Quando si è sentita rispondere che suo figlio Jacopo avrebbe dovuto attendere l’11 gennaio 2028 (avete letto bene….) per un’ecografia tendinea all’ospedale di Vimercate non ci voleva credere. Anzi, ha pensato si trattasse di un errore dell’operatrice del centro unico prenotazioni del nosocomio cittadino.
E, invece, era tutto vero.
Più di due anni di attesa per una ecografia
E’ questa l’incredibile vicenda che l’avvocato concorezzese Cristina Tomba ha voluto raccontare al nostro Giornale. Un caso simbolo del caos delle liste d’attesa nella sanità pubblica lombarda.
«L’ecografia sarebbe servita a mio figlio Jacopo – ha sottolineato Tomba – Più di un mese fa, in casa, aveva subito un grave trauma ad un nervo della mano dopo aver picchiato l’arto contro uno spigolo di un mobile. Purtroppo, con il passare dei giorni, la situazione non era migliorata, anzi la mano si era anche gonfiata. Prima di rivolgerci ad un neurologo attraverso una visita privata, abbiamo pensato di provare la strada della sanità pubblica. Ci siamo rivolti al nostro medico di base che ci ha consigliato di prenotare un’ecografia tendinea alla mano. A quel punto lunedì scorso io e Jacopo, dopo aver atteso per oltre 40 minuti il nostro turno al Cup dell’ospedale, siamo finalmente riusciti a parlare con l’operatrice per prenotare l’esame. Lei stessa, ad un certo punto, molto imbarazzata e con un filo di voce, ci ha detto che la prima data utile sarebbe stata quella dell’11 gennaio del 2028». In sostanza un’attesa di 50 mesi.
Una risposta che ha lasciato sbalorditi mamma e figlio.
«Pensavo di aver capito male io – ha continuato Tomba – Allora ho chiesto all’operatrice se fosse sicura di quello che mi stava dicendo e lei ha annuito, quasi imbarazzata. Ovviamente non è colpa dell’operatrice, ci mancherebbe. Però mi chiedo come sia possibile attendere quasi 800 giorni per un esame di questo tipo. E mi chiedo anche come sia possibile, anche se mi rendo conto che la domanda è retorica, che ci sia gente disposta ad attendere così tanto per un esame che dovrebbe essere urgente».
A quel punto mamma e figlio, una volta rifiutata la data del 2028, non hanno potuto fare altro che rivolgersi ad un centro privato.
«Ho immediatamente chiamato un centro privato e lì ho trovato posto nel giro di pochi giorni – ha concluso la donna – Ecco il problema sta proprio qui: chi se lo può permettere si cura privatamente. E chi non può?».