Il centrodestra vuole le dimissioni dell’assessore alla Cultura del Comune di Bernareggio, Stefano Crippa. Non si placano le polemiche intorno a un commento che l’esponente della Giunta ha scritto sotto un articolo web del Corriere della Sera e riferito al caso di femminicidio di Pamela Genini, avvenuto nelle scorse settimane a Milano.
Bufera sull’assessore: «Commenti inopportuni sul femminicidio, si dimetta»
Sotto l’articolo del quotidiano, intitolato «Gianluca Soncin businessman con la paghetta del padre: la vita sopra le righe dell’assassino di Pamela Genini», l’assessore ha infatti commentato: «Identikit perfettamente in linea con quello dell’imprenditrice modella con la vita tra Dubai e Montecarlo».

Parole che hanno immediatamente scatenato la reazione di «Progetto Bernareggio», che in una nota stampa hanno stigmatizzato l’uscita di Crippa chiedendone anche le dimissioni: «Intendiamo manifestare pubblicamente la nostra indignazione rispetto alle parole dell’assessore – il j’accuse della lista guidata da Cinzia Longhi – Benché infatti questi abbia tentato, in modo alquanto maldestro, di ridimensionarne in seguito la portata, ci sembra evidente che il commento abbia natura profondamente inopportuna e offensiva nei confronti della vittima. Esso suona infatti come una minimizzazione implicita della gravità del femminicidio e una colpevolizzazione postuma della donna uccisa. In un momento storico in cui il tema della violenza di genere è al centro del dibattito pubblico parole come quelle dell’assessore Crippa ledono la dignità del ruolo istituzionale e minano la credibilità dell’Amministrazione comunale».
Infine la richiesta non solo delle dimissioni dell’assessore, ma anche di una presa di posizione da parte dell’Amministrazione:
«Un rappresentante delle istituzioni non può permettersi esternazioni che insinuano giudizi morali sulla vittima di un omicidio, tanto più in un contesto di grave violenza. Si esprime pertanto ferma condanna per tali dichiarazioni, auspicando che l’Amministrazione prenda pubblicamente le distanze dalle parole del proprio assessore e quest’ultimo rassegni le dimissioni dall’incarico, restituendo decoro e autorevolezza alle istituzioni e alla cittadinanza che rappresenta».
Crippa: “Il mio commento vuole essere uno spunto di discussione”
Contattato in merito, lo stesso Crippa ha voluto spiegare meglio i concetti espressi nel commento incriminato:
«Si chiedono con indignazione le mie dimissioni e vengo accusato di voler minimizzare l’accaduto e di aver colpevolizzato la vittima – le parole dell’assessore – Il mio messaggio non esprime esplicitamente un pensiero di cordoglio o parole di condanna, ma non ho in alcun modo giustificato l’omicida né ho attribuito colpe alla vittima per la mortale aggressione subita. Il mio commento vuole essere uno spunto di discussione e, se vogliamo, una provocazione nei confronti dell’ipocrisia e dell’apatia in cui vive la nostra società sul tema della violenza di genere. Credo che il tempo per limitarsi all’indignazione sia scaduto da molto e che abbiamo il dovere di trarne delle riflessioni che ci riguardano tutti. Riflettere su come siamo costantemente bombardati da modelli socio-culturali basati sull’importanza del successo in ogni campo della vita e del possesso come misura della felicità. Sul fatto che lo sviluppo tecnologico e i ritmi frenetici di vita rendono sempre più rarefatti i contatti reali, che vengono sostituiti da “amicizie” e relazioni virtuali, spesso costruite esclusivamente su ciò che viene scritto o postato sui social, su un’apparenza che rischia poi di rivelarsi priva di sostanza».
Poi ancora:
«Io credo che sia arrivato il momento di affrontare seriamente il problema della violenza di genere, lasciando da parte le ipocrisie. Mettendo in discussione i modelli socio-culturali dominanti e portando al centro valori reali, sani e positivi; lavorando nelle scuole ed educando giovani ed adulti al rispetto e all’affettività, ma anche ad una maggior prudenza nel condividere le proprie fragilità ed i propri sentimenti più intimi; diffondendo consapevolezza su quali siano i segnali precoci che non devono essere normalizzati e che possono essere il prologo di una relazione tossica. Si può condividere o meno il contenuto delle mia riflessione, si può apprezzare o meno il modo in cui l’abbia posta, ma non accetto che mi si attribuiscano concetti che non mi appartengono assolutamente e che non ho mai affermato».
La bacchettata del sindaco Piazza: «Chi rappresenta la comunità deve scegliere le parole con responsabilità»
Sulla questione è intervenuta anche l’Amministrazione, chiamata in causa dall’opposizione che chiedeva all’Esecutivo di dissociarsi dalle parole dell’assessore Stefano Crippa.
resa di posizione che non è tardata ad arrivare.
«Le parole contano. Sempre – sottolinea il primo cittadino, Gianluca Piazza – Ma ancor di più quando si parla di donne le cui vite sono spezzate da uomini che scelgono la violenza invece dell’amore, il possesso invece del rispetto, il silenzio della morte invece del dialogo e della libertà. E non c’è analisi o spiegazione che regga per dare un senso a un femminicidio. Detto questo, prendo atto del chiarimento dell’assessore Crippa. A mio parere chi rappresenta la comunità ha il dovere di scegliere le parole con responsabilità, di condannare sempre e senza ambiguità ogni forma di violenza, verbale o fisica, visibile o sottile. Questo è un principio inderogabile, che guida la mia azione e quella di tutta l’Amministrazione».
Poi una reprimenda nei confronti dell’assessore e sull’utilizzo dei social:
«Sulla violenza contro le donne non ci sono sfumature né giustificazioni: non si minimizza, non si banalizza, non si commenta con leggerezza. L’assessore Crippa avrebbe dovuto e potuto scegliere meglio le sue parole e non piegarsi alla semplificazione che, purtroppo, spesso porta a ridurre i concetti espressi sul web. L’invito che rivolgo lui è di pesare con più attenzione le parole, che possono anche essere fonte di fraintendimenti. L’Amministrazione continuerà nel suo impegno per la costruzione di una comunità più solidale e unita contro la violenza di genere».