Biassono

"Il mostro di Firenze? Non è Pacciani"

Rivelazioni shock dal «mostrologo» biassonese Antonio Segnini, uno dei massimi esperti della vicenda del «killer delle coppiette».

"Il mostro di Firenze? Non è Pacciani"
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«Pacciani non è il mostro di Firenze». A sostenerlo è Antonio Segnini, «mostrologo» di Biassono che dal 2010 si impegna nella ricerca sulle indagini riguardanti il «killer delle coppiette» e i suoi «compagni di merende», ricostruendo i delitti e studiando i documenti.

Il caso del mostro di Firenze

Nato a Follonica, Segnini si trasferisce in Brianza e lavora come informatico. Assiste attonito alle investigazioni legate alla vicenda, fino a quando nel 2010 si imbatte in una fiction ricostruttiva che spiega la storia di Pacciani e dei suoi complici, sostenendo che fossero stati pagati da una setta satanica per commettere gli omicidi. Non convinto di questa ipotesi, a suo parere insensata, il «mostrologo» comincia a studiare più a fondo la vicenda ed entra per la prima volta nella community creatosi intorno al caso che cerca di rivedere ed esaminare l’unica verità giuridica, al momento, esistente. Grazie a un video notato su Youtube, il biassonese ha un’intuizione, un’illuminazione che lo porta successivamente ad aprire il suo canale e il suo blog, seguiti dalla pubblicazione del libro «Quando sei con me il mostro non c’è - Il mostro di Firenze fuori dal buio».

Il mostrologo biassonese

Segnini, 69 anni, inizia così la sua carriera da ricercatore di mostrologia che porta avanti ancora oggi, cercando di rimettere assieme le dinamiche di delitti del «mostro» che non sono ancora chiare. Nel 1968 viene commesso il primo crimine, l’arma usata dall’assassino è una pistola che negli anni successivi comparirà in altri 7 delitti simili. Si pensa che il vero colpevole sia Pietro Pacciani, avvistato sulla scena del crimine insieme al complice Giancarlo Lotti. La teoria più importante per Segnini, e quella di cui va più fiero, riguarda le impronte digitali ritrovate sui luoghi dei delitti. Sulle scene del crimine sono state ritrovate impronte digitali parziali. A suo parere una parte fondamentale per la risoluzione del caso sarebbe stata quella di confrontare le minuzie delle impronte parziali con le impronte più visibili e complete dei sospettati e, nel caso non ci fosse stato nessun collegamento con quelle degli indagati, sarebbe stato chiaro che questi ultimi non erano il mostro.

Il dettaglio delle impronte

"Esiste una sola impronta che non è mai stata confrontata con quella di Giancarlo Lotti, il quale passa a essere un complice secondario. È molto improbabile però che le due impronte non coincidano - sostiene il biassonese - Ricostruendo la scena, infatti, Lotti si accostò alla portiera per entrare col busto e sparare, aggrappandosi con la mano alla parte superiore della macchina".

Secondo Segnini, sarebbe proprio lui il colpevole dei 7 omicidi.

"Mi sono ripromesso di portare tutto alla ragione» afferma il mostrologo, che da anni riesamina la vicenda, passata agli onori della cronaca nazionale, riproponendo la sua opinione con un forte desiderio di approfondimento. È molto attivo sul suo canale Youtube che prende il nome da una frase pronunciata da Lotti durante il suo periodo di frequentazione con la nipote di Vanni, quando arrivati davanti al luogo di un delitto del «mostro», Giancarlo la tranquillizzò dicendole: «Quando sei con me, il mostro non c’è»".

Servizio a cura di Francesca Fioranelli

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