Desio

Alessandro Rusconi, il partigiano desiano premiato con la medaglia garibaldina

A 96 anni ricorda le tante azioni contro il fascismo vissute in prima persona, riconoscimento per il contributo alla Resistenza

Alessandro Rusconi, il partigiano desiano premiato con la medaglia garibaldina
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«Queste cose che dico, che scrivo sono verissime perché le ho viste con i miei occhi». Alessandro Rusconi, 96 anni, residente a Desio, è stato protagonista della Resistenza milanese e un testimone degli avvenimenti più significativi durante la Seconda Guerra Mondiale.

La storia del partigiano desiano Alessandro Rusconi

Ha raccontato la sua straordinaria storia di coraggio, fortuna e determinazione come partigiano. Da giovane, Rusconi ha partecipato a diverse azioni di sabotaggio sulle ferrovie, ed è stato testimone diretto degli eventi che hanno segnato la storia d’Italia, come quella del movimento partigiano.
Nella sua giovinezza, a Cusano Milanino, dove viveva, Rusconi è stato coinvolto attivamente nel movimento partigiano, nella brigata Garibaldi (unità operative organizzate nel 1943-1944), quasi a sua insaputa: «Io non sapevo nemmeno di chiamarmi partigiano all’inizio, l’ho scoperto dopo, a guerra finita. Ho partecipato a delle azioni che ritenevo giuste e nelle quali mi sono ritrovato».

Tutto ebbe inizio un giorno, quando fu catturato da un fascista della sua zona che lo riconobbe: «Andavo in bicicletta di notte, portando un sacco di grano per un amico di mio padre, ma mi ha fermato un fascista che mi ha riconosciuto». Non si poteva uscire dopo il coprifuoco la sera.

Il treno per il campo di concentramento e la fuga

Perciò a soli 14-15 anni venne messo su un carro bestiame e portato a Milano Centrale, dove venne caricato su un treno diretto verso un campo di concentramento in Germania. Fortunatamente, riuscì a fuggire. Saltò dal treno (era il 1944) e da quel momento in poi diventò un partigiano, ma, appunto, senza realmente esserne a conoscenza. Era parte di un movimento all’interno del quale si sentiva protetto.

Costretto a nascondersi, trovò rifugio a Cusano Milanino, dove già si stavano organizzando attività partigiane:

«Io vivevo nascosto», racconta. Finché fu invitato a unirsi al gruppo dei partigiani e fu portato a Barlassina, dove venivano raccolti sacchi di rame e alluminio per fabbricare strumentazione bellica. Nonostante le difficoltà, Rusconi riuscì a tornare a casa sua, dove si trovava la caserma di Cusano Milanino; qui trovò altri giovani pronti a combattere per la libertà. Cusano diventò una base di comando per i partigiani, grazie anche alla collaborazione dei cittadini residenti nella zona.
Il desiano ha partecipato a missioni notturne di sabotaggio per danneggiare macchinari bellici italiani che erano destinati ai tedeschi e che dalla Svizzera erano diretti in Germania.

I ricordi

Durante la guerra, fu testimone dei bombardamenti degli americani a Gorla e vide il ponte della Breda crollare sotto i colpi delle esplosioni: «Ho visto una bomba cadere in una roggia dove c’erano tante persone che si stavano nascondendo. Sono immagini rimaste bene impresse nella mia mente», ricorda .
Sempre lì si verificò un episodio particolarmente tragico, pochi giorni prima del 25 aprile, quando Rusconi e un gruppo di partigiani cercarono di fermare il ritorno dei tedeschi. Sette operai piazzarono una mitragliatrice per fermarli, ma i tedeschi uccisero tutti i ragazzi presenti. Rusconi chiamò i rinforzi, ma al suo ritorno tutti i partigiani erano stati uccisi. Lui si salvò. Si considera fortunato e benedetto dal Signore: «Ho fatto delle cose per le quali mi sono salvato, ma ho rischiato veramente; c’è qualcuno che prega per me», rimarca.
Alla fine della guerra, anche se miseria e povertà erano diffuse, Rusconi ha continuato a lottare per la sua comunità. «Dopo l’8 settembre si percepiva tanto odio personale nei confronti dei fascisti, da parte di tutti. Ho notato che tanti fascisti che avevo conosciuto da bambino erano poi diventati comunisti, passati quindi dalla parte opposta, e mi sono reso conto di quanto la cattiveria repressa fosse ancora presente nella popolazione, che era come divisa».

La medaglia garibaldina

Nel 1947 Rusconi ricevette la medaglia garibaldina per il suo contributo alla Resistenza: «Per me è arrivata inaspettatamente, è stata una sorpresa; voleva dire che i comandanti partigiani avevano fatto rapporto sulle nostre azioni e, grazie a questi, ho ricevuto la medaglia, il riconoscimento da Roma». Il desiano ricorda che in quel periodo c’era una grande miseria, ma anche resilienza e speranza.

Un esempio di coraggio e resilienza

Oggi, a 96 anni, Rusconi vive in città; durante la sua vita ha gestito una polleria a Milano: «Mi sono alzato alle 3 del mattino ogni giorno per oltre 40 anni e andavo a dormire alla sera tardi, ma sono sempre riuscito a far fronte alle sfide che la vita mi ha riservato». Ha una grande passione per il ciclismo. Ha formato la sua famiglia e ora i suoi nipoti ascoltano le sue storie, dei tempi difficili della guerra e della resistenza. Lui è un esempio di coraggio e resilienza che continua a ispirare le nuove generazioni. «I lombardi forse se ne sono dimenticati, ma io voglio raccontare e ricordare quello che ho vissuto fino a oggi, a 96 anni. Solo questo ho, le mie memorie, che provo a scrivere per aiutarmi a mettere in ordine i pensieri».

La sezione Anpi E. Novati di Desio gli ha conferito la tessera «ad honorem» perché insignito del Diploma di Medaglia Garibaldina da Pietro Secchia e Luigi Longo, comandanti e organizzatori delle Brigate Partigiane della Resistenza italiana.

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