante di tipo persecutorio, ma comunque con un margine di capacità di determinare le sue azioni.
I deliri di Caputo nascono in relazione alle sue convinzioni di essere stato costretto dai vicini di casa (e anche suoi familiari) a vivere al freddo, al punto da provocare la malattia della moglie (che è anche sorella della vittima). Caputo viene considerato come “pericoloso socialmente” e per lui è stato trovato nei mesi scorsi un ricovero in una residenza specializzata, sistemazione alternativa al carcere.
L’idea che i parenti, dopo aver effettuato lavori sull’impianto di condizionamento dell’aria, avessero fatto in modo di indirizzare un getto di aria fredda a casa loro si è rivelata totalmente infondata, tanto che i carabinieri hanno eseguito anche il divieto di dimora della moglie di Caputo, per evitare che la situazione fra inquilini precipitasse nuovamente.
“Il giorno del delitto – ha detto il perito d’ufficio in aula – c’è stata la possibilità di non agire, ne aveva la capacità e anche un margine per interrompere o modificare la sua azione. Questi soggetti non sono disorganizzati, sono funzionali, mantengono famiglia e lavoro purché non si tocchi il tema dolente”.
Ora si attendono le conclusioni degli avvocati e la sentenza.
(in copertina Giovanna Chinnici)