Pubblicato:
Aggiornato:
"Ricordo che dalle fessure dei mezzi i deportati lanciavano dei bigliettini, nella speranza che qualcuno li leggesse", tanti i ricordi raccolti dagli studenti delle Rodari.
"Avevo dieci anni all’inizio della guerra. Da casa nostra vedevamo gli aerei, e quando arrivavano dovevamo metterci velocemente al riparo. Durante Capodanno 1944 ero fuori con alcuni amici per festeggiare, e all’improvviso suonò l’allarme. Ci infilammo subito in un sottopasso e aspettammo la fine del bombardamento".
"Durante la guerra mio fratello è stato catturato dai tedeschi – ha affermato Marisa – Lo hanno portato fino in Germania, perché non voleva essere più soldato e aveva tentato di scappare. È riuscito ad arrivare fino a Bologna, e poi lo hanno fermato e deportato"."Noi eravamo piccoli, non capivamo cosa succedeva – ha risposto Mariarosa dopo che i ragazzi hanno chiesto se fossero a conoscenza delle deportazioni degli ebrei – Mi è rimasto impresso che da un giorno all’altro sono spariti tutti dalle scuole, e nessuno ci ha dato una spiegazione"."Non sapevamo niente di preciso, ma vedevamo i carri piombati passare – ha raccontato Antonio – Ricordo che dalle fessure dei mezzi i deportati lanciavano dei bigliettini, nella speranza che qualcuno li leggesse".
I racconti sono stati raccolti e registrati dai ragazzi.
"Abbiamo intenzione di partecipare a due concorsi quest’anno: il concorso Partigiani di Desio e il concorso indetto dall’associazione Mutilati di Guerra di Milano – ha spiegato la professoressa Collotta – Il primo è incentrato sulla figura del partigiano, mentre il secondo sulla tematica della guerra in generale. I ragazzi dovranno proporre un prodotto multimediale, in particolare nel secondo caso concentrandosi su un personaggio storico, e tutti i partecipanti verranno poi invitati a Milano per assistere alla premiazione".
"Oltre ad aver sentito il racconto diretto dell'esperienza vissuta dai nonni, i ragazzi hanno percepito dai loro volti e dalla loro voce, spesso rotta dall'emozione, gli effetti nefasti della guerra – ha commentato Collotta, che ha poi proseguito – Si tratta di un progetto molto importante: i ragazzi apprendono meglio da una testimonianza diretta, e soprattutto in questo periodo storico è fondamentale che a loro passi il messaggio che non esiste nulla che giustifichi una guerra, e che ciò che queste persone hanno passato tanti anni fa accade ancora oggi nel mondo".