Mancano infermieri in corsia e nelle aule delle università lombarde, molti scappano nella vicina Svizzera per gli stipendi più alti e con meno stress e il Pirellone fa fronte all’emergenza «reclutando» personale che arriva dall’Asia e dall’America Latina.
Infermieri, la posizione del NurSind
Il NurSind, il maggiore sindacato degli infermieri, ha ribadito la propria contrarietà davanti a questa pratica: «Uno specchietto per le allodole. Denunciamo la carenza di infermieri negli ospedali della Lombardia da prima della pandemia – spiegano – Una situazione che nella fase post Covid è peggiorata con infermieri che stremati fisicamente e psicologicamente hanno optato per il pensionamento (anche anticipato). Negli ultimi anni poi stiamo assistendo alla fuga dagli ospedali della Lombardia a quelli della Svizzera con il nuovo fenomeno di lavoratori frontalieri nel settore della sanità».
Una decisione che i colleghi prendono per una questione economica, ma non solo. Gli stipendi in Svizzera variano in base alle competenze ma uno specializzato di rianimazione o sala operatoria può prendere 5-6mila franchi lordi al mese, che considerando le spese da detrarre per i contributi arrivano a 3mila euro netti al mese.
«Non conta solo il discorso economico però, ma anche per le condizioni di lavoro – aggiunge Donato Cosi, coordinatore regionale NurSind Lombardia – Tra prolungamenti orari, salto dei giorni di riposo e carico extre per far fronte alla carenza anche di altre figure che mancano, la vita degli infermieri qui è dura».
La situazione del San Gerardo
Una situazione che si riflette anche all’ospedale San Gerardo. «I numeri non sono stati rafforzati dopo il Covid, anzi. C’è poi il problema delle pensioni che potrebbe mettere in crisi tutto il sistema se non si prendono seri provvedimenti subito». Intanto a gennaio potrebbe riaprire il nuovo settore oggi in riqualificazione dell’ospedale monzese che prevederà aumento di servizi e posti letto. «Però al momento non sappiamo quali risorse umane aggiuntive arriveranno per farvi fronte», continua Cosi.
E ancora sulla situazione generale: «Se le condizioni degli infermieri lombardi è così stressante e demotivante, come farà il Pirellone a tenersi stretti infermieri (e futuri infermieri) che non solo si trovano catapultati in questa realtà, ma lo fanno lontano da casa, dagli affetti e con l’ulteriore impegno di imparare una lingua nuova? Ma soprattutto una volta formati i nuovi infermieri venuti da lontano saranno davvero disposti a rimanere negli ospedali lombardi, oppure anche loro “scapperanno” oltre frontiera? Anche loro si troveranno ad affrontare le difficoltà che ogni giorno affrontano i colleghi italiani», spiega ancora Cosi.
Mancano 10mila infermieri in Lombardia
In Lombardia mancano circa 10mila infermieri. E secondo il sindacato degli infermieri il «vizio» del Pirellone di cercare professionisti lontano da casa non è una novità. «Era successo durante la pandemia con gli infermieri di Cuba che avrebbero dovuto rimanere in Lombardia ma che, ben presto, sono tornati a casa. E da allora il problema è rimasto. Che cosa potranno mai fare ora 150 infermieri che arrivano da Samarcanda?».
C’è poi il problema di dover formare questo personale e allora il Nursind si chiede: «Perché non investirli per quelli che già lavorano negli ospedali della Lombardia? Perché non incentivarli economicamente, ma non solo, a prestare il loro servizio qui, invece di fuggire negli ospedali della Svizzera?».
La risposta per fronteggiare il problema? Il Nursind non ha dubbi: «Migliorare le condizioni lavorative ed economiche perché, se a casa si lavora bene, non c’è bisogno di cercare altrove».