Beato Talamoni: ecco tutti i premiati
Sono Filippo Tortu, le Farfalle di Desio, gli Alabardieri del Duomo di Monza, la ditta "Cleaf" di Lissone e Liliana Ostinelli (alla memoria).
Beato Talamoni: ecco tutti i premiati dalla Provincia di Monza e Brianza nella cerimonia che si è tenuta nel tardo pomeriggio.
Beato Talamoni: ecco tutti i premiati
Il nome di Filippo Tortu, caratese, fresco recordman italiano dei 100 metri piani, era già noto. Di lui abbiamo scritto in più di un'occasione dopo quel record, conquistato abbattendo il muro dei 10 secondi, che gli ha consentito di entrare nella storia dell'atletica italiana per aver superato un fuoriclasse come Pietro Mennea, mitico sprinter di Barletta. Per gli altri c'era invece grande attesa.
Filippo Tortu e le "Farfalle di Desio"
Oltre a Tortu un altro premio è andato a sportive che hanno tenuto alto il nome della Brianza. Le "Farfalle", squadra nazionale di ginnastica ritmica che si allena a Desio e che ai recenti Mondiali di Sofia ha fatto incetta di allori. E' la squadra più vincente d'Italia: ha già collezionato più di 150 medaglie.
Gli Alabardieri del Duomo
Un riconoscimento è andato poi agli Alabardieri del Duomo di Monza che quest'anno hanno festeggiato i 300 anni dalla fondazione del Corpo, istituito per la protezione della Corona Ferrea e abilitato alle proprie funzioni all'interno di un complesso sacro, come le Guardie svizzere vaticane.
Alla "Cleaf" il premio all'impresa
Per le imprese il premio è andato alla "Cleaf" prestigiosa azienda di Lissone, leader nella produzione di pannelli per arredamenti di pregio, sponsor storico dell'associazione sportiva "Sport Club Mobili Lissone" che organizza la "Coppa Agostoni". Un'azienda che è anche luogo di incontro e di studio per gli studenti del Politecnico di Milano che si scambiano esperienze per realizzare progetti in loco.
Premio alla memoria
Premio alla memoria di Liliana Ostinelli di Varedo, che la primavera scorsa ha perso la vita in un incidente in Kenya, il Paese che amava e dove viveva da 13 anni. Nel 2005 Liliana aveva lasciato tutto per trasferirsi nel Paese africano dove aveva trasformato un pollaio in una casa accogliente per decine di bambini poveri rimasti orfani. Liliana per i «suoi» bambini era «Mama Anakuja» (arriva mamma). Aveva conosciuto la realtà in cui vivevano questi bambini durante una vacanza e aveva deciso di dedicarsi a loro. Buona, carismatica e umile, Liliana era riuscita a creare una rete di solidarietà per aiutare più di cento piccole anime.