I clienti attendono pazientemente il proprio turno. La fila di persone che approfittano degli ultimi giorni di apertura per piccoli ritocchi e riparazioni, è nutrita e l’attesa fuori da una delle ultime botteghe artigiane della città è anche occasione per scambiare due chiacchiere: «Certo che ormai chiudono proprio tutti…Un vero peccato».
Chiude lo storico calzolaio
Abbasserà per sempre la saracinesca, dopo quasi un secolo ininterrotto di attività, lo storico calzolaio La Rinnovatrice di via Italia, a Monza, gestito da Fausto Dioli, «erede» di una tradizione avviata dalla bisnonna nel 1928 e proseguita di generazione in generazione. La clientela non manca, «ma le spese, tra affitti sempre più cari, tasse e utenze, sono diventate insostenibili». Di qui la decisione di chiudere. E Monza perde un’altra attività storica. Una bottega d’altri tempi, quella di via Italia, che al suo interno custodisce veri e propri tesori ereditati di generazione in generazione: macchine da cucire, piani da lavoro, presse costruite ad hoc dai titolari con valvole e componenti. Dietro al bancone, Dioli ascolta i clienti, li assiste, li consiglia. Poi passa al lavoro pratico, nel retro del negozi, dove ancora si respira l’atmosfera della Monza che fu. «Il negozio ha 97 anni – ha spiegato – Lo fondò la mia bisnonna in un’epoca in cui per le donne non era certo abitudine lavorare e addirittura mettersi a capo di un’attività. Lei di attività ne aveva due, oltre a questa ce n’era una a Sesto e alle sue dipendenze aveva diversi operai». Il negozio è passato poi ai nonni e al padre di Dioli. Ora è lui a lavorarvi da 23 anni: «Avevo 19 anni quando cominciai – ha ricostruito – E le abitudini, da allora, sono cambiate molto. Ormai non esiste quasi più il capo di qualità da far riparare. Le scarpe sono praticamente usa e getta e talvolta i materiali sono così scadenti che è difficile aggiustarle».
“Affitti troppo cari e niente parcheggi”
La clientela non manca, ma, spiega ancora Dioli, «sicuramente è calata e ciò va ad aggiungersi alle spese ormai difficili da gestire. Non sono certo l’unico negoziante a chiudere. Basta guardarsi in giro per vedere vetrine vuote e attività che durano pochi mesi». A pesare, evidenzia, «anche il problema del parcheggio, che c’è sempre stato ma che è peggiorato con l’allargamento delle strisce blu. A quel punto la concorrenza dei centri commerciali, dove arrivi e posteggi gratuitamente, e di Amazon è diventata schiacciante». Senza scordare, sottolinea, «che via Italia purtoppo negli ultimi anni si è riempita di balordi e baby gang. Questo non aiuta di certo il commercio».
Soffrono anche le catene
A soffrire sono anche le catene (Calzedonia ha chiuso lo storico punto vendita, però, per trasferirsi), «ma loro hanno le spalle più robuste – ha concluso Dioli – Se va male un punto vendita lo si chiude e si va altrove…per noi attività a conduzione famigliare i ricavi sono legati a un unico negozio e se non lo si riesce più a sostenere, ecco che non si può fare altro che chiudere».
Il negozio di abbigliamento se ne va
Un’altra attività che abbassa la saracinesca dopo anni di presenza è Lina T., negozio di abbigliamento all’angolo tra via Manzoni e via Segantini. «Lasciamo Monza dopo oltre 10 anni…certo è un peccato, ma gli affitti sono folli e non c’è più nemmeno il passaggio di una volta», ha spiegato una dipendente dello store che chiuderà a fine anno. L’attività si trova anch’essa in una zona centrale e forse proprio per questo ormai difficilmente «avvicinabile» per via dei costi degli immobili. «Gli affitti sono eccessivi – ha proseguito – Siamo una catena e questa è una delle otto filiali. Ne abbiamo una a Lissone e devo dire che la situazione è decisamente migliore, non solo dal punto di vista dei canoni mensili, ma anche della clientela. A Monza ormai non c’è più il passaggio di un tempo. E questo lo si nota soprattutto il sabato. Un tempo venivano persone da tutta la Brianza e pure dall’hinterland nord di Milano. C’era gente che veniva, ad esempio, da Cinisello per fare la passeggiata…ora non più». A incidere sulle abitudini dell’utenza, conclude, «i parcheggi: introvabili e cari».
In cerca di nuovi mercati
Ha salutato con affetto i clienti monzesi, con un messaggio in vetrina (Bye Bye Monza e un cuore – Handicraft di via Zucchi, attivo dal 1978. In questo caso, a incidere sono stati motivi personali, ma anche il desiderio di esplorare nuovi mercati «un po’ più internazionali – ha fatto sapere la famiglia – Per questo abbiamo scelto il lago di Como. Per noi è una nuova sfida».