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Bambini plusdotati, c'è una scuola che li sostiene

La media Leonardo di Monza si sta formando per supportare i talenti (con qi superiore a 130)

Bambini plusdotati, c'è una scuola che li sostiene
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Non è facile scoprirli e capirli, ma a Monza c'è una scuola che valorizza i plusdotati.

Chi sono i bambini plusodotati?

Non sono i classici «secchioni» (o almeno non sempre), non hanno certo tutti dieci in pagella, ma spesso spiccano nella materia di interesse (che non è per forza la matematica, ma anche l’arte, la scrittura o le lingue), tutti però si distinguono per la capacità di ragionamento più elevata dell’età anagrafica, per un pensiero arborescente e per una capacità di problem solving non scontata. Eppure a scuola può capitare che siano i classici studenti a cui viene detto «non si applica, potrebbe fare di più».

Sono i cosiddetti plusdotati o gifted, coloro che possiedono un qi superiore a 120-130, anche se dentro di loro c’è molto di più di un’intelligenza superiore alla norma. C’è un mondo complesso che va capito e valorizzato, perché la posta in gioco è alta e il rischio è che si «perdano» (l’abbandono scolastico, soprattutto nei profili più alti è più frequente di quanto si possa pensare).
Valorizzare questi talenti, che emotivamente sono bambini o ragazzi come i coetanei (o a volte anche più fragili, perché si sentono diversi e spesso incompresi), soprattutto nell'ambito scolastico italiano non è sempre facile.

Valorizzarli a scuola? Ecco come

A tentare questa sfida ci sta provando ormai da qualche anno la professoressa della scuola media «Leonardo» Imma Alvino, referente dell’alto potenziale al Comprensivo Don Milani di Triante che a sua volta è capofila in provincia dell’accordo di Rete «La scuola educa il talento».
«Ad oggi non sappiamo quanti sono i cosiddetti plusdotati, ma stiamo lavorando sulla formazione degli insegnanti, perché possano anzitutto riconoscerli - spiega Alvino - Alcuni hanno già una valutazione e sono i genitori a dircelo, altri invece li individuiamo noi e a volte se ne stupiscono anche mamma e papà, soprattutto quando ci sono doppie eccezionalità, come gifted dsa, adhd o autistici, più difficili ancora da individuare proprio perché una caratteristica maschera l’altra».

Lavorare per una proposta scolastica alta e quindi inclusiva anche di questi talenti è poi la naturale conseguenza di questo percorso. «A volte purtroppo l’offerta non c’è, mentre per questi ragazzi gli stimoli possono essere al livello della scuola superiore. Penso al debate che sarebbe bello introdurre perché i plusdotati cronologicamente sono più avanti e complessi dei coetanei», spiega Alvino.

Scacchi, scrittura e molto altro

Oggi già due proposte sono state avviate: il laboratorio di scacchi che ha già ottenuto ottimi risultati dal momento che il team dell'istituto è arrivato fino alle finali dei campionati italiani di scacchi scolastici in Abruzzo (anche se il sogno è attivare anche una squadra femminile).

«Le ragazze tendevano a mascherare di più la bravura, si allineano, sono meno identificabili, ma sempre di più oggi emergono. Ad esempio abbiamo due studentesse che si sono classificate ad Opera Prima, un concorso di scrittura creativa, promosso presso l'Università Cattolica di Milano. Bianca Lanzafame e Emma Lamanuzzi, per la categoria "Racconto breve" e sono arrivate in finale», continua Alvino.

L’elemento su cui però di più insiste la professoressa è la motivazione ad apprendere. «Questi ragazzi sono più veloci ad imparare le cose, arrivano con già un loro bagaglio di conoscenze, nei loro ambiti di interesse sono affamati di conoscenza e quello che si fa a scuola non basta, da qui l’idea di attivare incontri con esperti, su diversi temi, ma con persone che conoscano profondamente gli argomenti - spiega Alvino - Durante questi momenti vediamo i ragazzi ad alto potenziale emergere, la loro passione viene sollecitata e in questi frangenti spesso capiscono anche a cosa vorrebbero dedicarsi da grandi e questo aumenta la loro autostima e la voglia di stare a scuola, altrimenti il rischio è il sotto rendimento e il fatto che non investano  quanto potrebbero».

Il tutto senza dimenticare l’aspetto emotivo. «Stiamo facendo interventi sull’intelligenza emotiva, che ovviamente sono utili a tutti i nostri studenti, ma soprattutto ai plusodotati che sentono più intensamente e a volte per questo sono più vulnerabili e vanno rassicurati dalle figure adulte».

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