Ex custode della scuola «De Amicis» fa causa al Ministero: chiesti 88mila euro

Una volta andato in pensione, l’uomo era rimasto ad abitare nell’appartamento comunale

Ex custode della scuola «De Amicis»  fa causa al Ministero: chiesti 88mila euro
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Ex custode della scuola «De Amicis» fa causa al Ministero: chiesti 88mila euro

Anche se era ormai ufficialmente in pensione, la scuola gli aveva dato la possibilità di rimanere ad abitare in quello che era stato il suo alloggio durante tutti gli anni in cui aveva lavorato come custode.
E durante questo periodo, il 69enne avrebbe continuato, sia pur non retribuito, a svolgere le medesime mansioni di custodia e servizi vari. Un lavoro in piena regola, dunque, secondo il diretto interessato, che ora ha deciso di ricorrere alle vie legali e trascinare Miur, Ufficio scolastico della Lombardia e Comune di Monza in Tribunale, chiedendo 88mila euro tra stipendi e contributi mai corrisposti.

Aveva iniziato a lavorare nel '75

Protagonista della vicenda è l’ex custode della scuola primaria «De Amicis» di piazza Matteotti, in pieno centro.
L’uomo aveva iniziato a lavorare (con contestuale assegnazione di apposito alloggio) nel 1975. All’epoca era alle dirette dipendenze del Comune di Monza. Questo fino al 2007, quando con la Riforma è rientrato nel cosiddetto personale Ata, diventando dipendente del Ministero della Pubblica Istruzione (oggi Miur). E dipendente dello Stato è rimasto fino al pensionamento, nel 2009.

A quel punto avrebbe dovuto lasciare l’alloggio (ricevendo in cambio un appartamento comunale che, sempre a suo dire, non gli avrebbero mai concesso), ma con l’allora preside aveva raggiunto un accordo secondo il quale avrebbe potuto continuare a risiedere lì, svolgendo in cambio dei piccoli lavoretti. E così è stato. Solo che poi, nel 2014 - su ordine del Comune di Monza che è proprietario dell’alloggio in questione - l’ex custode ha dovuto fare i bagagli e lasciare l’abitazione. Di qui la decisione di intentare una causa di lavoro.

Avrebbe continuato a lavorare anche se pensionato

Come si legge nella documentazione presentata dall’avvocato della Cisl Pubblico impiego Carmelo Oliverio (il legale difensore dell’ex custode), «nonostante lo status formale di pensionato, il ricorrente ha continuato a svolgere presso la scuola le medesime mansioni, rispettando gli orari scolastici, continuando a occuparsi del servizio di posta, della sistemazione di lavagne, della pulizia delle scale, del cortile e del piazzale, nonché della manutenzione delle tapparelle».

Ma non solo. Sempre attenendosi agli atti, «il ricorrente, dopo le 18, ha provveduto ad aprire e chiudere la scuola, ogni qualvolta vi erano manifestazioni ed eventi. Al termine dell’anno scolastico, inoltre, ha continuato a svolgere il suo lavoro di custode per permettere alle varie ditte di provvedere alla manutenzione dell’edificio scolastico».

E a conferma di ciò, spiega l’avvocato Oliverio, c’è anche una comunicazione del Dirigente scolastico di allora, nella quale ribadisce l’importanza del ruolo del custode: «Il sottoscritto esprime parere favorevole alla permanenza del custode nei locali della scuola, dietro impegno formalizzato a prestare servizio», si legge nel documento.

Chiesti gli stipendi non corrisposti

Il ricorrente, dunque, chiede il riconoscimento delle retribuzioni maturate dal settembre del 2009 fino al mese di aprile del 2014, quando ha lasciato l’alloggio visto che, sempre come si legge nel ricorso, si tratterebbe di un «rapporto di lavoro subordinato che è proseguito con le medesime caratteristiche dell’impiego prestato prima che andasse in pensione».
Da parte sua il Comune di Monza ha deciso di costituirsi e resistere in quanto si ritengono le «affermazioni contenute nel ricorso inesatte e/o pregiudizievoli».

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