Monza

A Monza la commemorazione di don Puglisi, il prete anti-mafia

Sabato un incontro organizzato da Mnemosyne ha omaggiato il beato a 30 anni dalla sua uccisione. Anche la Brianza raccoglie il suo testimone contro l'infiltrazione della criminalità organizzata. Presenti autorità cittadine e Maurizio Artale, presidente del Centro di accoglienza che fondò il sacerdote a Palermo

A Monza la commemorazione di don Puglisi, il prete anti-mafia
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Sono passati 30 anni dalla tragica uccisione di don Pino Puglisi, il sacerdote del quartiere Brancaccio di Palermo, che con coraggio e spirito cristiano si è opposto all'egida della mafia, sottraendo tanti ragazzi della periferia palermitana ad un destino malavitoso.

Ne ha pagato scotto con la vita, quel tragico 15 settembre 1993, ma ora è tutto il mondo civile a rendergli onore, compreso a Monza, in cui sabato scorso alla Sala Maddalena è andato in scena un incontro di commemorazione dal valore civico e intriso di poesia. Ad organizzarlo è stato Ettore Radice dell'associazione culturale Mnemosyne, con la partecipazione di Francesco Racioppi, presidente della Commissione consiliare IV legalità del Comune di Monza e consigliere comunale di LabMonza e di Maurizio Artale, presidente del centro di accoglienza «Padre Nostro» di Palermo, fondato da don Puglisi, con la moderazione di Angela Grassi, giornalista e presidente Mppu Lombardia.

Un momento di poesia ha aperto l'incontro

In apertura un momento toccante è passato per le parole di Antonetta Carrabs, poetessa e presidente della Casa della Poesia di Monza, che ha letto uno stralcio del testo "Il fiore del dolore" di Mario Luzi, dedicato a padre Puglisi. Si è commossa la poetessa al termine della lunga lettura, toccata insieme dal ricordo di Luzi - che fu suo maestro - e dalle parole del poeta dedicate al sacerdote palermitano.

Si legge nel prologo della bellissima poesia:

"Cos’è una vita / una vita nella vita / immensa incommensurabile. / La mia vita ha preso senso / dal non essere più, dall’essermi / stata tolta… / ma non era mia, / era del mondo, era della vita. / Signore, la mia vita / in te, presso di te è misteriosamente / tua e mia, / pure tra gli uomini, / i poveri, i reietti / tra i quali sono stato / a faticare, questo almeno resti: / gli uomini d’onore non sono neanche uomini, / sono meno che uomini, si degradano da soli / al rango di animali / aiutali / a liberarsi dall’indegnità / ma aiuta prima le loro vittime. / Aiuta, ti prego, coloro che li aiutano"

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La storia del sacerdote e di un biennio drammatico

Come premessa Ettore Radice ha fatto un excursus sulla vita di don Puglisi e sull'anno della sua drammatica uccisione, il 1993. Fu quello il secondo anno di un biennio (1992-1993) che colpì al cuore lo Stato italiano. La mafia aveva ormai deciso di darsi alla guerra aperta, recidendo ogni filo della ragione. In quel biennio ci furono 9 bombe che fecero 21 vittime, tra cui i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e anche delle bimbe (nell'attentato a Firenze in via dei Georgofili).

La violenza inaudita della mafia di quegli anni non risparmiò nemmeno la Chiesa, dopo il celebre discorso di Papa Giovanni Paolo II alla Valle dei Templi di Agrigento, in cui espresse parole durissime e inesorabili di condanna contro i mafiosi.

Don Pino Puglisi, parroco della Chiesa di San Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, venne assassinato da Cosa Nostra, nel giorno del suo 56esimo compleanno, il 15 settembre 1993.

"Il killer Salvatore Grigoli, arrestato nel 1997, colpevole di 46 omicidi, tra cui quello del sacerdote, afferrò don Puglisi per un braccio dicendogli: 'Padre, questa è una rapina' - ha raccontato Ettore Radice - Il sacerdote ebbe solo il tempo di rispondere: 'Me lo aspettavo'. Poi sorrise al suo assassino. Grigoli sparò più colpi di pistola, colpendolo alla nuca. Il primo a correre sulla scena del delitto fu un vicino di casa. Trovò il sacerdote con le braccia in croce, raccolte sul petto in un’ultima preghiera silenziosa. Ai funerali per le strade di Palermo parteciparono migliaia di persone. Grigoli poi confessò che la mafia considerava l’impegno di don Puglisi, nel sottrarre i ragazzi del quartiere alle organizzazioni della criminalità organizzata, estremamente pericoloso per la supremazia di Cosa Nostra a Palermo. Il 25 maggio 2013, davanti ad una folla di 100 mila fedeli, don Giuseppe Puglisi, il primo martire della Chiesa ucciso dalla mafia, fu proclamato beato".

Maurizio Artale oggi dirige il Centro fondato dal beato

Bellissimo è stato poi l'intervento di Maurizio Artale, venuto a Monza direttamente dal quartiere Brancaccio di Palermo per portare la sua testimonianza di persona che prodiga il suo impegno quotidiano nella periferia palermitana, facendosi erede dell'insegnamento di cristianità e di umanità del beato Puglisi.

Artale dirige il Centro di accoglienza "Padre Nostro" di Brancaccio, fondato proprio da padre Puglisi, portando avanti l'azione pastorale e pedagogica nel recupero dei minori e degli adolescenti costantemente sottoposti al rischio di emarginazione e di reclutamento da parte della criminalità organizzata. Oggi l’Associazione continua ad operare a favore delle fasce più deboli attraverso interventi e progetti di aiuto realizzati assieme ad enti pubblici e ad altre organizzazioni no-profit, con particolare attenzione a coloro che sono emarginati per ragioni legate alla condizione sociale. Gravitano al suo interno circa cento persone tra soci, operatori, personale volontario, giovani in servizio civile, tirocinanti provenienti da diverse facoltà e corsi di laurea. Pian piano il Centro si è evoluto con una progressiva professionalizzazione, ampliando il suo raggio d’azione.

Tutto questo impegno è condensato nel volto, nelle parole, perfino nel fare di Artale. Persona semplice e alla mano - con quel pragmatismo onesto e sincero che viene da chi è dentro la realtà - il volontario ha tratteggiato con efficacia e profondità il messaggio lasciato da Puglisi, facendo trapelare la sua stessa devozione alla nobiltà di questo lascito. Ha ribadito il coraggio avuto dal sacerdote in quel tempo, quando Brancaccio era la "testa di ponte" dei corleonesi a Palermo, che gli costò la solitudine.

"Don Puglisi sapeva, si immaginava che avrebbe pagato con la vita il suo impegno per strappare i ragazzi da un destino malavitoso a Brancaccio - ha raccontato il volontario - Ma anche nel momento dell'agguato non ebbe paura, non si piegò, rimase a schiena dritta. Questo colpì molto i suoi esecutori, la serenità che lui trasmise anche nel momento della morte. Ma una cosa ancora di più li scosse e li turbò: il suo sorriso. Don Puglisi sorrise ai suoi esecutori, con un sorriso puro, di chi perdona. Gaspare Spatuzza a seguito di questo sorriso si convertì".

Per Artale, esattamente sulla linea di padre Puglisi, sono la scuola, l'educazione e il senso civico, la cultura, a fare la differenza nel contrasto alle mafie. E poi un aspetto, una responsabilità verso i giovani: l'esempio. "Bisogna dare l'esempio, ognuno di noi deve essere un esempio - ha concluso - Quando i ragazzi ti guardano devono capire che tu ci credi davvero. Se ognuno di noi nel suo piccolo è onesto, in quello stesso momento sta facendo la differenza a livello sociale".

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Dal Comune il giudizio ambivalente di Racioppi sul contrasto alle mafie

Sul piano politico il commento di Francesco Racioppi, consigliere comunale di LabMonza e presidente della Commissione consiliare IV legalità del Comune, ha messo il focus su due aspetti di segno opposto: da un lato la soddisfazione per il primo bene confiscato alla mafia dal Comune di Monza a San Fruttuoso, in via Marelli, che diventerà ora un centro di servizio per le donne vittime di violenza; dall'altro la sottovalutazione del fenomeno mafioso in provincia di Monza e Brianza, con una politica che per tanto tempo ha pensato a questo come un tema non prioritario, non osservando che la 'Ndrangheta ha intanto proliferato in termini di investimenti economici nel territorio brianzolo (e sempre più in bandi pubblici), secondo i dati riportati dalla Dia.

Anche per Racioppi, come per Artale, senza scuola e cultura non si contrastano le mafie. Tutto parte da lì, e dalla società civile, per cui sentito è stato il suo ringraziamento a Brianza Sicura, Cpl, Libera contro le Mafie, Sindacati confederali, enti del Terzo settore e Ordine degli avvocati.

Prossimo appuntamento di Mnemosyne venerdì 29 sul Concilio Vaticano II

Questo incontro su don Puglisi è stato il secondo della rassegna di tre incontri organizzata da Mnemosyne dal titolo "I giorni si fanno Storia", tre appuntamenti per raccontare tre giorni che hanno segnato la Storia d’Italia. Il prossimo e ultimo appuntamento si terrà venerdì 29 settembre alle 21 ancora alla Sala Maddalena di Monza, e tratterà la storica riapertura del Concilio Vaticano II da parte di Papa Paolo VI ( 29 settembre 1963).

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