Alessandro Cevenini e Carlo Acutis vinti dalla leucemia
Alessandro, dall’ospedale ha creato una onlus per aiutare gli altri malati. Carlo invece aveva solo 15 anni e una grande fede. Potrebbe essere beatificato
Tutto si aspettava, fuorché quella sorpresa. Alessandro ha scoperto di avere la leucemia nel giorno del suo 26esimo compleanno. E da lì è iniziata la sua lotta. Combattuta strenuamente con accanto i suoi famigliari. Ma la malattia lo ha portato via appena due anni dopo, nel 2009. Alessandro Cevenini, era un monzese doc, abitava proprio nel quartiere Cazzaniga, ironia della sorte, poco distante dall'Ospedale San Gerardo, che per molto tempo è stato la sua seconda casa. Il fratello maggiore Michele (nella foto in alto) ha raccontato la sua incredibile storia, sotto lo sguardo attento anche della mamma Cristina Motta e del papà Maurizio Cevenini, che erano in sala. L’occasione è stata la giornata del malato, che ricorre l’11 febbraio. L'ospedale San Gerardo ha ospitato il convegno «Storie di straordinaria speranza», promosso dalla Caritas di Monza insieme a tutta la chiesa della Zona Pastorale V.
La storia di Alessandro Cevenini
Era uno studente universitario, appassionato di musica e fotografia, un ragazzo normale. «All’inizio, come è normale, Alessandro si è abbattuto, ma poi ha scelto di reagire», racconta il fratello. E ha scelto di dedicare il suo tempo a far del bene agli altri e a far conoscere questa malattia. Mentre era in ospedale ha fondato una onlus, Beat Leukemia, di cui oggi il fratello Michele è presidente. «Voleva raccontare a tutti cos'era la leucemia, come si affrontava quotidianamente, quali erano i sintomi, in cosa consistevano le cure, cosa significava sottoporsi a un trapianto». Nell'anno in cui Facebook è arrivato in Italia, ha creato un gruppo per dialogare tra malati, per darsi consigli a vicenda, per confrontarsi. Una cosa che oggi può sembrare scontata, ma che ai tempi non lo era affatto. A inizio 2010 il gruppo aveva già superato i 7.000 membri e svolgeva al meglio la funzione per cui era stato ideato: connettere le persone che possono offrire aiuto e supporto a coloro che ne hanno bisogno. Nel letto di ospedale Alessandro ha anche scritto un libro, pubblicato postumo. Si intitola «Il segreto è la vita», ha già venduto più di 10.000 copie ed è stato tradotto in inglese e spagnolo. «È un libro allegro e piacevole, parla poco di malattia, tanto di come affrontare la vita col sorriso anche durante le avversità», rassicura Michele. Nel 2017 Beat Leukemia ha compiuto dieci anni e continua la sua attività con un sito multilingue per far conoscere la leucemia, con progetti a sostegno della ricerca (uno attualmente in corso con Fondazione Tettamanti e il San Gerardo) e con la filosofia che anche chi sta bene e non ha legami o parentele con malati leucemici può fare molto per loro.
La storia di Carlo Acutis
C’è un altro ragazzo, ancora più giovane, che con la sua famiglia ha combattuto la battaglia più difficile. Si tratta di Carlo Acutis, milanese, nato nel 1991 e morto al San Gerardo nel 2006. La sua vita è durata solo 15 anni ma è stata molto intensa, soprattutto dal punto di vista della fede, come ha raccontato il teologo Sidi Perin che attualmente sta seguendo le pratiche per la sua beatificazione. Era un bambino per molti versi «normale»: aveva tanti amici, faceva sport, amava i computer e a 12 anni si era appassionato di programmazione. Amava soprattutto la musica e suonava il sassofono. Aveva però una fede molto profonda, tanto che – nonostante la sua famiglia fosse cattolica ma non praticante – lui seguiva la Santa Messa quotidianamente, aveva fatto la Prima Comunione a soli sette anni, si confessava settimanalmente, era un esperto di miracoli eucaristici, insisteva sulla figura dell'angelo custode in cui credeva fermamente, parlava di fede con tutti, aveva anche contribuito a convertire il domestico di famiglia.
«Si è ammalato improvvisamente e inizialmente sembrava una normale influenza», ha raccontato Perin. Si trattava invece di leucemia fulminante. Dopo circa una settimana di febbre le sue condizioni si sono aggravate improvvisamente. Da Milano è stato portato al San Gerardo, unico ospedale della zona dove avrebbe potuto esserci una possibilità di salvezza; è stato sottoposto a una cura che però non ha avuto esito positivo e in soli 10 giorni Carlo è deceduto. Il suo processo di beatificazione è in corso.
Il convegno
Dopo queste due toccanti testimonianze, il convegno ha visto gli interventi dello psicologo Alessandro Urpi e della pedagogista Caterina Termine. Presenti anche Matteo Stocco, Direttore Asst Monza, e Monsignor Patrizio Garascia, Vicario Episcopale della Zona Pastorale V di Monza, che ha commentato: «Se la malattia è spesso difficile da accettare e da comprendere, lo è ancora di più quando colpisce i giovani. Per questo motivo il convegno ha voluto puntare l'attenzione sulle storie di due giovanissimi che hanno saputo fare della loro sofferenza una ricchezza».