Polemiche a Robbiano, tra alcuni fedeli, che non avrebbero gradito l’omelia del don e soprattutto il volantino lasciato sabato scorso, al termine della Messa, in fondo alla chiesa. «Inopportuno» è stato definito da alcuni. Da qui una serie di discussioni e critiche.
Il don cita il discorso funebre della moglie di Kirk e a Robbiano si accende la polemica
Don Giuseppe Corbari nel commentare il Vangelo ha preso in prestito il discorso funebre pronunciato dalla vedova di Charlie Kirk come esempio di perdono cristiano e a quanto pare non tutti hanno gradito il collegamento con le vicende che tanto hanno fatto discutere la politica e la società civile, all’indomani dell’assassinio di uno dei volti più noti e controversi del movimento conservatore statunitense, particolarmente vicino a Donald Trump.
«Non volevo assolutamente fare politica, tant’è che il discorso che ho lasciato in chiesa a disposizione dei fedeli, era privo di tutti i riferimenti politici e sull’America. Ho tolto tutto quello che poteva essere legato al personaggio e ho fatto una sintesi del discorso funebre che ha pronunciato la vedova, evidenziando solamente il messaggio di perdono – ha spiegato don Giuseppe – Il Vangelo della funzione era dedicato al perdono dei nemici e ho usato come esempio concreto di perdono, le parole della moglie di Kirk, una moglie, madre di due figli, a cui è stato ucciso il marito di 31 anni, nulla di più. Nelle sue parole c’è un forte messaggio cristiano».
Il sacerdote che non ha ricevuto direttamente critiche sulla non opportunità di quel riferimento, si è detto amareggiato per le polemiche: «Nessuno mi ha chiesto spiegazioni, hanno preferito diffondere il dissenso in altro modo. Non sono mai entrato, nel discorso, su quanto fatto da Kirk o sul suo pensiero, semplicemente ho evidenziato l’aspetto umano del perdono, ma certo se lo si vuole leggere solo con gli occhi della politica, e non nel senso cristiano, che è sempre stato il mio unico intento, allora non è affar mio. Se quel discorso funebre l’avesse fatto, qualsiasi altra persona, sicuramente non ci sarebbero state polemiche, ma il fatto che sia stato pronunciato dalla vedova di Kirk ha urtato qualche persona. Sono però queste persone ad averne fatto una questione politica, non certo io».
Don Giuseppe nel volantino lasciato in chiesa, e diffuso anche attraverso il suo canale Telegram, ha riportato diversi stralci del discorso di Erika Frantzve, in particolare ha evidenziato alcune parole:
«Mio marito, Charlie, voleva salvare i giovani proprio come quello che gli aveva tolto la vita. Quel giovane. Sulla croce, il nostro Salvatore disse: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Quell’uomo, quel giovane, lo perdono. Lo perdono perché è quello che ha fatto Cristo. Ed è quello che avrebbe fatto Charlie. La risposta all’odio non è l’odio. La risposta, lo sappiamo dal Vangelo, è l’amore. Amare sempre. Amare i nostri nemici. Amare coloro che ci perseguitano. Il mondo ha bisogno di qualcosa che allontani le persone dall’inferno, in questo mondo e nell’altro. Ha bisogno che i giovani siano indirizzati verso la verità e la bellezza». La vedova conclude dicendo: «Scegliete la preghiera. Scegliete il coraggio. Scegliete la bellezza. Scegliete l’avventura. Scegliete la famiglia. Scegliete una vita di fede. E, cosa più importante: scegliete Cristo…».
E proprio su queste parole si è basato il messaggio di don Giuseppe.
Il Pd non ci sta: «E’ stato un errore esporre il discorso in chiesa: minimizza la gravità di concetti di cui Kirk si faceva portavoce»
La scelta di condividere il discorso funebre per Kirk ha chiamato in causa anche la politica, in particolare si è espresso il gruppo del Pd di Giussano.
«La politica non può essere mero schieramento e l’intera “vicenda Kirk” ha fatto risaltare come invece si tenti sempre di trovare un punto di scontro piuttosto che di incontro. Le parole della moglie parlano di perdono, e su questo non possiamo che essere d’accordo, non dividono. Ci dissociamo dall’odio verso gli avversari predicato da qualcun altro – hanno scritto in una nota stampa – Perché se è vero che la politica deve responsabilmente pensare ad un bene comune, ad una coesione sociale, allora la violenza va sempre ripudiata. Non solo quella fisica, ma anche quella verbale, emotiva, psicologica. Negli ultimi tempi i toni sono sempre più brutali, aggressivi. Si cercano pretesti per farsi guerra, e in questo clima mondiale di paura e minacce è il momento di fare un passo verso l’altro non contro l’altro. Forse quello che bisogna chiedersi è “che cos’è la libertà”, sia essa di parola o di pensiero. Con un dibattito politico poco serio, fatto solo di slogan, si arriva a strumentalizzare anche la morte di un uomo che nel suo agire divulgava idee suprematiste e che instillava messaggi poco democratici. Non serve elencare i suoi pensieri su Martin Luther King, sulle armi, sulla segregazione razziale, sulle donne, etc etc etc. Le parole che scegliamo di usare per esprimerci sono importanti, le cause che difendiamo e il modo in cui trattiamo il prossimo, sono importanti. Se dobbiamo imparare qualcosa da ciò che è accaduto è che, anche se la legge del più forte sembra prendere sempre più il sopravvento, dobbiamo ricordarci che la violenza genera violenza. Sarebbe il momento di essere migliori di così, se dalla storia abbiamo imparato qualcosa».
La nota del Pd si conclude con una considerazione sull’opportunità:
«Forse la scelta di esporre quelle parole nella parrocchia crediamo sia stato un errore siccome rischia di minimizzare la gravità dei concetti di cui Kirk si faceva portatore».