Seregno

Aggiungi quattro posti a tavola per accogliere chi è fuggito dalla guerra

La famiglia Diotti accoglie una mamma e i tre figli che hanno lasciato l'Ucraina.

Aggiungi quattro posti a tavola per accogliere chi è fuggito dalla guerra
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Da due settimane la famiglia Diotti è... più numerosa. I genitori, Chiara e Marco, rispettivamente di 47 e 53 anni, insieme ai figli Claudia (20 anni), Samuele (16), Anna (13) e Matteo (7) hanno deciso di aprire la loro casa a Viktoriia (Vicka), 31enne, che ha lasciato l’Ucraina con i tre figli: Vladyslava (Vlada) di 9 anni, Valeriia (Lera) di 6 e Yarolsav (Yarik) di 4.

Aggiungi quattro posti a tavola per accogliere chi è fuggito dalla guerra

«Siamo molto felici con la famiglia Diotti che ringraziamo per tutto quello che sta facendo per noi, Chiara in particolare ci sta aiutando molto con i bambini - è il messaggio di Vicka, tradotto da una delle cognate - Ci hanno accolti come se fossimo parte della loro famiglia».

La famiglia seregnese si è subito messa a disposizione: «Abbiamo risposto alla richiesta di spazi da parte del Comune per poter ospitare le persone appena arrivate dall’Ucraina - spiegano Chiara e Claudia Diotti - Nel giro di poche ore siamo stati contattati, inizialmente per ospitare una mamma con due figlie, poi ci è stato comunicato che c’era bisogno di una casa per quattro persone. Ci sembrava fattibile e abbiamo accettato».

I preparativi

Sono iniziati così i preparativi: «Grazie alla Caritas e agli scout abbiamo recuperato letti, coperte e tutto il necessario per poterli sistemare nella nostra taverna. Tempo due giorni e i tutor del Comune li hanno accompagnati da noi, insieme alle due cognate ucraine di Vicka, che vivono in zona, ma purtroppo non possono ospitarli e hanno fatto da interpreti».
Mamma e figli arrivano da Odessa. «Ci hanno raccontato che la loro città è  ancora tranquilla, anche se viene continuamente sorvolata dagli elicotteri. Il loro viaggio è stato molto faticoso: è durato sei giorni, perché hanno dovuto attraversare tutta l’Ucraina tra treni e pullman, portando con loro solamente i documenti e poco altro. Il papà è dovuto rimanere in Ucraina, ma si sentono regolarmente».

La difficoltà maggiore è quella linguistica: «Non è semplice comunicare, anche se con i bambini basta davvero poco, un gioco o un sorriso, per capirsi. Sono sereni e hanno già imparato qualche parola di italiano e noi di ucraino».

L'accoglienza è arricchimento

C’è la fatica, ma anche la consapevolezza che accogliere qualcun altro sia un arricchimento: «Stiamo imparando a condividere quello che abbiamo e a confrontarci con una realtà diversa dalla nostra. Se noi fossimo al loro posto, vorremmo ricevere la stessa accoglienza e possiamo solo immaginare come si sentano loro: si sono ritrovati da un giorno all’altro in un Paese che non conoscono, di cui non parlano la lingua, a casa di sconosciuti».

Chi accoglie una famiglia ucraina non viene lasciato solo: «Il Comune è sempre presente attraverso i due tutor. La Casa della carità fornisce una prima accoglienza e la possibilità di avere un pacco con i beni di prima necessità. I bimbi hanno avuto dei problemi di salute e, sempre tramite la Casa della carità, sono seguiti da un pediatra, molto disponibile. E appena possibile inizieranno l’inserimento alla scuola Rodari».

Non tutti possono ospitare una famiglia ucraina, ma ognuno può dare il proprio contributo: «Si può aiutare in tanti modi, magari mettendo a disposizione del tempo per aiutare le associazioni del territorio, dalla Caritas alla Scuola di italiano per stranieri, oppure supportando le famiglie che hanno accolto queste persone».

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