Varedo

Burocrazia asfissiante, Guidotti lascia dopo sei mesi: «Si passa il tempo a fare ricette, in un giorno anche 250»

Problema medici di famiglia, un altro se ne va. L’ultimo giorno è stato venerdì 30 giugno, tornerà in ospedale

Burocrazia asfissiante, Guidotti lascia dopo sei mesi: «Si passa il tempo a fare ricette, in un giorno anche 250»
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Dopo sei mesi lascia l’incarico di medico di medicina generale e torna in ospedale. Un’esperienza assolutamente negativa per Stefano Guidotti, medico rianimatore e anestesista, che a dicembre dello scorso anno aveva lasciato il posto all’ospedale di Carate Brianza per dare un supporto come dottore di famiglia a Varedo.

Guidotti lascia dopo sei mesi

Venerdì, 30 giugno, è stato l’ultimo giorno. Un impegno che aveva iniziato con entusiasmo, sperando di fornire un proprio apporto alle tante carenze che affliggono il settore. L’assenza di tanti medici, che sta ormai diventando cronica, aveva portato una forza in più in un Comune che aveva sentito in modo importante il problema. E così Guidotti, ex assessore di Desio, aveva scelto Varedo, visto che qui aveva abitato per tanto tempo, una realtà che conosce bene, in particolare il quartiere della Valera.

Burocrazia asfissiante

«Per un periodo ho prestato servizio a Cesano per imparare i diversi procedimenti, ed era andata bene», racconta. La realtà, però, dopo sei mesi si è dimostrata ben diversa da come la immaginava. E a dare una spinta importante verso questa decisione è stato l’eccesso di burocrazia che investe quotidianamente un medico. Senza di lui ora i dottori di famiglia a Varedo restano in cinque, pochi per una realtà che conta circa 13mila pazienti. Continua, comunque, il servizio di continuità assistenziale in via San Giuseppe, ma ancora una volta è evidente che i problemi, già emersi nei mesi scorsi, non hanno ancora trovato una soluzione.

Guidotti, appena arrivato, e dopo aver preso in carico 1600 pazienti, si è scontrato con situazioni che mettono a dura prova la professione di medico e con una burocrazia asfissiante che assorbe la maggior parte del tempo di lavoro, oltre a turni massacranti, con un numero esagerato di richieste.

Non solo le ore in ambulatorio, ma anche le visite, il lavoro per compilare ricette e richieste, senza guardare se si trattasse di ore fuori turno o di giornate festive.

Perché ha lasciato

«In media ci vuole un quarto d’ora a paziente, per ogni turno in ambulatorio ne avevo almeno 25 - evidenzia - Per non parlare del numero di ricette, con almeno sette piattaforme a cui dover accedere per le diverse tipologie di richieste da parte dei pazienti. Per ogni prestazione c’è un formulario e una procedura da seguire». Una media di 70 ricette al giorno, «è capitato anche 250».
«E’ un lavoro che richiede ore e ore e che non ha nulla a che vedere con la professione», aggiunge Guidotti.
Per non parlare dei pazienti: «Ti chiedono controlli su controlli, antibiotici come caramelle, c’è un consumismo sanitario senza preoccuparsi delle conseguenze. Uno stress dopo oltre trent’anni di ospedale. Certo è che una sanità fatta così va verso il baratro».

Considerazioni che lo hanno portato a lasciare. Farà il medico gettonista in ospedale, per qualche cooperativa, per ruoli che riguardano la sua specializzazione, anestesista e rianimatore. Ma tutto è rinviato a settembre.

«Pensavo di poter essere utile alla comunità, per questo avevo deciso di dedicarmi alla medicina di famiglia, per essere d’aiuto - conclude esprimendo rammarico - Ma così non ha senso. Sono grato ai colleghi con cui ho lavorato, questo sicuramente. Abbiamo lavorato bene insieme». Per il resto, «nonostante manchino i medici, non sono neppure stato contattato dall’Ats, nessuno mi ha chiesto perché me ne sono andato».

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