Guerra

Bombardamenti a Leopoli, medico di Vimercate nel bunker

Le parole del dottor Brambilla, da settimane all'ospedale di Leopoli, costretto a mettersi al riparo dai missili russi caduti sulla città.

Bombardamenti a Leopoli, medico di Vimercate nel bunker
Pubblicato:
Aggiornato:

Costretto a rifugiarsi nel bunker dell'ospedale per mettersi al riparo dalle bombe cadute sulla città.

Alla fine i missili sono arrivati anche su Leopoli, città dell'Ovest dell'Ucraina, non lontana dal confine con la Polonia, attaccata ieri, martedì 3 maggio, dai russi.

Nel bunker anti bombardamenti

Una notizia rimbalzata subito anche a Vimercate, perché tra coloro che hanno dovuto mettersi in salvo nel bunker anti bombardamenti c'è anche il consigliere comunale e medico vimercatese Roberto Brambilla.

A Leopoli da settimane

Volontario dell'associazione "Soleterre", Brambilla sin dal primo giorno di conflitto si è occupato di dare supporto agli ospedali di Kiev e Leopoli. Inizialmente aprendo un canale per fare arrivare in Lombardia decine di bambini affetti da gravi patologie tumorali e inviando negli ospedale tonnellate di medicinali e presidi medici, in gran parte raccolti proprie grazie alla generosità dei vimercatesi.

E poi alcune settimane fa è salito su un aereo per raggiungere gli amici e colleghi dell'ospedale di Leopoli, con cui collaborava già prima del conflitto, per dare una mano concreta sul campo. Due settimane fa, rientrato per qualche ora a Vimercate, aveva relazionato il Consiglio comunale della sua attività ringraziando i vimercatesi per la generosità e sottolineando come fino ad allora Leopoli fosse stata risparmiata dalla furia dell'esercito russo.

Le bombe e il black out

Fino a ieri, come detto, quando le prime bombe sono cadute sulla città, provocando un black out che ha coinvolto anche l'ospedale in cui si trova Brambilla. Il medico vimercatese ha anche dovuto mettersi al riparo per alcune ore.

La notizia data da "Vimercate per l'Ucraina"

A darne notizia sono stati gli amici del gruppo "Vimercate per l'Ucraina", che si stanno occupando di portare viveri e medicinali alle popolazioni ucraine e in particolare all'ospedale di Leopoli, a supporto dell'attività di Brambilla. L'ultimo viaggio lo hanno compiuto proprio nello scorso fine settimana.

"Purtroppo oggi Leopoli è stata bombardata - scrivono gli amici di "Vimercate per l'Ucraina" - Cinque missili hanno raggiunto la città, l'ospedale dove opera Roberto è rimasto a lungo senza corrente elettrica, la città si è scoperta di colpo più vulnerabile di quanto già lo fosse. Mentre era nel bunker anti bombardamento, Roberto ha scritto questa storia. Per spiegare perché fa quello che fa. Ma anche per dare un po' di speranza a noi che siamo qui. E ulteriori motivazioni per aiutarlo a fare quello che fa".

La storia scritta da Roberto

Di seguito il toccante e commovente post scritto da Roberto Brambilla nel bunker dell'ospedale dove ha dovuto rifugiarsi.

"Lo so di essere un po’ logorroico. Ma poiché in molti oggi mi hanno chiesto: ma perché sei andato li? Perché stai li? Mi sento in dovere di spiegarlo anche a voi compagni di viaggio a Vimercate, che ho abbandonato (spero per un breve periodo). Siccome sono anziano, anzi vecchio, faro quello che fanno i vecchi.
Raccontano le favole. Once upon a time…. Tempo fa feci una relazione ai consiglieri della Regione Lombardia. Allora in Regione c’era anche Enrico. Incominciai la mia relazione con queste parole: signori, vi presento Giulio. Giulio quando è arrivato da noi aveva 80 anni. E’ arrivato con una richiesta del medico di base che diceva: “Si richiede visita per ferite di guerra”. La cosa ci ha fatto prima sorridere. Ma che guerra sarà mai stata? La guerra del golfo? Una delle tante “missioni di pace” a cui ha partecipato l’Italia? No signori. Erano proprio ferite della seconda guerra mondiale. All’età di 11 anni Giulio è rimasto ferito sotto le bombe cadute in quel di Milano. Da allora la sua vita è stata segnata per sempre dalla presenza di piaghe. Si perché una volta le ulcere non guarivano. Sui libri stava scritto che a 5 anni di distanza dalla comparsa più del 90 per cento delle lesioni sono ancora aperte. E’ quello che il mio primo maestro mi ha ricordato quando mi ha mandato a medicare in ambulatorio rispondendo alle mie obiezioni: fai quello che vuoi. Tanto questi pazienti non guariscono mai. Ma per fortuna la scienza medica in questi decenni ha fatto passi da gigante. Tante cose sono cambiate. Tante nuove possibilità, tante nuove tecniche sono nate. Tante specializzazioni sono cresciute. Come la mia che ho chiamato Vulnologia. Curiamo le ferite. Giulio con le nostre cure è guarito in due mesi. Dopo 69 anni. E quando mi hanno parlato di bambini feriti sotto le bombe sono rimasto scioccato. Non ho potuto non pensare a Giulio. Alla sua vita passata senza mai poter fare una doccia. Con l’imbarazzo delle medicazioni e delle fasciature. Con il dolore e con la vergogna. Si perché delle piaghe ci si vergogna. Credetemi. Ecco io sono qui perché non voglio che i bambini dell’ucraina attraversino queste avversità. Sono qui per il mio sogno è quello che possano guarire bene. Senza cicatrici. Perché si possa togliere loro il dolore. E restituire loro il futuro che stanno tentando di toglier loro.
E’ per questo che il mio porto ora è qui. A Lviv. Dove arrivano la maggior parte dei bambini offesa dalla pazzia e dalla stupidità degli uomini.
Qui dove posso far conoscere ai medici di qui (che peraltro sono professionisti bravissimi) le tecniche che ho inventato, perfezionato e rese utili in più di 40 anni di lavoro. Creare team che possano a loro volta portare ad altri queste conoscenze. E con questo curare i bambini. E far si che Giulio sia solo una favola di un vecchio. Per questo anche se ci sono le bombe io sto qui con i miei colleghi. Ma spero che presto il mio lavoro sia inutile. Con i mezzi che i nostri concittadini, con la loro fatica di un viaggio faticoso ci hanno portato abbiamo già risolto alcune situazioni spiacevoli. Che prima o poi vi racconterò".

 

 

Seguici sui nostri canali
Necrologie