Giulio Gallera si ricandida in Consiglio regionale

"Sento su di me questa responsabilità, voglio portare a compimento questa grande rivoluzione".

Giulio Gallera si ricandida in Consiglio regionale
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Giulio Gallera si ricandida in Consiglio regionale. Bilancio di fine mandato.

Intervista

Quarantotto anni, milanese, laureato in giurisprudenza con una tesi in diritto privato (e gli piace ricordare i suoi primi passi professionali nello studio legale di Marco Rocchini, già sindaco di Arcore con il quale ha stretto una forte amicizia), Giulio Gallera il 24 giugno del 2016 è stato catapultato, quale assessore al Welfare, nel grande mare della sanità lombarda. Quell'incarico gli è stato affidato, quasi inaspettato, dal governatore della Lombardia Roberto Maroni. E lui, avvocato, ma fortemente appassionato alla società in cui vive («mi sono sempre interessato dei bisogni dei più deboli, da quando avevo 16 anni» ci tiene a dire), di quell'incarico ne ha fatto la sua forza.
Assessore, lei ha accettato uno degli impegni regionali più delicati e gravosi. Tanto gravosi che all'inizio qualcuno nel suo partito stesso aveva manifestato qualche perplessità...
«Lo so, è l'assessorato più importante d'Italia, e sicuramente di Regione Lombardia. Ma il fatto che in qualche modo si fosse aperta la necessità di indicare qualcuno, solo su questa poltrona, evidentemente aveva portato le legittime aspirazioni di molti miei colleghi, che sono tutte persone capaci, a proporsi e quindi in qualche modo qualcuno aveva manifestato la propria aspirazione. Io devo dire che sono molto riconoscente al presidente Maroni in primo luogo e al mio coordinatore regionale Mariastella Gelmini per aver voluto attribuirmi questa responsabilità, che è stata un grande onore ma anche un grande onere, che in questo anno ho cercato di gestire al meglio delle mie capacità, competenze ed energie. Penso che quando ci si occupa dei problemi di salute delle persone che più hanno bisogno, bisogna dedicare tutto se stessi e io l'ho fatto».
La riforma sanitaria varata nel 2015 dalla Giunta presieduta da Maroni è ancora in fase di attuazione... Cosa manca?
«Debbo dire che questa è stata una legislatura costituente da tanti punti di vista, soprattutto considerando che veniamo da vent’anni di governo di centrodestra, con Roberto Formigoni presidente e con tutta una squadra che lui aveva creato. Poi è stato eletto un nuovo presidente di un partito politico diverso, con un rinnovamento molto forte del consiglio regionale e integrale anche nella Giunta. E proprio questa Giunta ha avuto il coraggio di affrontare tanti temi e sulla sanità in questo anno e mezzo ho avuto modo di toccare con mano, girando per quasi la totalità delle strutture ospedaliere lombarde, l’assoluto livello della nostra sanità, con strutture di grande qualità, professionisti assoluti, macchinari e sale operatorie di livello altissimo non solo nei grandi ospedali ma in maniera diffusa su tutto il territorio. E questo è certamente merito di 20 anni di grandi investimenti. Il governo Maroni ha avuto la capacità di non crogiolarsi solo su questo ma di provare a capire quali erano i bisogni nuovi. Da lì un anno e mezzo di ascolto e quindi una legge fortemente innovativa che va incontro soprattutto a quel 30 per cento di pazienti cronici, che con una totale presa in carico dal servizio sanitario ci permette di distribuire meglio le risorse. Ma per completare l’iter ci vogliono ancora due o tre anni».
Tutte le rivoluzioni hanno una doppia faccia e proprio la settimana scorsa c’è stata una manifestazione di protesta da parte di alcune categorie di medici e paramedici...
«E’ vero, ma teniamo presente che abbiamo realizzato questa riforma in un momento di contrazione economica dove la possibilità di assumere infermieri e medici è sempre meno perché abbiamo dei vincoli alla spesa, quindi stiamo chiedendo a tutti di fare un lavoro in più senza incentivi. Ed è per questo che ringrazio tutti coloro che hanno aderito a questa grande rivoluzione copernicana per aver accettato questa sfida, capendo fino in fondo che bisogna mettere al centro i nostri concittadini più fragili. Detto questo, noi stiamo continuando a lottare a livello nazionale per avere più risorse e per poter spendere in maniera più flessibile, e l’ultima finanziaria ci ha concesso qualcosa e spero l’anno prossimo di poter dare qualche incentivo in più per assumere nuovo personale».
La legislatura volge al termine, qual è il suo futuro?
«Mi ricandido in Consiglio regionale. Sento su di me questa responsabilità, voglio portare a compimento questa grande rivoluzione, anche perché se si rimane a metà percorso c’è il pericolo che il risultato sia peggiore della partenza».

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