"Volevo che tutti sapessero e ora tutti sapranno"

In occasione della Giornata della Memoria, Antonio Marenzi, l’unico italiano sopravvissuto al campo di Hagerwelle, si è raccontato ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado Galilei di Cesano Maderno.

"Volevo che tutti sapessero e ora tutti sapranno"
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"Volevo che tutti sapessero e ora tutti sapranno": queste le parole di Antonio Marenzi, l’unico italiano sopravvissuto al campo di prigionia di Hagerwelle, nel libro "Lo schiavo di Hitler" che dà voce alle sue memorie.

Il novantenne cremonese ospite a Cesano

In occasione della Giornata della Memoria, il novantenne cremonese si è raccontato ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado Galilei di Cesano Maderno, per mantenere vivo il ricordo di quella drammatica pagina di storia. Accompagnato dal figlio Michele, che abita a Cassina Savina con la famiglia, Marenzi ha accettato con piacere di offrire la sua testimonianza alla scuola dove il nipote Filippo, 11 anni, frequenta la classe I^B. Aveva solo sedici anni quando venne rapito dai tedeschi e portato in Germania in un campo di lavoro. Dopo che furono scoperti i suoi atti di sabotaggio fu trasferito a Hagerwelle, campo di eliminazione per traditori. Racconta: "Più che campo di sterminio, io lo chiamo campo di morte, perché chi ci entrava moriva". Così Marenzi ha introdotto i ragazzi nell'atmosfera di terrore che giornalmente si respirava: ogni notte infatti alcuni dei suoi compagni venivano lasciati morire di freddo ammanettati nella neve.
Antonio Marenzi ancora oggi ha la forza e la volontà di condividere i suoi ricordi con i ragazzi per evitare che cadano nell'indifferenza.

Pietre d'inciampo nel Giardino dei Giusti

Per lo stesso motivo, la I^B e la II^B della Galilei hanno partecipato al progetto "Pietre d'inciampo nel Giardino dei Giusti" promosso dal professor Roberto Capuzzo. Le pietre d'inciampo sono quelle incise con i nomi dei deportati nei campi di sterminio nazisti e di solito sono incastonate davanti alle loro case. In questo caso gli studenti ne hanno poste quarantatré nel giardino della scuola, in memoria dei quarantatré bambini italiani deportati nel 1944 nei campi di sterminio. Il giardino è stato ribattezzato «dei Giusti», perché nel corso della mattinata sono anche stati piantati un abete e un mirto in onore di Ghayath Mattar, un insegnante siriano, e Sonita Alizadeh, una rapper afghana, giusti dei nostri giorni che si sono battuti per il bene dell'umanità, contro le ingiustizie e le persecuzioni. Tutte le iniziative sono state accolte con entusiasmo dal dirigente scolastico Rita Troiani.

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