Diciotto avvocati del Foro di Monza e altre personalità brianzole, comprese un sindaco, un assessore e un ex assessore si sono trasformati in attori, prestando voce, gesto e presenza scenica alle ombre del Seicento. È stato questo il cuore pulsante de «I misteri del convento», andato in scena domenica 16 novembre nella Sala Maddalena a Monza.
L’opera di Radice sulla Monaca
Spettacolo e lavoro storico insieme, la rappresentazione è riuscita a riportare il pubblico dentro le pieghe più oscure del caso che travolse suor Virginia Maria De Leyva e Gian Paolo Osio, la Monaca di Monza resa celebre dal Manzoni. Attraverso l’uso rigoroso delle testimonianze processuali, il racconto ha preso la forma di un’inchiesta contemporanea che, passo dopo passo, ha fatto emergere le voci, i silenzi e le contraddizioni di una vicenda giudiziaria che ancora oggi affascina.
L’opera, introdotta da Carlo Cappuccio, presidente di Monza Regale, e diretta da Ettore Radice, ha visto in scena avvocati penalisti e civilisti del foro monzese, impegnati a dare vita ai protagonisti del processo seicentesco. Tra loro Maurizio Bono, sindaco di Arcore, che ha interpretato don Paolo Arrigone, curato di San Maurizio; Giada Turato, già assessore a Monza, nel ruolo della priora Angela Maria Sacchi; Avio Giacovelli, già presidente dell’Ordine degli Avvocati di Monza, che ha vestito i panni di Gerolamo Saracino, il vicario criminale incaricato di ricostruire l’intera trama di accuse; Antonio Lamiranda, assessore all’Urbanistica di Sesto San Giovanni, nella parte dello stalliere Bergomo; Marina Buzzi, ex consigliera comunale, come Elisabetta, moglie del fattore; e Maria Teresa Oldoni, del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Monza, nelle vesti di suor Ottavia, ritenuta complice negli omicidi legati al caso.
A fare da filo conduttore è stata la voce narrante di Gloria De Remigis, del Foro di Milano, che ha introdotto le deposizioni, portando sulla scena monache, fattori, padri confessori e conversi: tutti personaggi che, grazie alla scrittura in italiano moderno ma fedele ai documenti originali, hanno mostrato al pubblico il fitto intreccio di sospetti, omertà e violenze che circondò il monastero.
Un’inchiesta spettacolo

Le monache imputate suor Benedetta, suor Silvia e suor Candida, interpretate da Anna Carlotta Biffi, Raffaella Colombo e Raffaella Pirotta, hanno evocato con le loro parole un clima di paura dominato dall’Osio, raccontando soprusi, ricatti e intimidazioni. Le ex priore di Santa Margherita – suor Francesca Imbersaga (Francesca Scioscia), suor Bianca Caterina Homati (Laura Cerizzi) e suor Costanza (Bianca Bellunato) – hanno descritto la tensione interna al convento, l’insolenza della «Signora» Virginia e le continue angherie subite per aver ostacolato la presenza dell’amante all’interno delle mura sacre.
Un tassello fondamentale è arrivato anche dalle figure maschili coinvolte nella vicenda: Ettore Puccillo, nei panni del fattore Domenico Ferrari, e Angelo Scarano e Alessandro Bongiovanni come il fabbro Moco e il Pesseno, hanno testimoniato un ambiente dominato dalla paura, dove vittime e complici spesso coincidevano. Antonio Azzolini, nel ruolo del chirurgo Monti, ha portato sul palco la perizia sulla testa decapitata di Caterina da Meda, mentre Lorenzo Petrosillo, come Alberico degli Alberici, ha restituito la drammatica scena del ritrovamento di suor Benedetta, gettata nel pozzo di Velate dallo stesso Osio.
I video saranno su YouTube
La forza dello spettacolo è stata proprio quella di entrare nel vivo della vicenda attraverso documenti, confessioni e ricostruzioni d’epoca che, pur nella loro crudezza, sono stati restituiti in modo chiaro e accessibile. Tutti sospettano, tutti sanno, tutti tacciono: un filo costante che, dal primo sospetto fino alle accuse più gravi, ha accompagnato lo spettatore in un crescendo di tensione.
Gli avvocati, attori per un pomeriggio, hanno dimostrato una sorprendente naturalezza scenica, grazie alla loro familiarità con la parola, la retorica e la ricerca della verità. L’applauso finale del numeroso pubblico della Maddalena ha confermato l’efficacia dell’esperimento: un modo nuovo e coinvolgente per rivivere la storia della Monaca di Monza proprio nell’anno del 450esimo anniversario della nascita di Marianna De Leyva.
L’evento rientra nella rassegna «La Signora di Monza», promossa dall’Associazione Mnemosyne in collaborazione con il Comune di Monza: un percorso che continua a riportare al centro della città la sua vicenda più enigmatica, là dove tutto è cominciato.