Flop non è la parola corretta, perchè l’intento era quello tra i più nobili: tastare il sentore della cittadinanza, aprendo un percorso condiviso e democratico. Però è la parola che descrive al meglio il disinteresse dimostrato da parte della comunità di Sulbiate sul futuro della torre pensile dell’acquedotto.
La serata sul futuro della torre dell’acquedotto fa flop
Una partecipazione esigua — circa una ventina di persone — ha caratterizzato infatti la serata pubblica organizzata dal Comune all’interno dell’auditorium nella serata di ieri, martedì 25 novembre, per discutere del futuro della torre di via Dante Alighieri. Un dato che, come hanno osservato gli stessi amministratori, rappresenta già un primo indicatore del limitato interesse della cittadinanza verso il destino del manufatto.

Ad aprire l’incontro è stato il vicesindaco Guglielmo Stucchi, che ha ripercorso la vicenda a partire dalla comunicazione ricevuta da Brianzacque nell’ottobre 2023:
“La società ci ha informato che il serbatoio non era più utilizzato e poteva quindi essere demolito – ha sottolineato – Da lì sono partite le valutazioni sul possibile destino della torre. Le strade sono due: la demolizione a carico di Brianzacque oppure il passaggio dell’opera nel patrimonio comunale”.
Stucchi ha spiegato come l’amministrazione abbia chiesto tempo per approfondire tutti gli aspetti prima di decidere:
“Sapevamo che nel 2015 Cap Holding aveva realizzato un intervento di manutenzione molto consistente, oltre un milione di euro. I documenti in nostro possesso non erano sufficienti, così abbiamo chiesto integrazioni per capire davvero lo stato del manufatto. Inoltre la Sopraintendenza delle Belle Arti, interpellata lo scorso marzo, ha chiarito che la torre non presenta interesse storico, e dunque potrebbe essere abbattuta senza problemi”.
Brianzacque: “Strutture non più funzionali”
L’ingegnere Pamela Gervasoni di Brianzacque ha poi illustrato il quadro tecnico in cui si inserisce il caso di Sulbiate:
“I serbatoi pensili servivano ad accumulare acqua e garantire pressione alle abitazioni in quota più bassa. Oggi le pompe svolgono la stessa funzione e a costi minori: questi manufatti non servono più, sono scollegati dalla rete e generano costi non giustificati dalla tariffa. Dal 2018 abbiamo avviato una campagna di dismissione, che ha portato in 11 Comuni della provincia la scelta di abbattere altrettante strutture. Non è solo una questione di inutilità: con il tempo, se non manutenuti, questi manufatti possono diventare anche un problema di sicurezza”.
La demolizione, ha sottolineato, può trasformarsi in una risorsa:
“L’area è quasi sempre comunale. In altri paesi sono stati creati parchi pubblici, ampliati giardini scolastici o mantenuti solo i locali tecnici alla base. Va vista come un’opportunità». Guardando ai tempi, Gervasoni ha spiegato che «in caso l’Amministrazione dovesse decidere nel giro di 6 mesi sul futuro della struttura, il manufatto potrebbe essere abbattuto tra circa 3 anni e mezzo”.
Domande, dubbi e possibili riusi
Il consigliere di opposizione Federico Stucchi ha sollevato un dubbio sulla ristrutturazione del 2015:
“Perché si è spesa una cifra così alta, se poi la struttura è stata dismessa?”. Gervasoni ha risposto: “Quando abbiamo preso in carico la rete, la torre era già stata ristrutturata e non più in funzione. Probabilmente Cap ritenne allora che potesse ancora essere utile”.
Il vicesindaco ha ribadito inoltre la necessità di attendere tutta la documentazione prima di prendere una decisione:
“Solo avendo un quadro tecnico completo dello stato dell’arte della struttura potremo valutare. Al momento è ancora presto per fare ipotesi: ci manca ancora un tassello”.
Il nodo della partecipazione: “Segnale di disinteresse”

Dal pubblico è arrivata la domanda sul sentimento della cittadinanza. La sindaca Carla Della Torre ha risposto:
“C’è chi la vorrebbe mantenere e chi preferirebbe abbatterla. Ma, a giudicare dalla scarsa presenza di questa sera, il segnale più evidente è quello del disinteresse”.
Una visione condivisa anche dal consigliere di opposizione Stucchi:
“Mi pare che la scarsa partecipazione dimostri che la maggior parte dei cittadini non è particolarmente legato alla struttura”.
L’amministrazione ha chiarito infine che l’obiettivo dell’incontro era proprio quello di capire se esistesse un interesse diffuso e se qualcuno avesse proposte concrete per un eventuale riuso:
«In caso positivo — ha spiegato la Giunta — avremmo potuto avviare un percorso condiviso con tavoli di lavoro. Ma i numeri di questa serata rappresentano già un’indicazione sommaria dell’interesse della cittadinanza».