E’ stata ufficialmente confermata la chiusura della produzione alla «Stäubli Italia», multinazionale svizzera, attiva nei settori tessile, della robotica e dell’elettronica industriale, che due mesi fa – dopo un anno e mezzo di cassa integrazione ordinaria – aveva aperto la procedura di licenziamento collettivo per quarantacinque dei 150 dipendenti dello storico sito produttivo di via Rivera a Carate Brianza.
Stäubli, confermata la chiusura della produzione
Dal 31 dicembre e fino al prossimo giugno, il colosso elvetico – fondato nel 1892 a Horgen, in Svizzera, ma oggi presente in 28 Paesi con 15 stabilimenti di produzione e oltre seimila collaboratori in tutto il mondo – ha programmato lo smantellamento del sito produttivo, aperto in città oltre quarant’anni fa, nel 1984, a seguito di una progressiva riduzione dei volumi e di un significativo rallentamento della produzione specie per quel che riguarda il settore dell’industria tessile.
Dopo circa due mesi di serrato confronto, che ha portato anche a diversi momenti di tensione, i sindacati sono riusciti alla fine a chiudere almeno un accordo sul taglio delle quasi cinquanta posizioni produttive a Carate Brianza, praticamente un terzo dell’intera forza lavoro.
«Un paio di persone saranno ricollocate e una dozzina accompagnate alla pensione con gli strumenti di ammortizzazione sociale a disposizione – spiega Claudio Rendina, funzionario della Fiom Cgil di Monza e Brianza – Per le restanti 25 persone coinvolte nella procedura di licenziamento si è invece raggiunto un accordo economico per il quale è stata prevista un’incentivazione economica su base volontaria, nell’arco dei prossimi mesi, per uscire dalla produzione il cui smantellamento inizierà da fine dicembre e terminerà nel mese di giugno del 2026».
Una vertenza occupazionale farraginosa, «lunga», «chiusa a fatica» e con molta lentezza, dal momento che «la trattativa è andata oltre i tempi del tavolo sindacale classico e siamo arrivati al tavolo con Regione Lombardia per proseguire la discussione», ha aggiunto in proposito Rendina.
«Abbiamo dovuto proclamare lo stato di agitazione e la mobilitazione perché da parte dell’azienda c’è stata comunque rigidità – ha puntualizzato ancora il funzionario della Cgil – Poteva essere gestita meglio, con tempistiche più semplici e molto più conservative. Purtroppo, quando si ha a che fare con multinazionali che non conoscono la legislazione o fanno finta di ignorare la nostra normativa in tema di licenziamenti, diventa sempre complicato riuscire ad ottenere qualcosa… Alla fine, siamo, però, riusciti comunque a chiudere con un accordo che ha trovato soddisfazione da parte dei lavoratori e delle lavoratrici coinvolti».
Nel sito caratese della «Stäubli» di via Rivera rimarranno gli uffici della progettazione, quello del commerciale e le altre funzioni non produttive dell’azienda: «Al momento non sono previste altre procedure», rassicurano le sigle sindacali coinvolte nella vertenza occupazionale.