Il tributo degli amici del Ciad

Canti e balli africani per l'ultimo saluto al don missionario - Il video

Sabato a San Rocco, Monza, i funerali del sacerdote Giuseppe Colombo

Canti e balli africani per l'ultimo saluto al don missionario - Il video
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Hanno accompagnato il feretro cantando e danzando dentro e fuori la chiesa di San Rocco, sabato pomeriggio, gli amici africani di don Giuseppe Colombo, il sacerdote missionario originario di Monza morto domenica scorsa a Trieste a 76 anni.

Canti e balli africani per l'ultimo saluto al don missionario

Lasciato il quartiere di San Rocco dopo la laurea per essere ordinato sacerdote nella Compagnia di Gesù nel 1976, e trasferitosi a Trieste ormai trent’anni fa dopo aver prestato servizio a Padova e a Napoli, proprio alla popolazione africana, e in particolare agli uomini e alle donne del Ciad, don Colombo si era dedicato con grande impegno. Fondando dieci anni fa l’associazione Avat (Associazione volontari per l’Africa di Trieste), finalizzata a portare a compimento alcuni progetti umanitari in Ciad, ultimo dei quali nel mese di settembre l’edificio scolastico di Matekaga.

I funerali a San Rocco

Di qui l’idea dei compagni africani che per lungo tempo hanno collaborato con lui, che dopo aver animato venerdì una prima cerimonia funebre nella sua parrocchia di Altura ne hanno poi scortato la salma fin nella chiesa del quartiere San Rocco (ove si è svolto il rito funebre alla presenza dei parenti) celebrandone la memoria e la salita al Cielo cantando e danzando, accompagnati dai tamburi e vestiti nei loro costumi tradizionali.

Un momento di grande emozione, vissuto proprio come avviene in Ciad, dove la morte è celebrata quasi come una festa perché non segna la fine di una vita ma il ritorno nella casa di Dio in compagnia di tutti gli antenati, e che ha attirato non poco l’attenzione dei passanti.

"Amava l'Africa"

"Quello che provava per l’Africa era vero e proprio amore – ha raccontato a proposito Matteo, nipote di don Colombo - Si è dedicato ai bisogni di quei popoli in special modo dopo la pensione (don Colombo ha insegnato in un istituto d’arte), promuovendo diversi progetti come per esempio la scuola di avviamento al lavoro per le donne infibulate. Ha posto in quel compito tutte le sue energie, cercando di far aprire gli occhi alle persone circa i tanti problemi che assillano quel continente".

Semplice, schietto, solare, anche nel quartiere San Rocco, dove tornava puntualmente per salutare la sua famiglia, don Colombo era conosciuto e ben voluto. «Era una persona carismatica - ha continuato il nipote - Ti accoglieva con la sigaretta fra le dita e con fare un po’ scanzonato, come un buon amico, e alla fine riusciva a rapirti il cuore".

Parole ribadite anche da don Pierangelo Motta che ha presieduto l’omelia a San Rocco insieme agli altri preti della comunità pastorale Santi Quattro Evangelisti: "Ha vissuto la sua vita facendosi servo di chi aveva bisogno, seguendo l’insegnamento d’amore di Gesù". Un amore che i suoi fratelli africani sabato hanno contraccambiato preparandogli con canti di gioia la strada verso la vita eterna.

 

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