Aruba e il data center a Monza, si riaprono le trattative
Avrebbe potuto sorgere in città un quartier generale e non è tutto perduto
Il data center di Aruba poteva essere a Monza, poi il progetto sfumò. Forse però non è tutto perduto, perché nei giorni scorsi le trattative si sono riaperte.
L'espansione di Aruba a Monza
Non sarebbe stata comunque un’espansione come quella che poi la società fece a Ponte San Pietro nella Bergamasca (il progetto fu presentato nel 2019), ma comunque avrebbe rappresentato un’opportunità dal punto di vista occupazionale e di innovazione per la città di Monza.
«I numeri sono molto diversi, la struttura della bergamasca si espande su 200mila metri quadrati, a Monza ne avevamo 20mila a disposizione, quindi è evidente che non sarebbe stato la medesima cosa - avverte l’assessore all’Urbanistica Marco Lamperti - La sostanza però è che se Aruba decidesse di investire sulla nostra città noi ancora oggi ne saremmo contentissimi».
Un’occasione persa? Non pare infatti tutto perduto. A sollecitare in tal senso l’Amministrazione è stato il consigliere leghista Simone Villa che ha messo l’accento sull’opportunità sfumata e ha dato un avvertimento per evitare che la storia si ripeta: «Rappresenta la vicenda di Aruba che avrebbe dovuto costruire in una zona al confine con il Malcantone una brutta pagina di una gestione urbanistica che ha fatto scappare un investitore che poteva trovare a casa nella nostra città e darvi lustro - ha rimarcato Villa - Penso che davanti a interventi che possono portare tanti posti di lavoro, alcune tematiche ambientali e di compensazione, vanno gestite meglio».
Chi ne ebbe responsabilità?
Difficile oggi ricostruire di chi fu la responsabilità se il progetto non si concretizzò.
Lamperti assicura che il Centrosinistra firmò la convenzione sotto Scanagatti e non chiuse le porte al progetto, anzi lo sostenne: «Non ci fu una volontà politica, bensì un problema di accessi e compensazioni per la rete verde che fecero scappare Aruba. Un meccanismo tecnico, perché l’area nelle previsioni del Pgt Viganò del 2007 c’era, ma il Ptcp provinciale vi collocò una rete verde in questa fascia che in effetti tange la parte industriale di Monza creando problemi».
Insomma, che avrebbe potuto essere un’eccellenza monzese lo ammise nel 2018 anche Sassoli quando spiegò ai residenti il rammarico per la mancata realizzazione del «progetto Aruba», il centro direzionale e quartier generale del colosso web toscano che doveva sorgere al confine con Concorezzo. «L’intervento di vasta portata previsto dall’operatore è sfumato - aveva osservato Sassoli, incolpando invece il Centrosinistra - Un investimento importante che avrebbe portato 2.500 posti di lavoro. Invece che aprire le porte a un insediamento importante per la città, la passata Amministrazione ha chiuso le porte in faccia all’operatore privato e ha regalato a Bergamo quell’opportunità».
L’area è al centro comunque di un piano di recupero. Ancora oggi il terreno è di proprietà di Aruba e c’è sul tavolo un progetto alternativo che prevede un comparto produttivo, un comparto per il commercio di vicinato e un piccolo centro direzionale.
Cosa potrebbe ancora accadere
Se negli anni scorsi tutto sembrava sfumato, proprio nei giorni scorsi qualcosa si è di nuovo mosso, facendo pensare che non sia tutto perduto. «Sono ripartite le interlocuzioni con la proprietà, li abbiamo incontrati assieme ad altri operatori per un’operazione di apertura di un collegamento tra le vie Adda e Velleia e li rivedremo per i dettagli con l’assessore al Commercio Carlo Abbà», ha ribadito Lamperti.
Aruba infatti avrebbe mostrato l’interesse a riprendere in mano il progetto di espansione su Monza. «C’è un piano attuativo approvato, quindi se chiedesse i permessi di costruire potrebbe partire subito, posso dire che se Aruba volesse investire in tecnologie sulla nostra città ne saremmo felicissimi, rappresenta l’humus per attività produttive di alto livello». Parole a cui hanno fatto eco quelle di Abbà: «I data center sono un mercato in crescita ed è un’opportunità in tema occupazionale, di innovazione e di formazione per la nostra città».
Proprio da poco al data center di Aruba di Ponte San Pietro nella Bergamasca l’8 luglio 2024 è stato inaugurato e lanciato il primo supercomputer per l'intelligenza artificiale generativa d'Italia. Si chiama Nexxt AI Factory ed è operativo grazie a un accordo tra Fastweb con l'azienda statunitense Nvidia. Questo sistema tecnologicamente sofisticato sarà messo a disposizione di start-up, aziende, università e pubbliche amministrazioni, che potranno sviluppare le proprie applicazioni AI e Gen AI.