A 10 anni salva il padre colto da malore mentre è alla guida
L’incredibile storia di Giuseppe Moretti e del figlio Gabriele di soli 10 anni
Quando ha capito che il padre, colto da un grave malore, non era più in grado di guidare, lo ha assistito prendendo il controllo dell’auto, allertando i soccorsi tramite un amico di famiglia e salvandogli di fatto la vita. Una storia straordinaria, che merita di essere raccontata e che ha per protagonisti il piccolo Gabriele, 10 anni, e il papa, Giuseppe Moretti, volto noto a Vimercate anche per il suo impegno politico.
A 10 anni salva il padre colto da malore mentre è alla guida
Il fatto è accaduto due sabati fa e nei giorni scorsi papà Giuseppe, dopo essersi fortunatamente ripreso dal malore, ha deciso di rendere nota la vicenda attraverso il nostro Giornale. Naturalmente per valorizzare il gesto di grande coraggio del figlio, ma anche per spronare giovani e giovanissimi ad affrontare con coraggio i momenti difficili della vita. Infine, per ringraziare un amico, terzo e fondamentale protagonista della storia.
«Da qualche tempo purtroppo soffro di seri problemi cardiaci conseguenti ad un primo malore che mi colpì pochi minuti dopo la somministrazione della prima dose del vaccino anti Covid - ha raccontato Moretti, tenendo però a sottolineare di non essere in alcuno modo un “no vax” - Purtroppo è capitato. Da allora ho avuto diverse crisi cardiache. L’ultima, molto forte, sabato della scorsa settimana. Ero in auto con mio figlio Gabriele, di 10 anni. Viaggiavamo da Bernareggio verso Vimercate. Giunto a Ruginello, all’altezza del cimitero, ho avvertito un forte dolore al petto. Ho subito capito che si trattava di una nuova crisi. Ho cercato di mantenere la calma anche per non spaventare Gabriele. Ho rallentato la marcia cercando di procedere per raggiungere il centro di Vimercate, dove abita mia madre».
La situazione è però subito precipitata.
«In pochi istanti ho capito di non essere più in grado di guidare - ha aggiunto ancora - Per il dolore non riuscivo nemmeno più a usare il braccio sinistro. Ho impugnato il volante con il destro e ho chiesto a Gabriele di aiutarmi cambiando le marce secondo le mie indicazioni. Nel frattempo ho rallentato nella speranza di potermi fermare. Purtroppo il traffico e la posizione non me lo hanno consentito. Gabriele ha provato a fare cenno sbracciandosi e chiedendo aiuto anche ad un automobilista alle nostre spalle, ma questo per tutta risposta ha incominciato a suonare inveendo per il fatto che procedessimo a bassa velocità».
A quel punto Giuseppe Moretti ha stretto ulteriormente i denti.
«Ho deciso di provare a raggiungere casa di mia madre, in via San Gerolamo, nel centro di Vimercate - ha raccontato ancora - Nel frattempo Gabriele in alcuni tratti ha impugnato anche il volante per evitare che sbandassimo. Non solo, ha avuto la lucidità di prendere il cellulare e di chiamare in “viva voce” un nostro caro amico, Maurizio Di Marco (ex carabiniere di Vimercate in pensione, ndr). Maurizio ha cercato di calmare Gabriele invitandolo a continuare a fare quello che stava facendo. Nel frattempo ha immediatamente allertato i soccorsi e si è messo anche lui in auto per raggiungere via San Gerolamo, dove peraltro abita anche lui».
In pochi minuti Gabriele è riuscito a portare il papà a destinazione, in salvo. «Una volta giunti in cortile ha anche avuto la prontezza di tirare il freno a mano dell’auto perché ormai io ero allo stremo delle forze».
A quel punto è arrivata l’ambulanza che ha trasferito Giuseppe Moretti in ospedale. Qui i medici hanno riscontrato una situazione molto seria e lo hanno sottoposto ad un intervento che fortunatamente è andato a buon fine.
«Ho voluto raccontare questa storia per mettere in luce le capacità di mio figlio, un ragazzo timido che ha saputo però trovare grande forza e coraggio - ha concluso Moretti - Purtroppo la vita ci mette davanti a prove difficili anche in giovane età. Invito tutti i ragazzi a trovare la forza per affrontare le avversità. E poi un grande grazie va naturalmente al mio amico Maurizio, che ancora una volta è stato un angelo custode per me e per Gabriele. Durante la telefonata ha saputo tranquillizzare mio figlio dandogli indicazioni fondamentali. Senza di lui non so come sarebbe finita».