Giudiziaria

Avvocato porta via migliaia di euro alla sua assistita disabile

La Procura ha chiesto tre anni per l’avvocato monzese accusato di peculato

Avvocato porta via migliaia di euro alla sua assistita disabile
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La procura vuole la condanna a 3 anni per l’avvocato monzese accusato di peculato in relazione alla gestione del patrimonio di una settantenne disabile psichica, di cui era amministratore di sostegno.

La richiesta della Procura

La richiesta di pena è stata formulata dal pubblico ministero Emma Gambardella, nel processo nato dall’esposto presentato dalla cugina della parte offesa, che ha accusato l'avvocato di una gestione talmente «disinvolta» (come sottolineato dallo stesso pubblico ministero nel corso della requisitoria) del patrimonio della propria parente, da appropriarsi, secondo le contestazioni, della somma di 40mila euro.
In particolare, stando alla ricostruzione della pubblica accusa, l’avvocato avrebbe sottratto la cifra di 18mila euro, attraverso una serie di bonifici mensili da 1500 euro disposti nel corso del 2012 da uno dei conti correnti dell’amministrata. Poi, con una serie di prelievi in contanti, si sarebbe impossessato di ulteriori 20mila euro, da aggiungere ad altri 1800 con un bonifico per la sua funzione di amministratore di sostegno. Sempre per la procura, avrebbe cercato di portare via un assegno da 5mila euro pagato come acconto per la compravendita della casa dell’anziana. Somma poi restituita al professionista nominato successivamente al suo posto.

La segnalazione della cugina

La vicenda nasce appunto dalla segnalazione della cugina della settantenne. «Quando sua madre è morta, ho preso in casa mia cugina – aveva riferito in aula la donna - Mi sono proposta come amministratore di sostegno, ma hanno nominato l’avvocato. Mia cugina percepiva una pensione di reversibilità di circa 1500 euro. All’inizio la ritiravamo noi, poi il libretto se lo è intestato l’avvocato. Poi nel 2017 era ricomparso, disperato, chiedendo di aiutarlo perché aveva problemi economici, e non voleva rovinare la sua reputazione». L’avvocato monzese, ha sempre negato le accuse, contestando l’entità dei prelievi che gli viene contestata, sostenendo che la stessa donna che lo ha denunciato ha percepito delle somme.
In casi come questi, il tutore della persona incapace riveste la qualifica di pubblico ufficiale, e la condotta di appropriazione di somme delle quali venga in possesso «per ragione del suo ufficio», secondo legge, integra il reato più grave di peculato e non quello meno grave di appropriazione indebita.

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