Lentate sul Seveso

Agricoltori in ginocchio per l’emergenza siccità: «Altro che sperare, qui non ci resta che pregare»

Situazione drammatica per l’azienda «La Baragia»: «Persa la metà del foraggio, cosa diamo da mangiare agli animali?»

Agricoltori in ginocchio per l’emergenza siccità: «Altro che sperare, qui non ci resta che pregare»
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«Non bastava il rincaro delle materie prime e il caro bollette, ora anche la mazzata dell’emergenza siccità. Non ho mai assistito a una situazione così drammatica, qui non basta sperare, bisogna proprio pregare. Altrimenti non so se e come ne usciremo».

Agricoltori in ginocchio per l’emergenza siccità

E’ seriamente preoccupato Corrado Barcella, 62 anni, titolare della storica azienda di famiglia «La Baragia» di Birago. Cresciuto tra fieno, mangimi, campi e animali, «non ricordo di aver mai dovuto affrontare un problema così grave, questa la definisco una bella esperienza negativa, bella perché ci mette a dura prova e se riusciamo a superarla nulla ci potrà più spaventare». La sua azienda zootecnica, operativa dalla metà degli anni Settanta in via Mancini, è autosufficiente perché produce autonomamente il foraggio e tutto il necessario per nutrire i suoi 300 bovini, 160 dei quali da latte.

«Ma ora, a causa della mancanza di piogge e della secchezza del terreno, è andata persa buona parte del raccolto e siamo costretti a reperire quello che ci manca dall’esterno, per un totale che, secondo dei calcoli che ho fatto, si aggira sui 50mila euro. Sempre poi che si riesca a trovare, perché è un problema generalizzato di tutti gli agricoltori. Altrimenti saremo costretti ad abbattere tutti i capi di bestiame», si sfoga Barcella, che quindi porta dei dati, per dare un’idea della situazione critica: «Su 525 pertiche di mais, se a breve dovesse piovere riusciremmo a salvarne 120. Tutto il resto non è recuperabile, è compromesso». La situazione è pesante anche per quanto riguarda il foraggio: «Ne manca la metà. Siamo riusciti a fare il primo taglio, ottenendone solo una parte, ormai il secondo è andato... Speriamo nel terzo, contiamo sulla pioggia. Se penso che nelle annate migliori si riusciva addirittura a fare il quarto... mi sembra una situazione surreale». E anche se il problema siccità è venuto a galla nelle ultime settimane, «la problematica c’è da molti più mesi, perché è da novembre che non piove. Ci si allarma adesso, ma in realtà è da maggio che il terreno è secco e quindi in sofferenza».

La speranza di qualche contributo

Non resta che sperare in qualche contributo economico, dallo Stato o dalla Regione: «Le associazioni di categoria, Coldiretti, Cia e Confagricoltura ci possono aiutare nelle questioni burocratiche e a far sentire la nostra voce ai piani alti - aggiunge - Ma la situazione è davvero drammatica, abbiamo bisogno al più presto di un supporto. Altrimenti non so cosa ne sarà dei nostri bovini».

Bovini che stanno soffrendo molto per le temperature torride di queste settimane. Il caldo compromette anche la produzione di latte, «ma questo è un calo fisiologico che si presenta nel periodo estivo - precisa Daniele Barcella, che aiuta il padre nella gestione dell’azienda - Le vacche frisone, la razza che alleviamo noi, sono originarie del Nord Europa e quindi resistono molto bene con le basse temperature, ma soffrono già sopra i 23 gradi, quindi con questo caldo sono molto stressate. Cerchiamo di farle stare meglio con ventilatori e nebulizzatori, ma ovviamente non risolvono del tutto». L’urgenza riguarda quindi principalmente il loro sostentamento: «Se finiamo le scorte dell’anno scorso e non riusciamo a reperire abbastanza foraggio, come le nutriamo?».
Della questione si è interessato anche il sindaco Laura Ferrari, che ha manifestato vicinanza ai Barcella e a tutti gli agricoltori lentatesi «per la difficile situazione» e si è resa disponibile a un confronto.

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