Profughi vogliono soldi per lasciare la Brianza

Una famiglia africana ha chiamato i Carabinieri perché i componenti volevano 150 euro a testa per andarsene

Profughi vogliono soldi per lasciare la Brianza
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Li paghiamo se restano, ma anche se vanno via.
Forse in molti non lo sanno ma ai profughi che per qualche motivo lasciano il programma di assistenza sul territorio, può essere assegnata una buonuscita fino a 250 euro a testa. Questo almeno fino ai tempi del vecchio bando sull'accoglienza.
In molti se ne sono andati senza richiederla, ma una famiglia della Sierra Leone che ha deciso di lasciare Monza, giovedì scorso si è impuntata. Voleva i soldi che - probabilmente per un passaparola - aveva scoperto avevano avuto alcuni stranieri che per qualche motivo avevano abbandonato la Brianza.
E così la famiglia africana assistita dalla rete «Bonvena» che si occupa appunto dell’integrazione e del sostegno ai richiedenti asilo del territorio, è andata a battere cassa nel primo pomeriggio in via Montecassino 8, dove si trova la sede della Cooperativa «Novo Millennio», una di quelle che fa parte di Consorzio Brianza che a sua volta confluisce in Bonvena. Volevano almeno 150 euro a testa per lasciare la città. E quando i referenti che si trovavano in via Montecassino hanno spiegato che serviva un appuntamento per parlare con i responsabili, non ci hanno visto più.
Hanno preso il cellulare e hanno chiamato i Carabinieri, pensando che le forze dell’ordine potessero fare qualcosa per fargli avere il contante. Ma - ovviamente - calmati gli animi della famiglia africana, i militari se ne sono andati. Dal canto suo la Cooperativa ha fatto presente che, qualora ne avessero avuto diritto, ci sarebbero comunque voluti alcuni giorni per mettere assieme la cifra. Storie di ordinaria disperazione.

Le partenze

E’ un fatto che tanti profughi, dopo i cambiamenti a livello nazionale, stanno lasciando l’Italia per spostarsi all’estero dove il sogno di trovare un lavoro e una vita migliore sembra più concreto. Moltissimi, soprattutto, tra i giovani maschi africani, tentano invece di raggranellare qualche soldo andando al Sud a lavorare nei campi nell’ambito dell’agricoltura, entrando purtroppo spesso nel giro del caporalato o dello sfruttamento. Di certo qualcun altro meno onesto finisce nel giro dell’illegalità tra spaccio e furti (e nostro malgrado questi sono anche quelli che restano più volentieri sul territorio italiano).

La buonuscita

Tornando al discorso della buonuscita, invece, non è di certo un obbligo, nè un diritto acquisito e con il nuovo bando della Prefettura che ha ridotto le cifre (anche dal punto di vista economico) dell’assistenza, sarà sempre più difficile per le Cooperative far fronte a eventuali richieste di denaro da parte di chi esce dal progetto di integrazione. I soldi in linea generale servirebbero per poter prendere un treno e spostarsi. Poi capita, come è successo in settimana agli operatori che lavorano sul territorio, che una famiglia composta da papà, mamma (incinta) e un bambino piccolo sparisca nel nulla, probabilmente scegliendo un’altra strada senza pretendere nulla ma nemmeno avvisando.

Il bando

Come avevamo spiegato nelle scorse settimane, potranno solo aumentare - con il nuovo bando indetto - le situazioni come queste. Ridotti i costi dell’accoglienza a 18 euro giornalieri, a meno che il Tar, in seguito al ricorso di Bonvena, non si pronunci sull'emissione di un nuovo bando, sarà più difficile garantire molti servizi come l’insegnamento della lingua italiana o tirocini formativi. E questo potrebbe spingere altrove molti richiedenti asilo.

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