Sicurezza stradale

Arrivano i riduttori di velocità, ecco dove

Monza in bici ha proposto alcune soluzioni per il quartiere Triante, creando zone 30 e non solo

Arrivano i riduttori di velocità, ecco dove
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Strade più sicure per tutti, con l'introduzione di riduttori di velocità. Lo chiede Fiab Monza in bici per il capoluogo brianzolo.

Sicurezza stradale e soluzioni

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In Italia i morti sulle strade cittadine dal 2018 al 2020, secondo i dati della Commissione europea, sono stati 8400. Di questi il 36% erano pedoni, il 13,3% ciclisti e il 18,5% motociclisti.
Dietro a questi aridi e sconvolgenti numeri ci sono persone. O meglio, c'erano delle persone, che oggi non ci sono più.
«La causa di queste morti è nota: sono le strade poco sicure e poco adatte ad una mobilità dolce», spiega l’associazione Fiab Monza in bici, proponendo anche soluzioni concrete.
Idee già condivise con la Giunta Pilotto che devono per ancora essere attuate.
«Le strade non sono più neppure adatte alle auto perché consentono di raggiungere velocità elevate che alla fine coinvolgono ogni cittadino che si muove sul territorio - spiega l’associazione - In tanti parlano del casco come soluzione a tutti i problemi (e anche noi lo consigliamo a tutti i ciclisti), ma se un ciclista viene investito da un'auto ad una velocità eccessiva, non ha scampo anche se porta il casco».
Da qui la richiesta: trovare modi per ridurre la velocità con gli strumenti che permette il codice della strada.

Per questo l’associazione, nel mese di dicembre del 2022 ha presentato una prima proposta all'Amministrazione comunale di Monza che è stata oggetto di discussione sia con l'assessora Giada Turato che in assemblea in Consulta.

Zona Trenta e riduttori di velocità

La proposta ha previsto una zona30 nell'area compresa tra viale Lombardia, via Manara, via San Gottardo, corso Milano, via Borgazzi, via Campania. L'area comprende i quartieri di Triante, San Giuseppe e San Carlo, San Biagio.

«In seguito al lavoro preliminare fatto a dicembre 2022 sulla mobilità a 30 Km/h, abbiamo approfondito lo studio, concentrandoci in particolare su un'area compresa tra via Cavallotti, via Lombardia, via Montelungo, via Adigrat e il canale Villoresi, indicando su questo territorio le modalità di intervento per rallentare le velocità dei mezzi a motore attraverso la "moderazione del traffico"», spiegano ancora Massimo Benetti e Saveria Fontana.

Gli interventi in questo caso prevedono rialzi dell'asfalto, parcheggi a spina di pesce alternati in modo da creare delle chicanes, riduzione delle carreggiate, cuscini berlinesi e così via.

Vie scolastiche e parcheggi per i residenti

In aggiunta la proposta di Fiab prevede anche due strade scolastiche, una in via Pisani presso la scuola Tacoli e l'altra in via Monte Bisbino presso la scuola Don Milani.
La zona30 avrà una segnaletica dedicata all'entrata per segnalare ai veicoli in entrata che si troveranno in una zona a velocità ridotta (30km/h).

Monza in bici però guarda già oltre: «Nella zona indicata si potrebbe anche pensare a riservare i parcheggi ai residenti, come avviene nel comune di Milano (la seconda auto dovrebbe pagare il parcheggio) - hanno chiosato Benetti e Fontana - Questa proposta vuole essere un primo progetto pilota, perchè quello che auspichiamo è una città interamente a 30 km/h, salvo per le strade a grande scorrimento che possono rimanere a 50 km/h».
Anche su queste ultime però Fiab auspica un intervento ad esempio realizzando delle corsie ciclabili (linea bianca tratteggiata), uno spazio condiviso tra ciclisti e veicoli ma in cui i ciclisti hanno la precedenza, soluzione già intrapresa in altre città.

«Osserviamo ormai in numerose città sia in Europa che in Italia l'applicazione di questi interventi che non sono previsti contro qualcuno o contro certi tipi di veicoli come si potrebbe pensare, ma a favore di tutti i cittadini che siano pedoni o ciclisti o automobilisti, per garantire l'incolumità di tutti», ha quindi chiosato.
Certo, ora la speranza per l’associazione è che i progetti non restino solo sulla carta (e nei programmi elettorali) perché - chiosa l’associazione - «i numeri dei morti sulle strade non scenderanno da soli, e ogni giorno che passa mette in pericolo altre persone».

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