A Monza nasce la Stanza dell'Ascolto per le vittime di reato
Sottoscritto tra Comune e Questura un nuovo protocollo di collaborazione. Ecco che cosa prevede
Il Questore della Provincia di Monza e della Brianza, Marco Odorisio, ed il Sindaco di Monza, Paolo Pilotto, in un’ottica di collaborazione interistituzionale nella tutela delle vittime di reato, hanno sottoscritto questa mattina presso la Sala Giunta del Comune di Monza il “Protocollo di collaborazione per la realizzazione di spazi di ascolto per le vittime" presso la Questura di Monza e della Brianza.
A Monza nasce uno spazio di ascolto per le vittime di reato
L’iniziativa - nata dalla volontà, condivisa da Questura, Amministrazione comunale di Monza e Procura della Repubblica brianzola, di sperimentare presidi prossimi alle vittime di reato nei luoghi in cui si manifestano più abitualmente i loro bisogni - prevede l’affiancamento di mediatori e operatori sociali esperti nell’ascolto delle vittime vulnerabili dell’ Ufficio di Giustizia Riparativa e Ufficio Vittime del Comune di Monza ad operatori dell’Ufficio Denunce della locale Questura.
La sperimentazione avviata a inizio 2023
Con la sottoscrizione di oggi si è data formalità e stabilità ad una sperimentazione avviata nel gennaio 2023 e che ha visto l’istituzione presso la Questura di via Montevecchia di un presidio stabile (denominato “Stanza dell’ascolto”), aperto il lunedì, il mercoledì ed il venerdì, dove - parallelamente agli atti di denuncia/querela gestiti esclusivamente dal personale della Polizia di Stato addetto all’Ufficio Denunce - gli operatori esperti nell’ascolto delle vittime vulnerabili dello Sportello Vittime del Comune di Monza, accolgono le vittime di reato offrendo un primo momento di ascolto generalista.
Qui gli operatori raccolgono le istanze dei denuncianti per poi invitarli nella sede di Via Cederna ad un secondo incontro dove possono ricevere informazioni sui loro diritti, sostegno psicologico, accompagnamento educativo, orientamento e accompagnamento alla rete dei servizi territoriali (sociali e specialistici), sulla possibile partecipazione ai programmi di giustizia riparativa.
Cosa prevede il protocollo
Il protocollo prevede espressamente che:
“per una persona che si presenta in Questura, il primo contatto deve essere sempre con la Polizia. Il momento di raccolta della denuncia-querela e il momento di ascolto delle vittime sono temporalmente e spazialmente distinti, senza che possano esserci interferenze. Durante la raccolta della denuncia è presente solo il personale di Polizia addetto. Allo stesso modo, durante il colloquio nella Stanza dell’Ascolto sono presenti solo gli operatori del Comune. Il personale di Polizia accompagna la persona nella Stanza dell'Ascolto riferendo esclusivamente il fatto denunciato. L’operatore di Polizia che raccoglie la denuncia-querela può presentare al denunciante l’opportunità di un accesso alla Stanza dell’Ascolto qualora ravvisi nella persona dei bisogni emotivi, relazionali o sociali o si renda conto che il fatto denunciato ha avuto un impatto particolarmente significativo o ha implicazioni valoriali, relazionali sul denunciante. L’accesso alla Stanza dell’Ascolto è volontario, confidenziale, gratuito. Nella Stanza dell’Ascolto non vengono raccolte le generalità della persona, che viene identificata solo tramite il suo nome per facilitare il dialogo. Alla persona, viene offerto un primo momento di ascolto circoscritto all’esperienza oggetto della denuncia, ai vissuti, e alle conseguenze emotive derivatene. L’ascolto può avere anche la funzione di orientare la persona verso il servizio ritenuto più adeguato qualora emergano istanze specifiche da rivolgere ad altri attori istituzionali. A conclusione del colloquio, l’operatore della Stanza dell’Ascolto offre la disponibilità ad un ulteriore contatto presso la sede dell’Ufficio del Comune, sito all’interno del Centro Civico Cederna Cantalupo, di Via Cederna 19 a Monza.”
I dati
I dati diffusi dalla Questura forniscono anche una prima fotografia relativa al servizio: da gennaio al 31 ottobre 2023, sono stati 60 i cittadini/denuncianti che hanno richiesto il sostegno ed il supporto degli operatori dello Sportello. Di questi 29 uomini e 31 donne per una fascia età che nel 43% rigurda persone tra i 36-55 anni, nel 32% tra i 56 e i 70, nell'11% riguarda persone con più di 70 anni, nel 7% giovani tra i 18 e i 25 anni, e nel rimanente 7% tra i 26 e i 35 anni.
Per quanto riguarda i motivi delle denunce: nel 45% si tratta di reati contro il patrimonio, nel 41% di reati contro la persona, nel 14% non costituiscono reato. Molti di questi soggetti sono stati successivamente presi in carico dai Servizi comunali.
Tale approccio integrato ha consentito di limitare al massimo le situazioni di cosiddetta “vittimizzazione secondaria” e ha fatto al contempo registrare un’evidente ricaduta positiva sulla qualità della quotidiana attività degli operatori di Polizia preposti all’Ufficio Denunce, nonché un apprezzamento degli utenti della Questura.
La supervisione
I risultati dell’iniziativa in argomento sono supervisionati da un’equipe di esperti dell’Università Bicocca di Milano, coordinata dal Professor Adolfo Ceretti (Ordinario di Criminologia e Docente di Mediazione reo-vittima nell’Università di Milano-Bicocca; dal 1998 responsabile dell’Ufficio per Giustizia Riparativa e per la Mediazione del Comune di Milano), che si occuperà di fornire una prima validazione scientifica dei dati complessivi raccolti al 31 dicembre 2023.
I casi rappresentativi
Tra le tante storie di disagio intercettate dagli operatori del Comune, alla sottoscrizione di oggi sono stati portati due casi rappresentativi del lavoro svolto (i nomi e le storie sono stati modificati per opportune ragioni di tutela delle vittime accolte): la vicenda di Agnese, giovane donna che ha deciso di denunciare il suo ex dopo anni di sudditanza psicologica, caso particolarmente rilevante perché fa emergere l'importanza del lavoro di raccordo tra i servizi. Il caso di Michele, che ha permesso di descrivere il lavoro svolto all'interno delle due stanze (legge e ascolto) e di validare il modello assunto all'interno del protocollo.
Lo sviluppo del progetto, favorevolmente accolto dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, è stato esteso - attraverso un collegamento diretto con i protocolli operativi della Rete Antiviolenza Artemide di Monza e Brianza e CIPM Milano - alle vittime di violenza domestica, stalking e cyberbullismo le cui istanze vengono trattate dalla Divisione Anticrimine della Questura per i profili di possibile applicazione dell’Ammonimento del Questore nell’ambito del cosiddetto “Protocollo Zeus”.