Monza, ambiente e sicurezza

Anche il Parco della Valle del Lambro al convegno di Legambiente

All'Urban Center il presidente Marco Ciceri ha parlato del rischio idrogeologico nel territorio

Anche il Parco della Valle del Lambro al convegno di Legambiente
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Anche il Parco della Valle del Lambro al convegno organizzato all'Urban Center per discutere di ambiente e in particolare sul rischio idrogeologico in Brianza

Parco Valle del Lambro insieme a Legambiente

"Sono passati vent’anni dall’alluvione che ha interessato l’intera Brianza. Quando sono stato invitato a questo seminario, la prima domanda che mi sono posto è stata se noi amministratori e istituzioni questi anni li abbiamo impiegati bene oppure se, come capita tante volte, ci siamo dimenticati in fretta del disastro, del fango nelle case e nelle fabbriche".

Ha esordito così ieri mattina, sabato 8 ottobre, all’Urban Center il presidente del Parco della Valle del Lambro Marco Ciceri, invitato dal circolo di Legambiente Alexander Langer tra i relatori del convegno organizzato per ricordare l’alluvione del novembre 2002 e per capire quali e quante opere siano state già realizzate e quali e quante invece siano ancora da fare per mitigare il rischio di nuove esondazioni e migliorare la qualità delle acque del Lambro.

Il ricordo dell'alluvione del 2002

"Torniamo brevemente al novembre 2002". Così Ciceri ha iniziato il proprio intervento, sviluppando un resoconto cronologico fino all'alluvione del 2002. "La valle del Lambro è da qualche settimana interessata da piogge intense ha continuato - Il fiume si ingrossa, poi cala, poi s’ingrossa di nuovo finché non si sparge la voce che lassù, alla diga, qualcuno abbia aperto le paratoie rilasciando un’enorme quantità d’acqua nel fiume Lambro già pieno. Bastano poche ore e l’acqua del fiume esce dagli argini in tutta la valle. In quel momento tanti di noi hanno scoperto che il Lambro era regolato, o meglio non regolato, da una fantomatica diga di cui nessuno sapeva niente. Ecco, questa è per me l’istantanea di un disastro che per poco non è stata tragedia".

Il Parco della Valle del Lambro in prima linea

"Nessuno sapeva niente - ha continuato ancora Ciceri - Ora, dopo vent’anni, tutto è cambiato. Intanto il Parco e i Comuni della valle, con il sostegno di Regione Lombardia e l’aiuto di Aipo, si sono appropriati della conoscenza del fiume, delle sue criticità ma anche delle sue opportunità. La fantomatica diga è diventata di proprietà di Regione Lombardia e, dal 2009, è gestita dal Parco. Ora la diga non solo è completamente ristrutturata, ma è stata l’occasione per avviare un percorso virtuoso che ha portato il Parco a essere un attore importante per la gestione del rischio idrogeologico. Anche grazie alla ristrutturazione del Cavo Diotti ora esiste un modello idraulico che in base alle previsioni di pioggia è in grado di prevedere il livello del fiume Lambro e non solo".

Il Cavo Diotti

"Un esempio concreto di questo nuovo ruolo del Parco è stato proprio il cantiere di ristrutturazione del Diotti. Nel 2013, l’anno precedente i lavori, il Parco è stato promotore di una serie di incontri in quasi tutti i Comuni della Valle per spiegare perché era necessario intervenire sul Cavo Diotti e quali avrebbero potuto essere gli scenari da affrontare durante il cantiere e, in caso di necessità, il piano B, ovvero la smobilitazione del cantiere – ha proseguito ancora Ciceri - A fine 2013 il Parco, in collaborazione con tutte le Province ed i Comuni della valle e del lago di Pusiano, è stato poi promotore di una esercitazione su uno scenario molto simile al 2002, cosa che peraltro è puntualmente successo nell’ottobre del 2014 proprio durante il cantiere. Ma gli interventi del Parco non si sono limitati alla ristrutturazione e gestione del Diotti. Nel 2018 è stata inaugurata la diga delle Fornaci ad inverigo, una grande vasca di laminazione da un milione di metri cubi che mette in sicurezza l’abitato dei mulini di Briosco ma anche una parte consistente dei vecchi mulini di Verano Brianza, Carate Brianza, Sovico, Triuggio, Biassono e Arcore".

Il presente nel grande cantiere di Brenno

Il presente del Parco, secondo il presidente, è invece il grande cantiere della Cava di Brenno a Costa Masnaga. "Vecchia miniera della Cementeria di Merone, da alcuni anni è oggetto di attenzione per la laminazione della Bevera di Molteno, il più importante affluente sublacuale del fiume Lambro - ha spiegato - Guardandolo da fuori. è il progetto più semplice possibile: c’è un buco, ci metto l’acqua della piena, quando finisce la piena la ributto fuori con una pompa. In realtà il progetto ha dovuto affrontare molti problemi legati alla stabilità dei fronti della miniera e soprattutto la necessità di utilizzare il sito come luogo di conferimento delle terre e rocce da scavo per altri interventi promossi da Regione Lombardia. Allo stato attuale il cantiere è operativo e la fine lavori è prevista per la metà del 2023".

Gli affluenti del Lambro

Il presidente Ciceri ha quindi enunciato le altre iniziative e opere che il Parco ha realizzato per la difesa idraulica come la vasca di laminazione del Gandaloglio, tra Oggiono, Sirone e Annone, oppure le due vasche di laminazione sul Rio Brovada. Ma il focus è stato poi sugli affluenti del Lambro e del reticolo minore.

"Le piogge sempre più intense e anomale, come purtroppo ci ricordano i recenti eventi delle Marche, a un bacino come quello del Lambro non creano grandi problemi, ma ,quando un fortunale si abbatte su una piccola area, i torrenti e piccoli corsi d’acqua che caratterizzano tanta parte della Brianza si ingrossano improvvisamente e in pochi minuti sono in grado di mettere in serio pericolo le abitazioni poste a ridosso dei torrenti come è successo, nell’agosto 2010, a Renate laddove nel giro di tre giorni vi furono due piene centenarie della Bevera. E spesso questi corsi d’acqua sono sotto l’egida dei Comuni, che però non hanno né competenze professionali né fondi per realizzare interventi di messa in sicurezza. Allora l’obiettivo di Regione Lombardia, Aipo, Brianzacque e Parco Valle Lambro è quello di trovare soluzione che possano coniugare al meglio la sicurezza idraulica e il contesto di pregio ambientale in cui queste opere vengono realizzate".

Cittadini consapevoli

"Mi sento in dovere di chiudere il mio intervento auspicando che venga al più presto realizzata l’opera più importante di riduzione del rischio idrogeologico proprio richiamando l’esempio degli incontri promossi dal Parco nel 2013. Quest’opera è la diffusione della conoscenza che porti ogni singolo cittadino ad essere consapevole dei rischi dell’ambiente in cui vive. Io non posso, nel 2022, restare indifferente quando una parte consistente dei morti per alluvione, soprattutto nelle alluvioni-lampo, sono morti per cercare di mettere in salvo un’automobile. Non posso restare indifferente sapendo che ci sono alcune abitazioni che sono al di sotto del livello di piena ordinaria del fiume. Questa è l’opera più importante ed è l’opera che, a mio avviso, tutti gli attori del territorio devono contribuire a sviluppare".

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