Per un gigante del cinema italiano come Luchino Visconti, lui era “il più bello di tutti”. Ed è difficile non essere d’accordo nell’ammirare il fascino di un uomo che, con la sua bellezza ma ancor più con la sua bontà d’animo, era riuscito a conquistare davvero tutti.
Addio Wolf, adone del cinema innamorato della Brianza
Lutto a Velate per la scomparsa di Wolfgang Hillinger, per tutti più semplicemente Wolf, attore e fotomodello di origini tedesche, ma profondamente innamorato della Brianza, spentosi in settimana all’età di 84 anni nella sua casa in località Dosso, doveva viveva insieme a Carlo Belgir, titolare del celebre atelier milanese di tessuti. Classe 1941, nato a Monaco di Baviera, aveva lavorato da giovane come pasticciere. Ma il suo sogno, coronato quando aveva poco più di vent’anni, era quello di vedere il mondo. E in particolare l’Italia:
“Arrivò a Milano con il treno negli anni ‘60 – racconta oggi Belgir, compagno di una vita trascorsa fianco a fianco, in quella profonda amicizia sfociata anche in amore per un certo periodo – Lo notò subito una donna, rimasta affascinata dalla sua bellezza che si adattava perfettamente al mondo del cinema: era Monica Vitti. E il giorno dopo era con lei a girare un film”.

Dagli esordi a “La vita è bella”
La carriera di Wolf inizia proprio qui. Decine i titoli in cui il suo nome compare; così come il suo volto, squadrato e magnetico allo stesso tempo, capace di conquistare il grande schermo e i più rinomati registi dell’epoca. “Modesty Blaise” di Joseph Losey, “Requiem per un agente segreto” di Sergio Sollima, “Il Marinaio del Gibilterra” di Tony Richardson, “Diabolik” di Mario Bava sono solo alcune delle pellicole in cui recita Wolf. Che figura anche ne “L’isola delle svedesi” di Silvio Amadio, “Satyricon” di Federico Fellini e ne “La caduta degli dei”, proprio di Visconti. L’ultima sua apparizione cinematografica è nientemeno che ne “La vita è bella”, di Roberto Benigni, nel 1997, che all’artista toscano varrà anche l’Oscar per il miglior film.
“In seguito avrebbe dovuto girarne un altro insieme a Benigni, ma poi non se ne fece nulla – prosegue Belgir – Wolf, del resto, non era uno a cui piaceva impegnarsi troppo. Preferiva vivere delle sue innumerevoli passioni. E alle mondanità, pur amando il teatro, il cinema e gli eventi culturali, ha sempre preferito la vita reale, le persone vere e genuine”.
Una vita vera, lontana dalle mondanità
E non è un caso che in paese, a Velate, tutti lo conoscessero al di là della carriera cinematografica. Modello da copertina per i fotoromanzi degli anni ‘70 e ‘80 e volto dei più noti spot pubblicitari, restano celebri alcuni aneddoti che ben descrivono questa sua straordinaria natura umana:
“Era in Marocco per girare alcuni servizi per l’Istituto Commerciale Estero, quando la produzione mi chiamò chiedendo se avessi sue notizie – ricorda Belgir – Era sparito. Invece venne fuori che, approfittando di alcuni giorni liberi, si era unito ad una tribù di berberi ed era rimasto con loro nel deserto. Stessa cosa in Egitto, quando si vestì da locale per visitare gli angoli più misteriosi delle città. Oppure ancora in Iraq, quando dovette travestirsi da arabo per riuscire a scappare dal Paese…”.

Le radici a Velate
Una vita intensa, vissuta appieno come solo chi sa che “di doman non v’è certezza”. Ma se Wolf era noto per essere un giramondo, altrettanto vero è che le sue radici erano ben salde qui, in questo angolo di Brianza in cui aveva trovato casa. Non era infatti insolito trovarlo a girare per le vie di Velate, sfoggiando non solo qualche parola in dialetto (con un inconfondibile accento tedesco, naturalmente), ma anche quel sorriso, affilato e sgargiante, che lo aveva reso celebre. Anche qui, nel piccolo borgo, dove tutti gli hanno voluto un gran bene riconoscendogli una straordinaria umanità.
“Vede il giardino? L’aveva fatto tutto lui, era innamorato di questo posto – dice il compagno indicando fuori dalla finestra di una villetta immersa nel verde – Noi ci eravamo conosciuti durante le riprese di un suo film, negli anni ‘60, e da giovani frequentatori degli ambienti culturali di Milano, abbiamo anche vissuto una storia d’amore per una decina d’anni. Dopodiché, anche quando questo sentimento è sfiorito, siamo sempre rimasti ottimi amici. Anzi, molto di più. Siamo stati quasi fratelli, tanta è stata la stima e l’affetto reciproco che ci ha legato in tutti questi anni. E nel 2017 avevamo anche deciso di celebrare civilmente la nostra unione, a coronamento di una vita trascorsa fianco a fianco”.
Un’impronta indelebile
Il cuore di Wolf, da qualche tempo fiaccato dall’incedere del tempo, ha cessato di battere lo scorso martedì, nella storica casa della famiglia Belgir:
“Si è spento lentamente, giorno dopo giorno. E forse ultimamente aveva capito che stava percorrendo l’ultimo tratto della sua vita. Eppure fino all’ultimo ha avuto la forza e lo spirito di lasciare il segno nella gente che lo incontrava. Con qualche parola, una battuta, ma anche solo con la sua presenza”.
Un’impronta profonda e indelebile nel patrimonio culturale e umano del panorama cinematografico e culturale. Ma non solo. Perché Wolf è stato davvero “il più bello di tutti”. Nell’aspetto fisico, certo, ma anche, e soprattutto, nel cuore.