Raid incendiario anti immigrati: condannati a lavorare coi profughi
Cinque dei nove indagati hanno chiesto e ottenuto la messa in prova ai Servizi sociali. Tre di loro affiancheranno la Protezione civile
Raid incendiario anti immigrati: condannati a lavorare coi profughi. Cinque dei nove indagati hanno chiesto e ottenuto la messa in prova ai Servizi sociali. Tre di loro affiancheranno la Protezione civile di Bresso. E potrebbero essere impiegati anche all’interno dell’hub di via Clerici che ospita i richiedenti asilo.
Il raid anti immigrati del settembre 2016
L’incendio era stato appiccato nel settembre 2016, all’interno di uno stabile in costruzione (abbandonato) nel quartiere Adriano di Milano, a pochi passi dal confine con Sesto San Giovanni. I nove finiti alla sbarra – tutti italiani residenti nella zona – avevano dato fuoco alle coperte e ai cartoni utilizzati dai senzatetto. Per fortuna non ci furono feriti. Gli autori furono poi identificati. E dissero di aver compiuto il raid anti immigrati come “gesto simbolico” per attirare l’attenzione delle autorità. Un mese prima, nello stesso stabile, si era verificato uno stupro.
Nove persone finite nei guai
Cinque imputati hanno ottenuto la messa in prova per 18 mesi: tre con la Protezione civile di Bresso, due in una parrocchia milanese. Un altro imputato ha chiesto il rito abbreviato (per ottenere poi uno sconto di pena). Un altro non ha ottenuto l’ok alla messa in prova in ambito sociale, a causa dei suoi precedenti penali. Verrà processato il prossimo 5 luglio. Per un altro imputato il pm ha chiesto l’archiviazione (ha avuto un ruolo molto marginale nella “spedizione punitiva”), mentre altri due piromani hanno già patteggiato quattro mesi di pena (sospesa). Tutti hanno inoltre versato 500 euro a testa come risarcimento simbolico a favore di associazioni impegnate nel volontariato.