Bernareggio

Camillo Brambilla, il più longevo artigiano di "firlinfeu", non smette di stupire con le sue creazioni - VIDEO

Nel suo laboratorio di via Leoni, dove il tempo sembra essersi fermato, l'88enne dà vita agli strumenti a fiato più caratteristici della Brianza

Camillo Brambilla, il più longevo artigiano di "firlinfeu", non smette di stupire con le sue creazioni - VIDEO
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In oltre sei decenni di attività ha realizzato migliaia di pezzi unici la cui straordinarietà è stata riconosciuta in ogni dove. E anche ora che di anni ne ha ben 88, Camillo Brambilla, residente a Bernareggio, di andare in pensione non ci pensa nemmeno. Seduto al suo tavolo, continua a produrre flauti di Pan, conosciuti in Brianza con il termine dialettale «firlinfeu», strumenti a fiato che sembrano davvero uscire da un’altra epoca.

Camillo Brambilla, il più longevo artigiano di "firlinfeu", non smette di stupire con le sue creazioni

E in effetti nel suo laboratorio, nel cuore della «Curt di Burela» in via Leoni, il tempo sembra essersi fermato. Un tempio e un museo, all’interno del quale sono custoditi autentici pezzi di storia, testimoni di una passione e di un’arte che i Brambilla si tramandano da generazioni.

«Almeno quattro, ma non escludo che il bisnonno Luigi avesse imparato a farli dai suoi antenati - conferma Camillo, l’ultimo discendente della famiglia di artigiani - Nonno Alessandro è andato avanti con l’attività, così come mio papà, anche lui Luigi, da cui poi ho imparato il mestiere. Li abbiamo sempre prodotti in casa, in maniera artigianale nel tempo libero. E ancora oggi, a distanza di due secoli, la “ricetta” è sempre la stessa»

Uno strumento... a chilometro zero

Proprio così, e il materiale per realizzare un «firlinfeu» è tutto brianzolo, a chilometro zero si direbbe oggi.

«La materia prima è la canna dolce, che nella nostra zona tra Bernareggio, Aicurzio, Usmate e Imbersago - spiega - Chiedevamo ai contadini di lasciarle crescere in alcune parti dei loro appezzamenti. Poi andavamo a raccoglierle, ma solo in primavera, dopo che i rigori dell'inverno ne avevano temprato il legno. Ne si facevano fascine e le si lasciava sul posto all'aperto, esposte agli agenti atmosferici. Solo a settembre si ritirano e si fa in modo che non si bagnino più. Grazie a questo trattamento il legno diventa robusto, ma anche adatto a produrre un suono».

Condizione necessaria, perché per realizzare questo speciale strumento non è necessaria solo una buona mano, ma anche un orecchio particolarmente raffinato, perché a ogni cannetta corrisponde una nota. E l’accordatura non è affatto semplice, ma servono abbondanti dosi di pazienza e soprattutto esperienza. Doti che l’88enne, il più longevo e tra gli ultimi produttori in Italia, ha da vendere. I suoi flauti sono richiestissimi e vanno letteralmente a ruba in tutta la Brianza, così come nel Lecchese, nella Bergamasca e nel Comasco, dove ancora oggi esistono molti gruppi musicali folkloristici che ne fanno uso.

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